You Might Be the Killer
2018
You Might Be the Killer è un film del 2018, diretto da Brett Simmons.
In un campeggio estivo, a miglia e miglia dalla rassicurante (si fa per dire) vita civile, un serial killer mascherato sta facendo a pezzi chiunque trovi sulla sua strada. Ovviamente niente di tutto questo è ciò che sembra. E vorremmo vedere, visto che si tratterebbe di un plagio oltre ogni soglia di accettazione di Venerdì 13. Ci sono persino le voci che l’assassino sente, dicono «Kill… Kill…»! No, You Might Be the Killer è una satira degli slasher movie anni 80 e si regge sull’ottima prova di due attori. Il frastornato e nerdy capo degli animatori Sam (Fran Kranz) e la sua interlocutrice telefonica, la commessa di un centro commerciale, Chuck (Alyson Hannigan). Il film si regge tutto sulla loro conversazione. Lui è infatti l’ultimo sopravvissuto alla furia del killer e mentre si nasconde, dato che lo sceriffo ha inserito la segreteria telefonica, si rivolge alla sua cara amica per un supporto psicologico. Così scappa e ha i suoi comprensibili attacchi isterici, mentre lei, dall’altra parte durante il normale lavoro da commessa, lo incoraggia e ascolta, cercando di aiutarlo anche grazie alla sua appassionata cultura di horror movie.
Tra i due presto diventa abbastanza chiaro che Sam è il responsabile della mattanza. Per questo è coperto di sangue, ha una maschera di legno nello zaino e la testa piena di strane voci. Ma non si tratta di uno spoiler, perché il film dice quasi subito come stanno le cose. L’illusione è breve e abbastanza ridicola. You Might Be the Killer, però, non è una di quelle sgangherate commedie piene di non-sense e colpi bassi al cinismo, si tratta più di una comedy splatter in cui il realismo e la violenza però sono degni del genere di film che Brett Simmons vorrebbe prendere in giro. Il personaggio di Sam è in apparenza uno sfigato fellone che nessuno sopporta, ma lungo la storia rivela un tratto fragile e per nulla ridicolo, specie durante il flirt con la sexy Imani (Brittany S. Hall), collega di cui è palesemente cotto come una lenticchia a Capodanno ma che lei scarica senza esitazione. Per certi versi l’escamotage del dialogo al telefono, soprattutto per come è gestito in fase di sceneggiatura, ricorda molto il primo Woody Allen, quello di Provaci ancora, Sam (appunto) e Prendi i soldi e scappa.
Il film è pieno di citazioni non banali (si nominano film di culto assoluto come Sleepaway Camp e Allucinazione perversa) ma non ha la forza o il coraggio di percorrere fino in fondo il sentiero che ha deciso di prendere. L’equilibrio tra comedy e horror è estremamente complesso. Che si ricordi, solo due film sono riusciti a non scivolare via dal filo sottile che divide questi due generi e finire col culo per terra: Un lupo mannaro americano a Londra di Landis e Ammazzavampiri di Holland. Il problema però non è tanto l’equilibrio, ma riuscire a far funzionare il film in entrambe le sue dimensioni narrative. Purtroppo You Might Be the Killer riesce a strappare qualche sorriso ma di brividi non ne procura. Nonostante i colpi di scena e il buon ritmo, l’aspetto horror è piuttosto sciapo e innocuo. Il discorso meta-cinematografico sulla final girl, poi, è decisamente troppo abusato per suscitare ancora qualsiasi interesse, sebbene ricondurre la funzionalità della virginale sacerdotessa che fa fuori il demone porti lo slasher ai livelli arcaici delle antiche leggende e della paganità, è roba trita e ritrita.