Unsane
2018
Unsane è un film del 2018, diretto da Steven Soderbergh.
Unsane conferma l’abilità di Steven Soderbergh nell’esercizio di stile e la sua abilità formale. Il regista non è mai così ispirato come quando mescola la sua vena sperimentale con la rilettura dei generi hollywoodiani, tra studi sociali e puro divertimento. Per questi motivi il suo nuovo lungometraggio – dopo un presunto ritiro e le attività nel campo delle serie televisive – è un thriller realizzato interamente con un iPhone (per essere più precisi con l’applicazione per iPhone Filmic Pro). Quello che avrebbe potuto essere solamente un semplice generatore di brutte e instabili immagini pubblicitarie, offre a Soderbergh l’opportunità di creare un’atmosfera iperrealista e di moltiplicare i piani sequenza che permettono agli attori di muoversi liberamente, come in una scena teatrale. L’approccio di Soderbergh è quello di superare il peso delle riprese tradizionali e rimuovere tutti gli elementi intermediari – umani e tecnici – tra l’idea di un film e la sua esecuzione. Da buon maniaco del controllo Soderbergh, abituato a rivestire sotto pseudonimo le posizioni di direttore della fotografia e montatore dei suoi film, non poteva che apprezzare l’esperienza.
È significativo notare come questi metodi di ripresa riportino alla leggerezza di un cinema underground già praticato da artisti che lavoravano al margine della produzione commerciale sin dagli anni ’60: diari filmati, testi intimi dove piccole fotocamere digitali e smartphone hanno da tempo sostituito la pellicola Super 8, 16 mm e i primi formati video. Soderbergh adatta questo sistema di ripresa senza équipe a un thriller psicologico con elementi slasher, nella più pura tradizione dei classici di Polanski, De Palma e Carpenter. Ciò non toglie nulla all’efficacia della storia di Unsane o alla sua messa in scena, che contiene bellissimi momenti di suspense e di terrore, più alcune trovate vicine al cinema sperimentale. La sovrapposizione del volto e dei capelli della giovane donna nel suo girovagare in preda al panico nei corridoi dell’ospedale, da vita a immagini oniriche e al contempo spaventose al pari delle distorsioni visive prodotte da Frankenheimer e dal suo geniale direttore della fotografia James Wong Howe in Operazione diabolica (1966) , ma con mezzi più modesti.
L’estetismo digitale di Unsane rafforza il senso di vicinanza, quasi domestico, che proviamo per la sua eroina (Claire Foy). Soderbergh comunica agli spettatori l’ansia claustrofobica e paranoica della protagonista intrappolata contro la sua volontà in un’inquietante istituto psichiatrico dove il suo stalker (Joshua Leonard) è riuscito a farsi assumere per continuare a perseguitarla. La leggerezza e la velocità di esecuzione del film trovano particolare risonanza con le turbolenze che hanno scosso Hollywood e l’industria del cinema mondiale negli ultimi mesi. La storia di questa giovane donna aggredita da un amante psicopatico particolarmente violento e pericoloso, la cui parola viene messa in discussione per due terzi del film, rimanda alle agghiaccianti testimonianze delle vittime di molestie sessuali. Dopo aver realizzato uno dei più bei ritratti di donna nel cinema americano contemporaneo (Erin Brockovich) e aver proposto una variante femminista dei film d’azione hollywoodiani (Knockout – Resa dei conti), Soderbergh ha appena firmato, senza ombra di dubbio in modo consapevole, il primo thriller dell’era post Weinstein.