The Strangers: Prey at Night
2018
The Strangers: Prey at Night è un film del 2018, diretto da Johannes Roberts.
Ed è per certo il miglior slasher degli ultimi tempi. È il seguito di un altro slasher che qualche anno fa (troppi anni fa, parliamo del 2008) aveva fatto un certo scalpore nella comunità ma non faville al box office (circa 2 milioni di euro, nonostante fosse distribuito da una major, Universal). The Strangers di Bryan Bertino (in seguito regista di quella cocente delusione di The Monster, da noi ancora inedito) con Liv Tyler e Scott Speedman era uno dei quegli horror essenziali, lucido nella sua spietatezza e con un finale per nulla rassicurante. Una coppia di sposini in vacanza in una baita isolata viene presa di mira da tre inquietanti figuri (un uomo e due donne) con i volti celati dietro maschere grottesche (un sacco di juta per lui e una da pin-up e da bambolina per le girls). Il motivo per cui i tre maniaci fanno quello che fanno lo spiega una delle assassine, che rispondendo alla domanda dell’agonizzante sposina: «Perché ci state facendo questo?» dice: «Perché eravate in casa». Non c’era altro da aggiungere, nel più disarmante e sincero rispetto delle regole del genere, e faceva paura. In questo The Strangers: Prey at Night la filosofia è esattamente la stessa. Quando una delle vittime chiede: «Perché ci state facendo questo?», l’assassina con la maschera da bambolina risponde candidamente: «Perché no?». Infondo che altro c’è da sapere? Rock ‘n Roll.
La storia è come ci si aspetterebbe di una semplicità sconcertante. Al posto di Tyler e Speedman ci sono Christina Hendricks (The Neon Demon), Martin Henderson (Everest), Bailee Madison (Non aver paura del buio) e Lewis Pullman (Aftermath – La vendetta), ovvero: madre, padre, figlia teenager (e ribelle) e fratello più o meno della stessa età che vanno a passare qualche giorno in uno sperduto campo di case prefabbricate dove vivono i nonni. All’arrivo scoprono con grande sorpresa che il posto è disabitato. Che fine hanno fatto tutti? La risposta è assai ovvia: sono stati fatti a pezzi dai tre psicopatici e quei tre psicopatici sono ancora lì. Per la famiglia inizia una notte di tregenda nella quale dovranno tentare di sopravvivere (senza grande successo, per la verità) a una estenuante caccia all’uomo che si trasforma in un bagno di sangue. Questa volta, senza voler fare troppi spoiler, c’è da dire che anche l’infernale trio avrà pane per i propri denti. Al di là della storia che, come detto, nulla aggiunge e nulla toglie al genere, quello che colpisce di più in The Strangers: Prey at Night è ancora una volta l’asciuttezza della regia e il ritmo serrato dell’azione che non lascia il tempo allo spettatore di riprendere fiato. Johannes Roberts, il regista, non è un esordiente. Ha diretto in passato alcuni stupidi film: Hellbreeder (2004), Darkhunters (2004) e l’inguardabile Forest of the Damned (2005), ma se l’è cavata benino con F (2010), più o meno con The Other Side of the Door (2016) e 47 metri (2017).
In The Strangers: Prey at Night, però, dimostra una capacità tecnica e un gusto personale nell’affrontare il genere che lascia sbigottiti. In primis l’utilizzo delle musiche. Una colonna sonora anni ’80 che non ti aspetti. Il film si apre con la macchina degli assassini che approccia il campo di case prefabbricate con la canzone I Think We’re Alone Now di Tiffany a tutto volume dalla radio e poi ci sono brani di Kim Wilde (Cambodia) e Air Supply (Making Love Out of Nothing at All) a sottolineare momenti di tensione che immagineresti accompagnati da ben altro commento musicale. Il climax lo si raggiunge però nella scena della piscina, dove il maniaco con il sacco in testa ammazza a colpi di coltello il malcapitato di turno, mentre dalle casse intorno Bonnie Tyler canta a squarciagola: «I really need you tonight / Forever’s gonna start tonight / Forever’s gonna start tonight / Once upon a time I was falling in love / But now I’m only falling apart / And there’s nothing I can do / A total eclipse of the heart». E mentre la canzone sfuma nel finale l’acqua si colora di rosso e il “mostro” emerge lentamente dalle acque. Non è l’unico momento da brivido del film (il finale è un crescendo) ma da solo vale il prezzo del biglietto!