The Shrine
2010
Sulle tracce del conclamato Hostel (uno & due), un altro film americano, The Shrine, segue le tracce di alcuni sprovveduti tra i sanguinari misteri dell’Est Europa.
L’assessorato al turismo polacco presumo si sarà stancato di vedere dipinta la Polonia come terra di gente che vive nel Medioevo, che spella maiali appesi ad un gancio come se niente fosse, che vede gli stranieri come una minaccia alla loro semplice e arretrata esistenza.
Ancora una volta, difatti, la zona orientale del vecchio continente è dipinta come già è capitato di vedere in altri film (vedi Hostel): un posto fuori dal mondo dove nessuno è al sicuro e la gente muore come le mosche. Per non parlare degli abitanti locali scelti tra quelli con le espressioni più truculente e il cervello da homo erectus.
O almeno così è come si presenta il paese di Koski ai tre protagonisti di The Shrine, il Santuario. Le apparenze però molto spesso ingannano. Sì perché dietro a questa sordida facciata si nasconde molto di più. I tre americani dovranno fare i conti non solo con l’ostilità dei cittadini locali ma anche con strane nebbie circoscritte ad una piccola zona nel bosco, vecchie costruzioni in legno nascoste nelle zone più segrete delle colline circostanti, culti pseudo-cristiani fuori dalla sfera ordinaria.
E se da un lato scopriremo cosa accade agli stranieri capitati in quel luogo di non ritorno dall’altro andremo a capire anche le vere motivazioni di questo trattamento riservato ai forestieri, trattamento che fin dal prologo del film è molto chiaro ed esaustivo: una setta di incappucciati crocifigge persone e successivamente impianta nella faccia dei malcapitati, tramite una bella martellata di quelle potenti, una maschera da brividi.
Nonostante le buone idee, il film rimane nella sfera della mediocrità cinematografica. Non c’è pathos, non c’è suspense e non c’è neanche un accenno di sano terrore (cosa che poi fondamentalmente continuiamo ad aspettarci da un film dichiaratamente horror). Il regista Jon Knautz, che nel 2007 aveva abbastanza divertito con l’assurdo Jack Brooks: Monsters Slayer, questa volta si prende troppo sul serio e fa fatica a risolvere il soggetto, che favoriva ben altre aspettative.