Night Skies: storia di un film mai realizzato
Il sequel mancato di Incontri ravvicinati del terzo tipo
Al termine degli anni Settanta, la Columbia Pictures esortò Steven Spielberg a realizzare un sequel di Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind, 1977), raffinato, affascinante quanto fortunatissimo capolavoro della storia della fantascienza di ogni tempo. Non era la prima volta, in realtà, che il regista originario di Cincinnati veniva coinvolto in situazioni atte unicamente a sfruttare il successo commerciale di un suo film; si veda ad esempio il caso de Lo squalo (Jaws, 1975), dov’è protagonista, tra l’altro, il medesimo Richard Dreyfuss di Close Encounters, cui furono allacciati più seguiti (affidati però ad altri registi). Seppur con una certa riluttanza, Spielberg volle sfruttare la proposta della Columbia, a patto che questa volta avrebbe affrontato il tema relato agli alieni in una chiave più horror e insieme ironica; un qualcosa che nei toni avrebbe differito selvaggiamente da Incontri ravvicinati. Alieni che, almeno nella fase embrionale della sua visione, si sarebbero rivelati tutt’altro che benevoli nei confronti del genere umano. Spielberg mise in chiaro che non avrebbe diretto personalmente il film, avendo già preso accordi con la Universal per condurre le lavorazioni del capostipite della tetralogia di Indiana Jones (ovvero I predatori dell’arca perduta). Per approntare la sceneggiatura, dopo il negarsi di Lawrence Kasdan, essendo questi occupato con L’impero colpisce ancora, Spielberg si rivolse a John Sayles, che già aveva collaborato con Joe Dante in Piranha. Sayles venne fuori con un trattamento di circa cento pagine basato su una trama, pensata dallo stesso Spielberg, che vedeva protagonisti alcuni extraterrestri atterrati sulla terra per cercare di comunicare con varie specie animali, prima di rivolgere malevolmente la loro attenzione verso una famiglia di contadinotti. Gli alieni principali del film, cui fu conferito l’iniziale titolo di Watch the Skies, dovevano essere Hoodoo, creatura dall’immane forza ipnotica; lo smarrito Buddee; la dispettosa coppia formata da Klud e Squirt e insieme a essi il più inquietante di tutti, Skar, fra le cui lunghe dita ossute doveva celarsi un potere sterminato. La storia era in larga parte raccontata dal punto di vista dei membri più giovani della famiglia rurale, l’adolescente Tess e i suoi due fratelli minori Watt e Jaybird, quest’ultimo affetto da un problema di autismo.
In sé, l’idea di Watch the Skies prendeva spunto da uno dei casi più chiacchierati, ridicolizzati e in particolar modo romanzati della storia dell’ufologia, l’avvistamento di Kelly-Hopkinsville, che è poi all’origine della divulgazione mediatica della ridicola espressione “omini verdi”, in relazione alle fattezze estetiche che, secondo un certo irriflessivo sentire comune, avrebbero caratterizzato i cosiddetti “marziani”. Si racconta che la sera del 21 agosto 1955, in un’area situata fra Kelly e Hopskinsville, nello stato del Kentucky, cinque adulti e sette bambini si recarono in una stazione di polizia sostenendo di aver avvistato un velivolo luminoso atterrare nei pressi della loro fattoria. Dall’oggetto sarebbero discesi una dozzina di strani esseri, alti circa tre piedi e descritti come luminescenti, “somiglianti a dei goblin” e con “un andamento ondeggiante”. Gli esseri avrebbero provato ad avvicinarsi agli umani, i quali a loro volta avrebbero risposto rivolgendo colpi d’arma da fuoco ai visitatori, il tutto per una durata di quasi quattro ore. Spielberg aveva esaminato il caso scrutando fra gli archivi dell’ufologo e astrofisico J. Allen Hynek, personaggio che già aveva figurato in veste di consulente esterno per Close Encounters. Hynek, colui che sviluppò il noto sistema di classificazione delle tre categorie di “incontri ravvicinati” nel solco dello studio sui contatti con velivoli non identificati – ed eventuali esseri animati (animate beings, nelle sue stesse parole) a essi collegati -, era noto per aver lavorato con l’Aeronautica Militare degli Stati Uniti sul famoso Project Blue Book (letteralmente “Progetto Libro Blu” – come tale è altresì citato, forse lo ricorderemo, nel doppiaggio italico de I segreti di Twin Peaks), l’ultimo di una serie di studi sistematici condotti tra il 1947 e il 1969 su una copiosa raccolta di avvistamenti di UFO, veri o presunti che fossero. Scopo delle indagini del Blue Book (che in linea temporale veniva anticipato da due programmi analoghi, il Project Sign e il Project Grudge), era quello di determinare se i velivoli avvistati costituissero o meno una minaccia per la sicurezza nazionale, in particolare sul suolo statunitense. Il progetto, avviato nel 1951, si concluse ufficialmente nel dicembre 1969, dopo che furono scrutinati oltre 12.000 casi, 701 dei quali finirono per essere considerati ufficialmente “non identificati”.
Più recentemente, diversi di questi casi hanno ispirato gli episodi della modesta serie televisiva Project Blue Book (prodotta dal canale History, l’ex History Channel), dove Hynek è però brillantemente interpretato da un eminente Aidan Gillen. Un episodio della seconda e ultima stagione si ispira proprio alla vicenda di cui si servì lo stesso Spielberg per Watch the Skies, che alla fine fu ribattezzato Night Skies dopo che qualcuno ebbe a reclamare i diritti sull’espressione “watch the skies”, già utilizzata nei dialoghi del cult sci-fi della RKO, La cosa da un altro mondo (“Watch the skies. Everywhere. Keep looking. Keep watching the skies”, si sente dire nella versione originale). Per il design e la creazione dei modelli delle creature aliene, Spielberg selezionò il maestro Rick Baker, il quale si sarebbe distinto per la messa in scena di alcuni riuscitissimi e memorabili effetti speciali su Un lupo mannaro americano a Londra, di John Landis. Le riprese di Night Skies, che alcuni preannunciavano come una specie di “Cane di Paglia con gli alieni” e per la cui regia fu suggerito l’audace Tobe Hooper di Non aprite quella porta, sarebbero dovute cominciare non appena Spielberg fosse tornato dal set de I predatori dell’arca perduta. Tuttavia, mentre Baker provvedeva meticolosamente alla rifinitura dei busti di Skar e dei suoi colleghi extraterrestri, Spielberg ebbe dei ripensamenti sulla trama, anche perché, a quanto pare, la famiglia coinvolta nel caso di Hopkinsville espresse contrarietà all’idea che la loro esperienza si tramutasse in un fanta-horror per il grande pubblico. Spielberg finì dunque per rovesciare completamente la trama, eliminando la presenza dei goblin per mettere al centro della storia una figura aliena benevola, tenera ed emotiva, la quale avrebbe presto instaurato una relazione di amicizia con un piccolo terrestre proveniente da una famiglia problematica. La cosa finì per impattare sfavorevolmente sul rapporto tra Spielberg e Rick Baker, il cui lavoro sui modelli animatronici era già costato alla produzione ben 700.000 dollari, ma mise in crisi anche i vertici della Columbia, che non rimasero per nulla allettati dall’improvviso cambio di rotta rispetto ai contenuti della sceneggiatura. Il progetto originale di Night Skies venne dunque accantonato e non fu mai realizzato. Nondimeno, il suo influsso scaturì non solo nella creazione del colosso E.T. l’extra-terrestre e del mitico Poltergeist, che Spielberg fece infine girare a Tobe Hooper, ma influenzò anche Gremlins (diretto da Joe Dante, con Spielberg come produttore esecutivo), dal cui successo fu ricavato il dilettevole Critters, gli extraroditori: altro squarcio della nostra infanzia televisiva anni Ottanta.