Referendum Nocturno: The Substance è l’horror dell’anno
Al secondo posto Longlegs. Le motivazioni dei redattori e collaboratori
In una stagione particolarmente importante per l’orrore, col ritorno del genere al cinema, Nocturno ha indetto un referendum tra i suoi redattori e collaboratori per eleggere l’horror dell’anno. La nostra iniziativa si riferisce solo ai film usciti nelle sale italiane nel corso del 2024, escludendo quindi i titoli passati sulle piattaforme, in rete o in arrivo nel 2025. Dopo aver consultalo la nostra redazione, c’è un solo vincitore: The Substance di Coralie Fargeat. Il secondo classificato è Longlegs di Oz Perkins. Al terzo posto MaXXXine di Ti West. Ma ovviamente non ci basta: ai grandi elettori nocturniani abbiamo chiesto una motivazione, secca e concisa, per cui hanno scelto il body horror della Fargeat o l’esoterico di Perkins. Le pubblichiamo di seguito.
Enrico Ferri sceglie The Substance perché è un incubo terrificante, in crescendo e che non ti dà tregua, non lascia scampo e a film finito il terrore è ancora tutto li. Ammantato di una laccatura pop, è il peggio che il futuro ci riserva. Ma… parliamo veramente di futuro o è soltanto il presente?
Matteo Vergani sceglie The Substance perché nel cinema, così come nella vita, esiste sempre un prima e un dopo. Pertanto Coralie Fargeat ha preso gran parte dell’orrore che fu per creare un new horror dopo il quale niente potrà più essere come prima. Un orrore carnale, viscerale, nuovamente materico e capace di varcare la postmodernità con rispetto per i classici, ma con la grinta e la sanguigna forza distruttiva di un cult destinato a vivere ben oltre il consueto istante.
Claudio Gargano sceglie Longlegs: un horror dalle inquietanti implicazioni esoteriche, che flirta con l’immaginario del cinema di possessione, la paura americana del satanismo e col thriller (tra Fincher e Pizzolatto). Realizzato apparentemente con i canoni del cosiddetto elevated horror, ma che riesce a smarcarsene grazie al parossistico e survoltato Nicolas Cage, che interpreta un villain destinato a rimanere stampato nella memoria collettiva, incarnazione di un Male tanto disturbante quanto radicato nella nostra società.
Francesco Belliti sceglie The Substance: un’aura da instant cult e discreti incassi al botteghino sono solo la facciata. E sappiamo benissimo come questo gioiello della Fargeat parli proprio dell’illusione del successo e dell’apparenza sempre più imperante. Nell’epoca dei social, dei filtri e dell’ipocrisia contemporanea riguardo i canoni di bellezza, The Substance è venuto per non fare prigionieri. E sempre usando il linguaggio dell’horror: carne in disfacimento, fantasmi e folle scienza. Difficile, se non impossibile, fare di più.
Emanuele Di Nicola sceglie Longlegs perché The Substance è un capolavoro del nuovo horror, un film che resterà, ma Perkins rischia di finire paradossalmente sottovalutato. Nel suo passo da arty horror, nell’ennesima prova notevole di Maika Monroe, qui anti-scream queen, soprattutto nella maschera diabolica di Nicolas Cage, è uno dei pochi horror che tiene insieme un’inquietudine costante col sottotesto potente: il vero diavolo è dentro la famiglia. Hail Satan.
Maria Eleonora Mollard sceglie The Substance: perché lasciate perdere il body horror, David Cronenberg, l’estetica vaporwave da Tumblr. The Substance ha il merito di portare al suo pubblico un doppio orrore: quello provato in sala e quello che rimane sulla pelle alla fine, la consapevolezza di non poter arrivare a 61 anni in forma come Demi Moore. E mentre la Moore fa la prova della vita sprizzando collagene, non si vedeva un horror con questo potenziale tragicomico, a tratti un celebrity deathmatch, da quel gioiellino di Robert Zemeckis che fu La morte ti fa bella. Il film di Coralie Fargeat è un instant classic destinato a rimanere nella programmazione televisiva con noi, Zemeckis e compagnia cantante.
Luca Aloi sceglie The Substance perché provoca lo sguardo dello spettatore invischiandolo in una visione attraente-respingente che non teme l’eccesso né il ridicolo. Perché è opera densa e radicale che sa essere accessibile e pop, forte di una pregnanza estetica e di un simbolismo tanto esibito quanto efficace: Fargeat gioca spudoratamente a carte scoperte, spinge al limite del parodico la sua satira femminista estenuando sensi e corpi, lontano da cerebralismi e, vivaddio, senza smanie da prestige horror.
Giorgia De Carolis sceglie The Substance perchè è un instant cult che spinge, nonchè ruolo della vita di Demi Moore che, diciamolo, interpreta se stessa. Un horror lento e inesorabile – gore ma anche simbolico – con una trama geniale che riflette sul dualismo donna vera/donna che rispecchia le aspettative della società. Tutto ciò senza il bisogno di etichette o lezioncine retoriche da bambole Mattel.
Marcello Aguidara sceglie The Substance perché, pur pescando dalla tradizione ultradecennale del body horror, ricicla quel linguaggio per parlare di eterna giovinezza, di ossessione dell’immagine, di identità in maniera fresca e piena di idee, confermando ancora una volta quanto l’horror sia una/la chiave per raccontare l’attuale. The Substance è anche una grandiosa festa splatter, che non si fa soffocare dal messaggio sociale, con due attrici che fanno scintille sullo schermo con le loro interpretazioni.
Massimiliano Martiradonna sceglie MaXXXine tra i numerosi horror del 2024 che hanno guardato ad altri linguaggi cinematografici, consapevoli della posizione apicale raggiunta al botteghino, il film di Ti West è quello più consapevole della visione che va a proporre e della creazione di un personaggio complesso, multipolare ma fatto quintessenzialmente di cinema. Mia Goth nell’Olimpo del genere.
Davide Comotti sceglie MaXXXine perché Ti West riesce a raggiungere l’apoteosi della sua trilogia, facendovi confluire tutti gli elementi delle altre due opere con uno stile maturo: il sesso, il sangue, la perversione e lo psicodramma. Ma con MaXXXine il regista, ormai diventato un vero autore, va oltre: perché con la vicenda dipinge un’immagine squallida, bestiale e sanguinaria di Hollywood, lontana dal mito a lungo idealizzato. Non manca neanche una sferzata al puritanesimo e a certe sette che imperversavano all’epoca.
Maria Capozzi sceglie Longlegs perché veramente è un film horror che ha fatto provare sani brividi di paura. E questo non tanto per le pur inquietanti apparizioni del protagonista, un eccezionale Nicolas Cage, ma soprattutto per le riuscitissime atmosfere createsi intorno all’ innevato Oregon tra anni ’70 e ’90, con l’accompagnamento musicale di brani dei T-Rex. Un film mai scontato, in cui una trama molto originale e sicuramente basata sul soprannaturale si snoda con modalità da thriller realistico.
Simone Bisantino sceglie The Substance: Coralie Fargeat riflette sullo sfruttamento del corpo femminile nei media, prende il body horror di Cronenberg e lo frulla con Showgirls e La morte ti fa bella, horror e commedia quindi, ma anche Kubrick e Lynch, confezionando un ibrido “troma-tizzante”. La sua ElizaSue è il nuovo cinema, Carrie e John Merrick ricuciti in un corpo solo, di carne, celluloide e riflessioni post-femministe. Viva la nuova carne di Coralie Fargeat.
A cura di Emanuele Di Nicola e Giorgia De Carolis