Prove tecniche di Trancemissione – La morte al servizio della controcultura
Una discesa nei territori più oscuri dell’industrial, là dove si lotta patologicamente contro la chiesa e la televisione per deprogrammare l’individeuo.
Tra le correnti artistiche che più hanno corteggiato un immaginario apocalittico ed ecatombale, senz’altro svetta, e di gironi più sottostanti il punk, tutta l’area industrial coi suoi relativi sottoinsiemi. Il ponderato ricorso di queste formazioni alla shock-tactics tramite la manipolazione del mezzo audiovisivo e di immagini graficamente azzardate, fa di diritto entrare almeno un paio di produzioni nel novero di questo dossier. Tra queste, i massimi pionieri sono stati gli Psychic Tv di Genesis P-Orridge e Peter ‘Sleazy’ Christopherson, e più ancora la loro setta, a cavallo tra il cripto-trolling e la temibile serietà, Tempio della Gioventù Psichica. Tra le coordinate programmatiche del T.O.P.Y., particolare priorità spettava alla deprogrammazione dell’individuo, determinata da un forte risentimento contro i due maggiori strumenti di controllo di massa/grandi occhi orwelliani per eccellenza: la tv e la chiesa, i cui codici espressivi e linguistici si proponevano di scardinare dall’interno. First Transmission venne concepito come primo di una ideale lunghissima serie di anti-programmi televisivi da vedersi soprattutto nella fascia oraria notturna (una sorta di Fuori orario fai-da-te ante litteram, diciamo): inizialmente pensati per essere trasmessi a tarda notte via etere, vennero poi diffusi a mezzo posta ai soli cultori degli PTV: l’utente (che poteva richiedere il video tramite un codice trovato nei loro vinili) era chiamato a intervenire creativamente sulla visione: lasciando l’audio e oscurando il video, o viceversa, oscurando l’audio e vedendo il video e ricreando l’audio e tutta una serie di altri accorgimenti suggeriti nel modulo che accompagnava la vhs, che andavano dall’alterazione del colore e del tracking delle testine del vcr all’uso boost dell’audio fino alla creazione di nuove ost, al ridoppiaggio e all’esortazione di creare ex novo video simili e diffonderli con un proprio canale pirata.
Il contenuto si proponeva per metà di essere un manifesto delle attività, degli interessi e delle teorie del T.O.P.Y e a fare dell’ulteriore propaganda e proselitismo secondo logiche e modus operandi della chiesa, scimmiottando (parodiando, se si comprende la bleak pranksterie dell’ensamble) la persuasione occulta pubblicitaria e l’attitudine dei tele-evangelisti come anche l’attitudine settaria e plagiatrice della Scientology; per l’altra metà il proposito era di spiazzare il fruitore con ogni possibile arma a portata di mano, mettendolo di fronte a numerose potenzialità inedite e alternative del mezzo televisivo, in un tentativo di sovversione situazionista della programmazione britannica ufficiale e di infrazione dei margini dello status quo. In tal senso gli alfieri della tele-psiche si definivano inizialmente (come udiamo anche nell’intervista che sta a circa metà video) “una video-band di 20-30 unità integrata con la musica, e non un gruppo musicale che fa uso ancillare del video” L’esito finale oscilla tra l’ipnotico e il maccheccazzo? che esorta a continuare la visione, tra la noia più letale e il disturbante (come vedremo, l’atmosfera generale non è delle più accomodanti): cut up burroughsiani, sovrimpressioni plurime che nemmeno Vertov, un uso ingordo del simbolismo più criptico, disturbi e anamorfosi del segnale audiovisivo di ogni sorta, complessi comunicati teorici letti da quel Derek Jarman (qui doppiato fuori synchr, proprio come farà Ghezzi di lì a qualche anno) che tra un lungometraggio e l’altro curerà la regia dei videoclip degli PTV, sedute di dream-machine vanno a formare un collage ad alto potenziale sovversivo e blasfemo, determinato da una manifesta volontà di destabilizzare percettivamente e cognitivamente il fruitore, ispirata da suggestioni sonore, tematiche e visive di Gysin, Burroughs, Leary, Spare e Crowley.
In mezzo a una vis sperimentale più o meno ficcante ed efficace (che si affinerà trovando pieno appagamento e sfogo nel successivo 8 trancemissions 8) le quattro ore dell’operazione si faranno maggiormente ricordare per i flirts col sordido e col morboso, col sensazionalistico e col mortifero tipici del cinéma vérité, spezzando continuamente il flusso di passaggi soporiferi. D’altronde uno dei principali affiliati del Tempio è quell’indomito Monte Cazazza che poco più in là sarà il principale pusher e musicista dei più sconvenienti materiali per True Gore, ed è qui possibile vedere in versione integrale il suo SXXX-80, 10’ ispirati dal gran reame delle malattie veneree, pretesto per sbattere davanti all’obiettivo allucinati momenti di danger-art di muehliano memento che allora impressionarono molti (e che ancora oggi non è che facciano propriamente sorridere). I bizzarri rituali iniziatici del Tempio che aprono la psicotronica traversata mettono subito in chiaro quanto l’interesse per il corpo, la pansessualità e l’adesione a ogni forma di sessualità senza freno né colpa siano fondanti per i suoi membri, affascinati dalla metafisica della fisiologia e dalle numerose variabili del dolore fisico quale veicolo magico per conseguire energia psichica (non va dimenticato che P-Orridge ha un lungo pedigree a base di una scalmanata body-art da far rattrappire Schwartzkogler): vedremo corpi fustigati, percossi, genitali traforati dal piercing (un’incompresa e scioccante pratica che allora era ben lontana dall’essere una moda), carni umiliate dal pissing e scarificate con coltelli che andranno a incidere il logo del T.O.P.Y. e degli PTV (una croce pagana che rimanda anche a una vecchia antenna televisiva), sessioni di bondage estremo, clisteri di sangue e tutto il tralalà di saliva, sperma e mestruo che per il Tempio costituivano i magici sigilli d’accesso. Pur essendo gli adepti tutti consenzienti (e quasi tutti musicisti della stessa area: Rushton dei Coil, David Tibet dei Current 93, Jordi Walls dei Vagina Dentata Organ, Alex Fergusson degli Alternative TV per dirne un paio), la grana sporca delle video-riprese unita a un contenuto simile consorzia suo malgrado il video con l’estetica snuff, e fa sembrare le pratiche di magia cerimoniale vere e proprie torture per i non addetti, per cui non farà stupore apprendere che come sevizie di un rituale satanico verranno equivocate nel programma televisivo Dispatches, ove alcuni figuranti accuseranno di esser stati plagiati e torturati all’interno di messe nere, e anche di sacrificale infanticidio, portando a una vera e propria indagine culminante in una sorta di fatwah che obbligherà P-Orridge a esiliare a Kathmandu prima e in California poi. A posteriori, il video troverà una propria ideale nemesi estetica nel film Hardware di Stanley e nella clip Broken dei Nine Inch Nails, curata dallo stesso Sleazy.
Ma queste scene costituiscono tutto sommato il meno di quanto ci aspetta. Lo scriteriato mad doctor che vediamo nel super8 ribattezzato Castration movie e dai più erroneamente indicato come fake è John Ronald Brown, sedicente medico operante senza alcuna qualifica o licenza, nei garage, nei treni e negli alberghi, tra le Hawaii, l’isola di Santa Lucia, l’Alaska, il Messico e San Diego, che arrivò a effettuare anche fallimentari e catastrofici cambi di sesso. Non si contano il numero di persone che ha lasciato gravemente menomate. Nonostante la sua pessima fama di macellaio incompetente e inetto, avvallata anche dall’interessante documentario The worst doctor in America, era comunque richiesto dai transessuali più poveri che non potevano permettersi di pagare grosse cifre e che in cambio di prestazione medica gratuita diventavano vere e proprie cavie da laboratorio. Nel 1990 venne arrestato per la prima volta e condannato a soli 19 mesi. In seguito a un’amputazione finita male, nel 1998 è stato condannato per omicidio a 15 anni ed è morto in prigione nel 2010 per una brutta polmonite. Al momento dell’arresto sono state trovate in casa centinaia di registrazioni vecchie e nuove delle sue malefatte. Quel che vediamo nel video (i cui reels, a giudicare da auto e abbigliamento visibili, dovrebbero risalire ai tardi anni 70) è il fallace tentativo di innestare una sorta di orgasmatron nel corpo umano per procurare orgasmi a comando tramite stimoli elettrici. Oltre all’innesto di strani elettrodi nelle braccia, il menino de rua coinvolto (molto probabilmente drogato forte, a giudicare dall’espressione ebbra del viso) viene evirato e al posto del pene gli vediamo applicato un rudimentale marchingegno. Resosi conto del mancato funzionamento tramite l’impianto negli organi genitali, decide di innestarlo direttamente nella spina dorsale, ledendola gravemente e, pare, uccidendo il ragazzino-cavia. Pur non essendo propriamente uno snuff, più ancora che nelle riprese dei rituali il super-8 risponde perfettamente a tutto quel che da uno snuff ci si aspetterebbe. Una didascalia ci informa che una copia del video è sotto investigazione dell’FBI. Se da una parte è strano forte, considerato il reato ripreso, che sta sorta di Dr Frankenstein non sia stato arrestato già allora e ci si domanda come una copia del video possa esser finita in mano a P-Orridge e soci, dall’altra, considerata l’epoca delle riprese, la povertà assoluta dei mezzi e l’assoluta mancanza di montaggio è dura poter parlare di ben elaborati effetti speciali.
Oggi che l’establishment televisivo ha avocato a sé e fatta propria ogni possibile meta-forma di sovversione linguistica fino a depotenziarla, la visione di un first transmission è ben poco interessante (e anche assai tediosa) se decontestualizzata dalla sfera teorica, esoterica e diciamo così situazionista e prankster del T.o.p.y. e dei primi Psychic tv che sembra sfottere da una parte tutto quanto dall’altra prende sul serio (e viceversa): se non si è strenui aficionados del loro stratificato immaginario la visione può risultare tutt’al più un bislacco documento inclassificabile, dall’elevato potenziale narcotico. Sulla medesima falsariga, ma col pedale più premuto sull’autopromozione e sulla più grottesca tanatofilia, si muoveranno concomitanti gli SPK con il malfamato video Despair (classe 1982), che oltre a offrire spezzoni live e controculturali scampoli teorici delle attività del gruppo (nelle esibizioni conciato come un combo di boia settecenteschi in mezzo a scarti di macelleria) picchia sodo coniugando naivité sperimentale con infauste scene obitoriali, la più famigerata delle qualiriguarda un misterioso super 8 girato clandestinamente in un obitorio: protagonista un necroforo (di cui scorgiamo solo le mani inguantate) che maneggia una testa mozzata estratta da una conserva in formaldeide e accostandola al pene di un altro cadavere le fa praticare una non proprio edificante e riuscitissima fellatio; dopodiché la testa viene sostituita dalla mano di uno scheletro per mimare un hand-job. Per molti anni non si è mai saputo alcunché sulla provenienza delle riprese, tanto meno sugli autori, e le si sono reputate reali; ma in occasione della riedizione in dvd il portavoce Dominik Guerin (che del video ha detto: “ci stavamo impegnando nel dare forma a un rinascimento estetico basato sulla radicalità audiovisiva e sul terrorismo culturale”) ha placidamente ammesso che sia testa che fallo sono stati modellati con plastilina e cartapesta, e le riprese sono state ideate e realizzate dagli stessi Spk. Tra gli altri magic moments del lotto, un gatto morto i cui occhi e denti vengono pungolati in un’esasperante ralenty con corpi contundenti, una nutrita carrellata di feti deformi, e vere autopsie in un montante climax di sgradevolezza raddoppiata dalla musica non certo celestiale e rilassante della band. Cosa curiosa e assai buffa è che il leader del gruppo Graeme Revell, finirà anni dopo con l’offrire la propria expertise musicale a Hollywood, sfornando un centinaio di colonne sonore di prodotti mainstream (horror e non) come Spawn, Strange days, Il corvo, Sin city, Daredevil, il remake di Distretto 13 e non poche serie tv di rilievo, CSI in primis. L’establishment ha le sue ragioni che l’undergore-hound non comprende.