Trilogia del terrore
1975
Trilogia del terrore è un film del 1975, diretto da Dan Curtis.
Dan Curtis è tra le figure più importanti dell’horror degli anni settanta. Oggi pressoché sconosciuto alla massa (di sicuro ai neofiti del genere), spesso dimenticato, legato indissolubilmente a questo piccolo gioiello televisivo. Trilogia del terrore (Trilogy of Terror) è un film suddiviso in tre episodi, diretti da Curtis e tratti da altrettanti racconti di Richard Matheson, con una divina Karen Black, volto femminile protagonista di tutte le sezioni che compongono la trilogia. Doveva essere il pilota di una serie, ma il progetto non vide mai la luce. Ne esiste un sequel, sempre diretto da Dan Curtis: Trilogy of Terror II, del 1996. Nel primo episodio, Julie, una insegnante sessuofobica tutta casa e scuola, subisce ricatti a sfondo sessuale da parte di un allievo: inutile dire che le cose prenderanno una piega inaspettata. Nonostante Curtis riesca a non mostrare alcuna scena hard – data la natura televisiva del film -, è piuttosto evidente che l’insegnante non solo viene spogliata, ma anche violentata e trasformata nell’oggetto del desiderio dello stupratore.
Nel secondo segmento, il più fiacco di tutto il film, Millicent e Therese, due sorelle gemelle dai caratteri opposti, una puritana e l’altra disinibita, si raccontano e si scontrano fino al finale a sorpresa. Il terzo episodio è quello che ha fatto entrare il film nella storia dei cult dell’orrore: Amelia acquista in un negozio di antiquariato un feticcio Zuni, regalo un tantino bizzarro per il primo fidanzato della sua vita, Arthur. Sfiga vuole che testa di legno sia posseduto da un demone, che la poveretta riporta involontariamente in vita. La statuetta diabolica finirà per attaccarla e torturarla, perseguitandola per tutta la casa, attraverso l’uso di una soggettiva terrorizzante che ha fatto scuola (la tecnica verrà ampiamente sfruttata nei sette capitoli di Chucky e nella saga dei giocattoli assassini di Puppet Master).
Trilogia del terrore è permeato da un’aria strana, desolata e rarefatta: un trittico dedicato all’universo femminile, dove le donne non sono altro che oggetti, sole e vulnerabili anche tra le mura di casa. Julie, Millicent, Therese e Amelia sono le tante facce di un’unica medaglia, corpi senza vita che attendono il riscatto, che si consumerà proprio tra le mura domestiche – quelle di Amelia – nel memorabile finale. Un riscatto (sociale) attuato contro il sistema (la famiglia, gli uomini, il lavoro), attraverso cui raggiungere la consapevolezza che qualcuno deve pagare per una società corrotta: un mondo composto da “burattini impazziti” che meritano di morire.