Zoo – Stagione 1
2015
Zoo è una serie tv del 2015, trasmessa in Italia nel 2015, ideata da Josh Appelbaum, André Nemec, Jeff Pinkner, Scott Rosenberg.
Novità del palinsesto estivo della CBS e da poco in onda in Italia su Rai4, Zoo è una serie tratta dall’omonimo romanzo di James Patterson che non può non fare felici gli amanti dell’eco-vengeance, da troppo tempo a secco di animali assassini. Dopo anni di astinenza, qui si rischia addirittura l’abbuffata: la storia, infatti, parte da una serie sempre più crescente di attacchi animali sull’uomo in tutto il mondo, frutto di un’evidente strategia di boicotaggio del regno animale nei confronti degli esseri umani, facendo leva su ciò che li rende al vertice della catena alimentare, la tecnologia. Ad approfondire questa teoria di per sé assurda e, di conseguenza, spaventosa, viene creata dai servizi segreti francesi una squadra di esperti assortiti che devono trovare l’origine di questa mutazione genetica interrazziale, probabilmente collegata con una molecola presente nei prodotti di una multinazionale che ha affari in ogni angolo del globo, e, allo stesso tempo, la soluzione al problema prima che sia troppo tardi.
Il capo del team di Zoo è Jackson Oz (James Walk), americano trasferitosi nel cuore dell’Africa per fuggire dalla caoticità del mondo occidentale e dalla pazzia del padre scienziato che, ovviamente, così folle non era, avendo predetto l’avvento della mutazione – identificabile con un cambiamento della forma della pupilla – che avrebbe trasformato il regno animale in una minaccia per l’uomo. A seguirlo il suo amico Abraham (Nonso Anozie), il patologo veterinario Mitch Morgan (Billy Burke), l’avvenente agente francese Chloe Tousignant (Nora Arnezeder), sopravvissuta a un attacco di leoni, e la giornalista in cerca dello scoop per incastrare la multinazionale cattiva Jamie Campbell (Kristen Connolly). Gli ingredienti del perfetto film sugli animali assassini ci sono tutti e in dosi abbondanti: il complotto della multinazionale che in nome del profitto distrugge l’equilibrio naturale sta alla base della storia; le location in giro per il mondo, dall’Africa al Brasile, dal Giappone alla Francia fino ai ghiacci dell’Antartide, la speziano di esotismo; le ovvie teorie animaliste sull’uomo che distrugge la natura e quest’ultima che tenta di porre rimedio con l’extrema ratio, fanno da retaggio necessario per entrare nei binari del genere, ma la sostanza, la ciccia, per cui vale davvero la pena seguire Zoo sta nel fatto che i protagonisti indiscussi sono gli animali.
Come in Wild Beasts di Franco Prosperi, anche in Zoo la minaccia per l’uomo non prende le sembianze di una sola specie animale: si passa dai felini dell’Africa, che attaccano in branchi e riescono a comunicare telepaticamente anche a enormi distanze per sincronizzare le proprie azioni, agli stormi di pipistrelli che attaccano gli aerei o invadono interi quartieri (come nella suggestiva invasione nelle favelas di Rio) e non mancano scimmie, orsi, cani, gatti e ratti giganti. Ogni puntata ha una sua location e si focalizza su attacchi animali sempre diversi e se all’inizio è scontato, nella location del Botswana, che la parte del leone la facciano, appunto, i leoni – il pilot è diretto dal Brad Anderson di Session 9 – molto più curioso è l’utilizzo dei pipistrelli al posto dei più inflazionati uccelli (benché non manchino le sequenze che richiamano il film di Hitchcock, come l’attacco al parco) o l’agguato degli orsi dentro le catacombe parigine o la violenta torma di cani dell’est Europa. Tutto, per così dire, si mostra alla luce del sole, niente di suggerito o di raccontato ma supportato da un reparto tecnico ed effettistico di prim’ordine che sovrasta e fa dimenticare la prevedibilità dei personaggi e dei colpi di scena, delitti veniali per chi è in cerca di buona avventura. Il finale apocalittico aumenta l’acquolina in bocca e l’ansia per l’attesa della seconda stagione, scontata dopo il buon successo di rating che l’ha incoronata come una delle serie più viste della passata estate americana.