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Zeta

2016
Titolo Originale:
Zeta
REGIA:
Cosimo Alemà
CAST:
Diego Germini (Alex/Zeta)
Irene Vetere (Gaia)
Jacopo Olmo Antinori (Marco)

Il nostro giudizio

Zeta è un film del 2016, diretto da Cosimo Alemà

Beh, non è che si debba essere delle cime per capire che Zeta di Cosimo Alemà è un grande film. Anzi, come si usava dire un tempo, con brachilogica efficacia: un bel film. Il bel film non ha niente a che vedere con l’argomento che tratta: può essere la storia di uno che acquista superpoteri dopo un tuffo nell’acqua marcia del Tevere; può narrare di una ragazzina campionessa di automobilismo. O può illustrare ascesa e caduta e di nuovo riscossa di un giovane rapper diabetico che tale (rapper e diabetico) è nella vita reale, quale Alemà lo ha portato sullo schermo e gli ha costruito attorno e addosso il film. Lui è Izi, alias Diego Germini che nel film diventa Alex, nome di guerra – perché l’hip hop ha toni e colori di battaglia – Zeta. Con il sopracitato elenco, è evidente che chi scrive inserisce il terzo film di Alemà dopo At the End of the Day e La Santa, in quel movimento di renouveau del cinema italiano (non diciamo “di genere” che oggi non ha più alcun significato) che funziona. Cioè che può andare ovunque ed essere visto con godimento, dalla Cina agli Usa all’Australia. Quel cinema, insomma, che non è più ghetto e che non esala l’ultimo respiro possibile dopo Tarvisio o Ponte Tresa. Però però però, a immodesto avviso del sottoscritto, Zeta ha anche qualcosa in più.

Tanto per cominciare, non è un film regionalizzato. Si svolge in una Roma che Alemà porta però verso l’astrazione, che non è la Roma degli aho, anvedi, li morte’; non è la Roma dei coatti per forza, dei regesti pasoliniani, la Roma cartolina di tanti prodotti come tanti. Eppure anche qui i protagonisti arrivano dal basso: vivono nei casermoni, Alex, il suo amico Marco (Jacopo Olmo Antinori) e la ragazza di Marco, Gaia (Irene Vetere) che in realtà è innamorata di Alex e sarà una delle ragioni, se non la ragione per cui Zeta arriva al compimento del proprio destino. Che comincia con il distacco da tutto il suo mondo, Marco e Gaia compresi, per seguire Sante (Salvatore Esposito, il Genny di Gomorra la serie che ormai sta dappertutto e c’era pure in Mainetti), un rapper arrivato che gli produce il primo singolo e lo battezza Zeta (poi però l’amicizia si incrina perché Alex gli scopa una fidanzata negra: bella scena); e prosegue con l’adescamento da parte di un discografico che lo riempie di soldi e di quella cosa di quattro lettere che comincia con la f addomesticandolo e convertendone la carica dalle rime dure nel pop più corrivo. Alex per un po’ ci sta, poi succede un casino con un gruppo di spacciatori e Marco ci lascia le penne. E lì Zeta rimette in gioco tutto.

Si capisce dove Alemà voglia andare a parare fin da quando viene nominata nella prima ventina di minuti del film la grande sfida che opporrà i maggiori rapper sul palco, davanti alla folla giudicante. Il vettore è chiaro che porta lì Zeta e che lì, sopra e intorno a quel palco, ci saranno tutti quelli che hanno accompagnato il protagonista attraverso il film: il padre, la sorellina, Sante, altri rapper stronzi tra i quali uno in particolare, e soprattutto lei, Gaia, che rientra in scena, come si suol dire, al momento giusto, facente funzioni dell’Adriana di Rocky. Corrono i brividi, non c’è niente da fare. E qualcuno tirerà fuori il fazzoletto. Non bisogna vergognarsene, perché è segno che funziona, che la freccia è stata scoccata bene. Quindi, non date retta ai tecnicisti che sanno tutto del rap e vi vogliono spiegare che l’hip hop è un’altra cosa da ciò che si vede nel film. Perché magari capiscono molto di rap, ma non capiscono un cazzo di cinema. Comunque, è sorprendente quanto Germini sia perfetto nella parte e non solo perché – banalmente – fa se stesso. Come capita ad alcuni attori dilettanti, rivela dei doni mimetici innati e, oltretutto, non ha la solita faccia. Tostissima e anche lei con un visetto particolare, anche lei deb, è Irene Vetere. Tantissimi i cammei che chi frequenta il mondo della musica rap apprezzerà, anche se il meglio di tutti è J-Ax che dispensa ad Alex saggissimi consigli filosofici in un cesso. Da vedere.