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Wolfs – Lupi solitari

2024
Titolo Originale:
Wolfs
REGIA:
Jon Watts
CAST:
George Clooney (Jack)
Brad Pitt (Nick)
Amy Ryan (Margaret)

Il nostro giudizio

Wolfs – Lupi solitari è un film del 2024 scritto e diretto da Jon Watts.

Giunti al giro di boa di questa Venezia 81 possiamo iniziare a tirare le somme, in un concorso che già sulla carta non prometteva fuochi d’artificio ma mini-ciccioli (esclusi film come The Brutalist), anche a metà festival le sorprese sembrano arrivare da Orizzonti o dai film Fuori concorso, ed è questo il caso di Wolfs di Jon Watts. Non bisogna aspettarsi un capolavoro ma un onesto buddy movie che profuma di nostalgia, di anni ’80, di violenza e comicità à la True Lies, un divertissement perfetto da vedere con amici e fidanzati, per movimentare un sabato sera sonnacchioso. I due fixer senza nome (i famigerati Wolfs che ‘risolvono problemi’) Brad Pitt e George Clooney ripropongono la comicità della serie Oceans ma senza le sue pretese, più vicini alla demenzialità di opere come La strana coppia. Alla procuratrice Margaret (la brava Amy Ryan) serve qualcuno (un fixer che richiama Harvey Kitel in Pulp Fiction) che porti via dalla sua stanza d’albergo un ragazzo senza nome, il problema è che a ripulire la scena si presentano due ‘lupi solitari’ in concorrenza tra di loro.

Il delirio comico e noir avrà la durata di una notte con un mistero da risolvere, forse, dove il teatro è una New York divertente e angosciante, poetica con la neve che non smette di cadere, sporca quando per una serie di equivoci e complottismi i due uomini si ritrovano quasi a fare da balia al ragazzo senza nome (il bravo Austin Abrams già visto in Euphoria) che è il perfetto contraltare di questi personaggi duri e puri: dove gli altri girano in giacca di pelle lui si ritrova in pigiama sulla neve, mentre gli altri seppelliscono i loro sentimenti lui riesce a lasciarsi andare a delle carezze che elargisce ai due. Eppure, le parti più sicure ed efficaci del film sono quelle dove Pitt e Clooney smontano il divismo che li circonda: e allora via con una gag sull’essere affetti da presbiopia o sui mal di schiena. Ma tutta questa autoironia li rende ancora più divi e meravigliosi, classici come un Tony Curtis e un Jack Lemmon al servizio di Billy Wilder, in attesa di un degno cambio generazionale che ancora non sembra esserci.

A quanto pare AppleTV+ ha deciso che il film non uscirà in sala ma solo su piattaforma (dal 27 settembre), è un peccato, soprattutto perché il duo Clooney e Pitt diretti da Watts (anche alla sceneggiatura) dimostrano che il cinema classico, quello fatto di dialoghi e attori carismatici, non è cosa morta o appannaggio dei boomer, ma un sempreverde che tasta il polso di un’America che credevamo incapace di scrivere qualcosa di dignitoso, ormai completamente rincoglionita dai cinecomics, interquel, sequel, prequel e opere inclusive.
A differenza di altri colleghi non voglio vederci una denuncia al declino della civiltà occidentale, a un solipsismo cancerogeno o altre visioni apocalittiche: Wolfs è il buon vecchio film di una volta, quello che invecchia bene, le cui battute ti fanno sorridere anche dopo anni, e che quando lo programmano in televisione puoi coccolarti in una incubatrice emotiva almeno per una notte. Watts si scrolla di dosso Spider Man e Pitt/Clooney la seriosità di una industria che sembra raschiare il fondo di un barile. Meno film di Lav Diaz e pseudo avanguardia e più concretezza e una leggerezza che non è superficialità. Wolfs è capace di dimostrare nell’epoca della meta narrazione di Tik Tok e Twitch, che se si vuole fare cinema narrativo non deteriore è ancora possibile, o per dirla con un capolavoro: ‘The stars are ageless, aren’t they?’.