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What We Do in the Shadows – Stagione 3

2021
REGIA:
Jemaine Clement, Taika Waititi, Jackie van Beek, Jason Woliner
CAST:
Natasia Demetriou (Nadja)
Kayvan Novak (Nandor)
Matt Berry (Laszlo Cravensworth)

Il nostro giudizio

What We Do in the Shadows – Stagione 3 è una serie tv del 2021, ideata da Jemaine Clement e Taika Waititi.

Giovedì 28 ottobre, negli Stati Uniti, si è concluso il terzo capitolo di What We Do in the Shadows. Quest’ultima stagione si conferma un mini-capolavoro del suo genere, anche se, in alcuni momenti, ha dato l’impressione di essere, più che una parodia sofisticata, una sorta di Scary Movie vampiresco: i richiami a Twilight e indirettamente a The Vampire Diaries hanno, parzialmente, ridimensionato l’originalità dello show che, tuttavia, non si è lasciato snaturare, convincendo grazie – anche – ad alcune trovate geniali come i riferimenti a The Big Bang Theory, chiave di volta della crisi esistenziale di Nandor (tra i temi centrali di questo capitolo),  che, dopo settecento anni di vita, scopre, appunto, la teoria del big bang. Fatta eccezione per Nandor, ciò che manca ancora allo show è proprio la crescita dei personaggi, accennata, ma non ancora compiuta. Guillermo, ormai “guardia del corpo” dei vampiri, non manifesta alcun cambiamento radicale, rinsalda, piuttosto, il suo ruolo di fedele e devoto servitore; Nadja, invece, esibisce qualche accenno di umanità, ma è ancorata alla caratterizzazione delle stagioni precedenti. Colin e Lazlo, emarginati entrambi dalla loro stessa indifferenza nei confronti delle dinamiche che investono la storia del “Gran Consiglio dei Vampiri”, stringono, gioco-forza, un’inaspettata amicizia che si rivelerà essere tra gli elementi più umani e commoventi dell’intera stagione. Se pur non individualmente, non per tutti almeno, la vera crescita è stata quella del “gruppo”: ciò che non l’ha ucciso, l’ha reso più coeso.

Ingranano a fatica i primi quattro episodi, ma, gradualmente, le battute si fanno sempre più veloci e incisive, lasciando spazio all’intuizione sulla strada che i personaggi intraprenderanno e, laddove è accaduto, sulle loro nuove caratterizzazioni. Intrascurabile il finale di stagione, grazie al quale ognuno dei protagonisti ha ottenuto il suo personalissimo cliffhanger. Ma, in sintesi, cos’è davvero What We Do in the Shadows? È, si, un mockumentary ispirato al film Vita da vampiro; è, si, la storia della convivenza fra 4 vampiri e del loro famiglio tuttofare; ed è decisamente una parodia che si erge, senza alcuno sconto, su tutti i cliché del mondo vampiresco, ma la verità è che la si spiega meglio attraverso  una definizione “negativa”; e, dunque, What We Do in the Shadows, l’avevamo già detto, è una serie di cui non se ne sentiva il bisogno, non cambierà il corso della storia delle serie tv, non è imperdibile, non è una serie per vecchi. Ma, senza alcun dubbio, tutto questo la rende invincibile. Perché la superficialità dei personaggi, dei loro discorsi e delle loro crisi esistenziali, offre allo spettatore un’originale e incantevole occasione di distrarsi. In questo risiede lo spessore dello show, non di sicuro nella sostanza dei temi trattati, tantomeno nella complessità dei personaggi, ma nell’urgenza a cui risponde: la necessità, di ognuno di noi, di staccare la spina dalle offerte di lavoro per le quali non veniamo mai chiamati, dalla difficoltà di farsi comprendere dagli altri, dall’ostinazione di una società che, ogni giorno, a seconda dell’ambiente che frequentiamo, della città in cui viviamo, del rango sociale a cui appartengono i nostri vicini di casa, ci obbliga ad adattarci, senza consentirci, mai, di abbassare la guardia, di essere noi stessi, di rilassarci e goderci l’oblio di non dover essere nessuno e non dover fare assolutamente nulla.

Ecco, What We Do in the Shadows ha il peso di una piuma che che cattura la nostra attenzione e ci consente qualche istante di “ritirata” dal mondo. La buona notizia è che la quarta stagione è già stata confermata durante una recente intervista allo showrunner Paul Simms e all’attore Mark Proksch (che interpreta il vampiro Colin Robinson). Quel che sappiamo è che assisteremo a un nuovo percorso esistenziale di Nandor, alle fatiche del nuovo lavoro di Nadja e a una “forma” del tutto nuova dell’amicizia fra Lazlo e Colin. Nel mentre, l’appello a chi non ha ancora avuto modo di conoscere Nandor, Lazlo, Colin, Guillermo e Nadja ha uno slogan e, più o meno, recita così: fra tutte le serie tv “perdibili”, What We Do in the Shadows e la più “imperdibile”.