Gruppo (attivo) di famiglia in un interno

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Una famiglia francese, della medio-alta borghesia. Benestanti, acculturati. Madre avvocatessa (Valerie Maës), padre con la chierica, abbastanza insignificante (Stephan Hersoen), un nonno vedovo (Yan Brian) e tre figli, Marie (Leïla Denio), Pierre (Nathan Duval) e Roman (Mathias Melloul), il più giovane, un liceale, che osserva e riferisce in prima persona i fatti che lo riguardano e che, di riflesso, riguardano gli altri componenti la famiglia.
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Di porno si muore guardami…

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In occasione dell’uscita di Guardami di Davide Ferrario, nel lontano luglio ’99, l’allora direttore di Nocturno, Andrea Giorgi, si chiedeva: «Se l'immagine hard è sempre esistita perché solo oggi, 102 anni dopo che il cinema è stato ufficialmente inventato, si parla con clamore di porno che esce dal ghetto delle luci rosse? E come si è arrivati a questa estremizzazione di contenuti che è soprattutto estetica? Questione di censura o di limiti del mostrabile? Esigenze di mercato o semplici invenzioni giornalistiche?».
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Curiosando nel letto matrimoniale

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Nella prima metà degli anni Ottanta, nel periodo di massimo splendore del filone horror, interpellato sulla violenza nei film, Jack Nicholson dichiarò: «Se in un film viene tagliata una tetta, tutto va bene. Se quella stessa tetta viene leccata, allora bisogna aspettarsi l’intervento della censura».
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Ici on baise: il sesso alla francese

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La cultura francese, in fatto di eros, è superiore a quella di ogni altro Paese. Con l’eccezione, forse, del solo Giappone. Interrogarsi sul cinema europeo che ha instaurato un rapporto dialettico con la rappresentazione del sesso esplicito all’interno di film non di settore, quindi non hard, implica necessariamente dare ai francesi ciò che spetta loro, cioé quasi tutto.
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Gaspar Noé

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Carne. Enter the Void. È così che Gaspar Noé apre e chiude (per ora) la sua carriera di cineasta erotico, con una relazione ossimorica tra due termini in qualche modo tra loro complementari: la carne, e quindi la materia compatta, dura e granulosa, e il vuoto, sfilacciato, evanescente come la luce, pieno di baluginanti fantasmagorie allucinatorie.
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Dove il sesso vero intercetta l’estremo

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Quello che di fatto doveva essere il tema portante di questo capitolo, ovvero l’innesto della violenza o dell’orrore nell’ambito del cinema con sesso non simulato, si è quasi subito arenato di fronte a due elementi incontrovertibili: in primis, la genericità del tema rischiava di trasformare il tutto in una sorta di asettica lista della spesa di film scandita da “pompino al minuto 22, decapitazione al minuto 33, ammucchiata finale”; in secundis, la considerazione che sul tema la triade Despéntes, Noé e Von Trier ha già detto e mostrato tutto, o quasi.
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