Ne avete di finocchi in casa?
Gay e cinema bis italiano
Ne avete di finocchi in casa? è un documentario, opera prima del collettivo gay Statale dell’Università degli studi di Milano, che indaga fenomenologia ed etologia, se così si può dire, della presenza degli omosessuali – tendenzialmente maschi, ma se la cosa andrà bene è previsto anche un gemello sulle lesbiche – nel cinema di genere italiano. Un piatto ricco in cui ficcarsi ben volentieri e infatti anche chi scrive è stato interpellato in merito alla faccenda di Uno di quelli, il film di Fernando di Leo iniziato ma mai terminato su un giovane che si scopre e si teme “diverso” – come si diceva allora, quando il gay era il “frocio” o il “finocchio” nel linguaggio del popolino, l’”invertito” o il “pederasta” in quello della borghesia e il “diverso”, appunto, nel lessico più progressista. Diretto da Andrea Meroni che entra istrionicamente nel tessuto della narrazione sia come intervistatore sia come narratore on stage, Ne avete di finocchi in casa? (una battuta di Totò, mutuata da Sua eccellenza si fermò a mangiare) è la mappa più completa finora tracciata nel territorio intergenere, da western a commedia, da giallo a poliziesco, da grottesco a drammatico, in cui la gaytudine si manifestava sullo schermo.
In gran parte obbedendo agli stereotipi che la società in cui quel cinema nasceva incasellava gli omosessuali o come frocie sculettanti e vaporose o come poveri disperati alla mercé di ogni violenza o, infine, come feroci e perversi antagonisti. Le eccezioni c’erano, ma solo come conferma alla regola. Si tratta di una ricerca appassionante anche per l’abbondanza di testimonanze raccolte, un saggio colto ed esaustivo che ci auguriamo abbia, una volta terminato – noi abbiamo avuto accesso alla visione di un rough cut –, la più ampia visibilità che merita. E proprio in vista della chiusura del documentario, vi indirizziamo alla relativa pagina di crowdfunding invitandovi ad appoggiare questa interessantissima iniziativa.