Paracelso
Un’opera crossmediale, frutto del lavoro del collettivo Madness Factory. Questo è, o meglio sarà – perché si tratta di una operazione in divenire, collegata alla ricerca fondi, che sta avendo luogo con un crowdfunding su Eppela – Paracelso, un “urban fantasy” parte fiction, parte fumetto, che porta lo stesso nome del celebre alchimista autore, tra i suoi innumerevoli testi, del Liber de nymphis, sylphis, pygmaeis et salamandris et de caeteris spiritibus. Menti del progetto e di Madness Factory sono Andrea Stella e Mattia Cavaliere, che hanno scritto Paracelso e lo dirigeranno per la parte fiction. A loro e al compositore Alberto Masoni che si occupa di musicare il tutto, abbiamo chiesto di fare il punto della situazione su quanto stanno realizzando…
Parliamo della vostra formazione…
Andrea Stella e Mattia Cavaliere: In primis grazie mille per questa intervista…
A.S.: Ho 27 anni e scrivo da quando ho memoria. Nel corso degli anni ho collaborato con parecchi siti, creato qualche fumetto indipendente e ideato il teletrasporto. Nel 2009 ho esplorato Marte. Sono tornato due anni dopo sulla Terra per raccontare cosa avevo visto ma nessuno mi ha creduto. Ho curato il soggetto e le sceneggiature del progetto crossmediale Paracelso, opera che ho creato insieme a Mattia Cavaliere co-fondatore di Madness Factory. Attualmente scrivo per Lo Spazio Bianco ed Everyeye.it. Seguo vari settori dell’intrattenimento italiano e da qualche anno sto sperando vivamente nell’estinzione della razza umana perché sono fondamentalmente un pacifista guerrafondaio. Ho un costante (e sicuramente preoccupante) bisogno di droga per una non meglio specificata ragione. Forse carenza d’affetto, forse semplice insanità mentale. No, in realtà credo sia per alcuni video che vedo svettare nelle tendenze di Youtube da ormai otto anni. Aiutatemi!
M.C.: Mi chiamo Mattia e insieme ad Andrea ho co-fondato il collettivo Madness Factory di cui sono anche il direttore della fotografia e designer. Ho sviluppato fin da giovane la passione per la fotografia e il design, soprattutto in ambito della computer grafica. Uno dei dogmi principali di una computer grafica fotorealistica è lo studio degli elementi reali e come questi vengono catturati dall’occhio umano e dalla macchina da presa. Questo mi ha fatto avvicinare ancora di più alla fotografia, soprattutto quella cinematografica, imparando a conoscerla sempre di più fino quasi a innamorarmene. Ho iniziato poi a lavorare sul campo per varie case di produzione e agenzie di comunicazione e a migliorarmi sempre di più, cosa che faccio tutt’ora.
Qual è la filosofia del progetto Paracelso? E la scelta della crossmedialità a quali obiettivi obbedisce?
A.S. e M.C.: Fin dall’inizio abbiamo cercato di costruire un prodotto originale e innovativo, rivolto soprattutto alla fascia di pubblico compresa tra i 16 e i 40 anni, per provare anche a valorizzare il cinema di genere. Abbiamo scelto di puntare sulla crossmedialità in modo diverso dal solito, mettendo il fumetto e la parte live action sullo stesso piano, dandogli la medesima importanza. Con quest’opera vogliamo anche provare a valorizzare il cinema di stampo action, spesso addirittura ignorato nel nostro Paese.
A proposito di crossmedialità: ritenete sia un concetto in espansione? Qual è lo stato dell’arte in Italia, in base a quello che avete studiato e capito?
A.S. e M.C.: All’estero la crossmedialità è molto comune, e anche qui in Italia è stata sfruttata in varie occasioni. La nostra idea è però quella di collegare la parte video al fumetto come se fosse un’unica cosa, soluzione che forse non si è vista così spesso nel nostro paese. Per quanto riguarda il lato cinematografico, noi italiani abbiamo una lunga storia caratterizzata da maestri e geni del cinema. Ancora oggi le nostre maestranze sono molto stimate all’estero, come i nostri film. Il problema è che attualmente il cinema di genere non è valorizzato abbastanza nel nostro paese! In generale sembra esserci poco spazio per i contenuti un minimo innovativi (anche se oggi qualcosa sta finalmente iniziando a cambiare).
La scelta è caduta sull’alchimia e sul personaggio di Paracelso: un tema abbastanza ricercato e una figura non propriamente nota. Perché?
A.S.: Abbiamo deciso di puntare sull’alchimia perché è un argomento poco sfruttato non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo. Lo stesso Paracelso è un personaggio che magari viene citato spesso in varie opere che trattano di magia (dai film, ai libri, ai videogiochi), ma che, in realtà, ha ancora molto da dire. Oltretutto, l’alchimia mi ha sempre affascinato per la sua natura se vogliamo di “nicchia” rispetto a tante altre discipline esoteriche. Spero davvero che anche il pubblico reputi l’argomento interessante!
Cosa avete realizzato finora? Perché avete optato per il crowdfunding?
A.S. e M.C.: Oltre al prologo Alba Alchemica, composto sia dalla parte live action che da quella a fumetti (quest’ultima disegnata da Oscar Celestini), abbiamo realizzato anche tre ritratti (monologhi recitati dai personaggi dell’opera), per fornire vari dettagli aggiuntivi sul mondo di Paracelso. Ci vuole sicuramente molta pazienza (e determinazione) per portare avanti un progetto di questo tipo, anche perché è molto ambizioso. Non riuscendo a trovare i fondi necessari per realizzare l’opera nella sua totalità abbiamo deciso di proseguire a piccoli passi, cercando, al tempo stesso, di puntare al massimo anche sulla qualità. Da qui l’idea di puntare sul crowdfunding per portare avanti l’idea originale del progetto.
Chi volesse contribuire alla campagna di raccolta fondi, cosa deve fare?
A.S.: Per contribuire al piano segreto per la conquista del mond… uhm cioè… per contribuire alla campagna di raccolta fondi basta raggiungere la scheda progetto presente su Eppela (https://www.eppela.com/paracelso) e inserire l’importo che si desidera. Ovviamente abbiamo davvero bisogno dell’aiuto di tutti per raggiungere il traguardo, anche solo tramite un semplice like o una condivisione! Volendo potete anche fare un salto sulla nostra pagina Facebook (https://it-it.facebook.com/madnessfactorystudio/) per rimanere aggiornati su tutte le novità.
Andrea, hai voluto dare un’impronta precisa ai dialoghi dei ritratti? Dove trovi l’ispirazione per creare i concept e le situazioni?
A.S.: La storia, anche se presenta al suo interno una forte componente fantasy, in realtà è ambientata ai giorni nostri e, proprio per questo, ho provato a mantenere i vari personaggi ben ancorati al suolo, senza immergerli troppo in un contesto irreale. Ogni personaggio, attraverso il proprio monologo, mette in scena i punti di forza e di debolezza della fazione che rappresenta. L’ispirazione arriva da tutto quello che mi circonda (credo). Guardo parecchi film, leggo molti libri/fumetti e seguo il mondo dei social. Comunque, quando mi viene l’ispirazione, scrivo le mie idee su un quaderno. Nel momento del bisogno, lo apro ed è tutto pronto. Poi ovvio, gli alieni mi aiutano sempre.
Mattia, hai puntato su uno stile particolare per quanto riguarda la fotografia? C’è qualcuno a cui ti ispiri?
M.C.: A livello fotografico mi sono ispirato a serie come Harry Potter, anche se, ovviamente, la fotografia di Paracelso ha uno stile originale. Ogni personaggio, in base allo schieramento a cui appartiene, è contraddistinto da sfumature diverse e da movimenti di macchina precisi, che vanno a delineare la loro condizione e la loro appartenenza. Il look è, ovviamente, molto aggressivo, con colori forti e con uno stile più astratto e meno naturale, per rafforzare il senso di magia e mistero che contraddistingue l’ambientazione di Paracelso. Le finestre si tingono di blu quando ci si trova in presenza di Paracelso e spesso i personaggi sono in presenza di strumenti di illuminazione sia “antichi” (come fiaccole e lampade a olio) che “moderni” (come neon e LED). Mi ispiro a tanti direttori della fotografia, troppi per nominarli tutti, ma tra i miei preferiti ci sono sicuramente Janusz Kaminski, Maxime Alexandre, Jeremy Benning, Bradford Young, Greig Fraser e Emmanuel Lubezki!
Come vi siete regolati riguardo la regia?
A.S. e M.C: Per la regia è stato abbastanza facile trovare un punto di incontro. Abbiamo semplicemente unito i due background artistici da cui proveniamo e, insieme, abbiamo provato a settare delle inquadrature d’impatto sia dal punto di vista visivo che narrativo. Il meglio, però, lo vogliamo dare con le scene action, quindi speriamo vivamente di arrivare al traguardo della campagna crowdfunding! Quando giriamo, comunque, è come se ci trasformassimo in una singola entità: I Madness Bros! E fino a quando non inizieremo a strangolarci a vicenda… andrà tutto bene!
Alberto Masoni, brevemente la tua bio e le tue maggiori fonti d’ispirazione in ambito musicale…
Mi occupo da molti anni di realizzare colonne sonore per film e spettacoli legati al mondo dell’intrattenimento. Da giovanissimo ho iniziato a suonare nei garage con gli amici; in seguito, dopo aver girato un po’ L’Italia suonando nei locali e aver studiato musica con vari insegnanti, ho collaborato con la Pavlova International Ballet School con cui ho realizzato anche una “Dance Opera”. Sono poi molto felice di aver curato le musiche di film come I rec U di Federico Sfascia e La stanza del sorriso di Enzo Dino. Per quanto riguarda le mie fonti d’ispirazione, amo molto l’elettronica anni ’70/’80 che si utilizzava nelle colonne sonore, in grado con pochi effetti di creare atmosfere a tratti oscure e malsane. Fin da bambino sono sempre stato un grande appassionato di horror e di thriller e crescendo ho cercato di sperimentare il più possibile provando a usare gli oggetti più disparati (bicchieri, coltelli, pietre ecc…) per creare atmosfere uniche partendo dal semplice suono secco registrato.
Hai usato qualche tecnica particolare per realizzare la colonna sonora dei ritratti di Paracelso?
Per quanto riguarda i tre ritratti mi ha colpito fin da subito il lato psicologico dei personaggi. L’atmosfera generale, abbastanza cupa in ogni video, mi ha portato a creare una sorta di concept musicale in cui alcuni suoni si ripetono in modo costante. Mi sono quindi impegnato nel dare una continuità sonora ai tre video, cercando di puntare talvolta sul minimalismo. Ogni brano è quindi collegato all’altro attraverso temi musicali che si intrecciano in modi sempre diversi a seconda della situazione. L’orchestra è ovviamente sempre presente e mi sono divertito anche nel giocare con l’elettronica più sperimentale. Dato che alla fine parliamo di alchimia, ho cercato di puntare anche su suoni strani e stravaganti per rimarcare il contesto urban fantasy e misterioso del progetto.