Unforgiven
2013
Unforgiven è un film del 2013, diretto da Sang-il Lee.
Hokkaido, 1880. Negli ultimi giorni dello shogunato di Edo, Jubei Kamata, un ex spadaccino, massacra innumerevoli ribelli, guadagnandosi una temibile reputazione a Kyoto. Dopo la caduta del governo scompare senza lasciare traccia, eludendo gli sforzi del nuovo governo per catturarlo. Più di dieci anni dopo, Jubei vive in una fattoria isolata con la moglie, Ainu, che lo ha cambiato dentro, e i figli. Morta la moglie, l’uomo che ha giurato di non riprendere la spada si ritrova, spinto dalla povertà, a diventare un cacciatore di taglie.
Partiamo dal presupposto tanto ovvio quanto imprescindibile: il film originale del 1992 (Gli spietati di Clint Eastwood) è un irraggiungibile capolavoro di crepuscolare asciuttezza, e qualsiasi regista che avesse deciso di farne un remake si sarebbe trovato di fronte all’impossibilità di eguagliare un caposaldo del cinema. La produzione giapponese gioca sul sicuro affidando la realizzazione a Lee Sang-il, che con i suoi film precedenti (in primis Villain) aveva già dimostrato di avere una certa sensibilità eastwoodiana nell’uso delle inquadrature, quella riconoscibile e silenziosa malinconia che tanto amiamo nel nostro cavaliere pallido. Così, non si cambia nulla della storia originale, che ricalca par pari la vicenda della prostituta sfregiata in cerca di vendetta, portando il western nei territori nipponici dei samurai, cosa non totalmente nuova se si considera il connubio Akira Kurosawa / Sergio Leone.
Al contrario di quanto ci si potesse aspettare, però, nel remake figurano comunque più pistole che katane, con il regista che preme continuamente l’acceleratore sul più lirico drammatismo amplificando il pathos e pompando la colonna sonora, fino alla resa dei conti finale che gronda sangue. La differenza formale è tutta qui: l’originale era una lezione di sottrazione noir, mentre Unforgiven svolta sul versante blockbuster più mainstream ma senza scadere mai nella spazzatura, merito di un abile regista palesemente innamorato del suo soggetto.