The Substance
2024
The Substance è un film del 2024 diretto da Coralie Fargeat.
Dopo il controverso Titane (2021), Cannes torna a grondare sangue con un body horror degno di questo nome, grazie a The Substance della regista francese Coralie Fargeat. “Hai mai sognato di avere una versione migliore di te?” Con questo claim si apre The Substance, opera seconda della Fargeat in competizione a Cannes 77. Come una delle tante pubblicità di Facebook e Instagram, questa nuova sostanza promette di creare una nuova versione di noi stessi: più giovani, più belli, semplicemente perfetti. L’unica cosa da fare è dividersi il tempo: una settimana per sé, l’altra per la nuova versione migliorata. Un equilibrio perfetto, almeno sulla carta. A provarla per noi ci pensa Elizabeth Sparkle (Demi Moore), attrice in declino e ora Jane Fonda fuori tempo massimo, che proprio per la sua età viene liquidata dal network televisivo guidato dal porcuto Harvey (Dennis Quaid). Sarà la nuova Elizabeth, ovvero Sue (Margaret Qualley), clonata direttamente per la generazione Z a rilanciare il programma in perfetto stile Tik Tok, con twerking e fisico bestiale.
Coralie Fargeat torna a sviluppare il tema della bellezza perpetua, esplorato nel cortometraggio Reality+ (2013), dove un chip impiantato nel cervello permette di vedersi con un fisico mozzafiato, e prende dal suo rape and revenge d’esordio Revenge (2017) l’idea della vendetta per una riflessione sul corpo femminile nell’era estetizzante dei social. Se in Miriam si sveglia a mezzanotte (1983) Tony Scott riadattava in piena new wave il classico tema del vampirismo per regalare l’eterna giovinezza a Bowie e Deneuve, Fargeat riflette sullo sfruttamento del corpo femminile nei media, dove la donna deve restare sempre giovane e performante per diventare una diva e piacere agli uomini. Fargeat prende il body horror di Cronenberg e lo frulla con Showgirls (1995) e La morte ti fa bella (1992), horror e commedia quindi, ma anche film di serie A e B, The Elephant Man (1980) e Freaked (1993), confezionando un film estetizzante e dai colori vivaci che sembrano usciti dallo spot delle Big Babol.
La Fargeat sa come mescolare riflessioni post-femministe – il nome del CEO, Harvey, non è un caso – con gore, ironia e frattaglie; mette a confronto due icone, una di ieri (Moore) e una di oggi (Qualley), creando l’ibrido troma-tizzante (avete letto bene, Troma, proprio quella di The Toxic Avenger) ElizaSue, il nuovo mostro o la nuova carne, Carrie e John Merrick ricuciti in un corpo solo. Coralie Fargeat, ci spiattella in faccia la realtà nuda e cruda della ricerca ossessiva delle bellezza, divertendosi e divertendoci, con la complicità del trio Moore/Qualley/Quaid, gettandoci in faccia quintali di prosthetics e litri di sangue, cinema alto e basso, dove Barbie incontra Cronenberg e Kubrick. Qualcuno in sala ha urlato che si meriterebbe la Palme d’or, e forse è proprio così. Viva la nuova carne di Coralie Fargeat.