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Una Storia Nera

2024
Titolo Originale:
Una storia nera
REGIA:
Leonardo D’Agostini
CAST:
Giordano De Plano (Vito)
Laetitia Casta (Claudia)
Andrea Carpenzano (Nicola)

Il nostro giudizio

Una storia nera è un film del 2024, diretto da Leonardo D’Agostini.

Se fosse per Lynch sarebbe Una storia vera. Anzi, una Straight Story per essere esatti. Ma per il nostro Leonardo D’Agostini si tratta piuttosto di Una storia nera. Una storia che, intendiamoci, potrebbe anche esser vera, come tante se ne sentono purtroppo ogni giorno. Storie di desaparecidos, svaniti nel nulla senza un sé e senza un ma. Svaniti nello strano buco nero di storie altrettanto strane e nere, per poi essere rinvenuti senza più quella vita alla quale una moglie, un’ex moglie, una sorella e tre bellissimi figli possono quotidianamente dare un senso. Anche se questa o quella vita un senso paiono proprio non avercelo… Ed è appunto un destino apparentemente privo di senso quello vissuto da Vito (Giordano De Plano): marito, ex marito, padre e fratello a quanto pare amorevole, ma dietro la cui improvvisa sparizione e conseguente cadaverico ritrovamento sembrano celarsi ombre parecchio oscure. Ombre di fantomatici maltrattamenti coniugali e raptus d’insana gelosia che avrebbero spinto la fu compagna d’un tempo Carla (Laetitia Casta) a compiere l’estremo gesto d’offesa, forse per pura e semplice difesa. Quella stessa difesa che, per legge, anche alla nostra potenziale e tardiva uxoricida deve essere garantita sul banco degli imputati, trascinando il destino di un’intera deflagrata famiglia sul patibolo di una già sanguinante gogna mediatica.

È infatti un (court)drama dalle tinte parecchio fosche – per non dire nerissime – quello che un ottimo D’Agostini ci apparecchia davanti agli occhi, abbandonando prestissimo la raccolta intimità delle mura domestiche per trascinarci di peso tra gli affollati scranni di un tribunale nel quale la verità, così come nel pluripremiato Anatomia di una caduta e in quel piccolo gioiello di Saint Omer, diviene una pura e semplice questione di punti di vista. E così come nelle due encomiabili opere di Justine Triet e Alice Diop, è per l’appunto una donna, una madre e una (ex)moglie ad esser messa sotto il duplice torchio della tagliente pubblica opinione e dell’altrettanto affilata Spada della Legge; rendendo arduo se non impossibile riuscire a squarciare quel sudario che divide la verità autentica da quella puramente presunta. Ma, per sua stessa definizione, Una storia nera tutto può essere fuorché chiara e trasparente, abbandonando il facile terreno delle certezze per addentrarsi nel sordido abisso di quel forse attorno al quale l’intera vicenda si snoda e annoda; così come per quell’insidioso e desaturato campo di gioco, sul quale il talentuoso regista romano aveva eccellentemente e causticamente esordito con Il campione.

Un film, dunque, forse non completamente riuscito né tantomeno compatto come potrebbe e vorrebbe apparire; soprattutto sul versante di una narrazione a tratti incoerente e non sufficientemente mordace come avrebbe voluto e potuto ambire. Un film, forse, facilmente decrittabile nel suo tutt’altro che shyamalaniano plot twist finale ma che, proprio per questa sua connaturata intuibilità, non fa che accrescere esponenzialmente il proprio valore di graffiante e attualissima allegoria post-femminista. Ma, forse e dico forse, al di là di tutto siamo qui semplicemente al cospetto di un ottimo pezzo di cinema italiano che trae origine dalle altrettanto ottime pagine di letteratura firmate Antonella Lattanzi. Una tesissima odissea processuale giocata sul filo degli sguardi, delle emozioni e delle simpatie e antipatie, nella quale nemmeno il sopraggiungere dei titoli di coda permetterà di sbrogliare fino in fondo il bandolo di una sofferta ed intricata matassa; nera quanto la storia che da essa viene appassionatamente tessuta.