Sex Bomb – Bo Derek
La simbiosi artistica con il marito John, anche suo pigmalione, le vicissitudini erotiche, il patinato di Playboy, i sogni bagnati di una generazione che la desiderava così: nuda & tanta
La simbiosi artistica con il marito John, anche suo pigmalione, le vicissitudini erotiche, il patinato di Playboy, i sogni bagnati di una generazione che la desiderava così: nuda & tanta
«Tutto quello che ho imparato nella vita, l’ho imparato dai cavalli». Brigitte Bardot ha le foche, altre i cani e i gatti. Bo Derek ha i cavalli come amici elettivi. Anzi, di più, maestri di spiritualità e vere e proprie guide filosofiche. Riding Lessons: Everything That Matters In Life I Learned from Horses è il titolo, il “motto”, la divisa che Bo – nata Mary Cathleen Collins, detta Cathy – ha posto sul frontespizio della sua biografia, apparsa nel 2002. Un bel libro, consigliabile. Bo l’ha scritto a 43 anni, ora va per la cinquantina – senza che peraltro le fotografie facciano apprezzare delle differenze – prendendo in considerazione tutti i fatti memorabili della propria esistenza, che cominciarono presto. Sud-californiana, prima di quattro fratelli di padre commerciante e madre parrucchiera – divorziati – incappa poco più che quindicenne nello show business (la mamma pettinava Ann Margret in quel momento, a Las Vegas) e in colui che sarà il suo pigmalione, il suo uomo, marito, amico, amante: il suo altro “tutto”, insieme ai cavalli, John Derek. Lui, Derek, ha trent’anni più di lei, quando si conoscono, a un casting, e da lì scintilla una passione che prenderà poi fuoco su un’isoletta greca. Derek è attore, regista, fotografo. Soprattutto, è il marito delle dive: ha sposato, nell’ordine, Pathi Bears, Ursula Andress e Linda Evans – che gode fama di essere la donna più bella del mondo -, dalla quale divorzia nel 1974, una volta messosi con Bo. Finché morte non vi separi. Per i due vale per davvero, poiché dal giugno 1976 al maggio del 1998, quando lui se ne va per una grave sindrome cardiaca, Derek sarà sempre uno e indivisibile con la giovane moglie. Un quasi quarantenne con una adolescente in America rischiava grosso (statutory rape, è il termine tecnico che identifica quando uno dei due partner è al di sotto dell’età del consenso): così Bo e John si trasferirono in Germania, in attesa che lei diventasse maggiorenne per tornare negli States.
Il primo film di BoDerek non è L’orca assassina, del 1976, ma Fantasies, del 1973. Quello girato in Grecia, a Mykonos, e galeotto dell’amore con John Derek. All’epoca non vide mai la luce – tanto era bello – e lo rispolverarono soltanto otto anni più tardi: dopo Ten, dopo l’esplosione di lei come fenomeno. Di buono c’è solo Bo sedicenne, bellissima, e un po’ Peter Hooten, la cui carriera passerà attraverso i post-atomici e i Vietnam movie italiani. Di male, praticamente tutto il resto. In Killer Whale, invece, la Derek è al seguito dell’equipaggio del folle Richard Harris, novello Achab tallonato per i sette mari da un’orca che vuole vendetta. E l’avrà, tra le altre cose mangiando via una gamba alla povera Bo. Fino a Ten, di Blake Edwards, che la sparerà nella dimensione eterna del desiderio, capelli a treccine e seni dritti come fusi, bruciata dal sole di Acapulco, libero spinello e scopate a tempo di bolero di Ravel – il massimo! –, la carriera della Derek è notabile piuttosto per quel che lascia che per ciò che prende. Il leading role in King Kong di De Laurentiis, a favore di Jessica Lange, e quello della prostituta-minorenne di Taxi Driver, a vantaggio di Jodie Foster.
L’estate di Bo Derek è 10; sono anche quel pugno di pellicole che il marito le cuce addosso (Bolero Extasy, Tarzan) con sprezzo totale non tanto del ridicolo, quanto dell’erotismo, che rimase sempre, purtroppo, il convitato di pietra a questi banchetti cinematografic; sono i servizi posati per Playboy, a firma dell’onnipresente coniuge, che di ritrarre le mogli per Hugh Heffner l’aveva per vizio, da quel celeberrimo “nudo con oca” (1965) di Ursula Andress. Il piccante della biografia non lo si riassume. Leggetevi Riding Lessons per scoprire, ad esempio, i retroscena di quell’hard non hard che John Derek (con Bo) diresse e produsse, Love You, la cui protagonista Annette Haven confluì con altri performer a luci rosse nella scena dell’orgia che Dudley Moore, in Ten, spiava morbosamente col telescopio nella casa del dirimpettaio porcone.
Bo ha girato una trentina di film a tutt’oggi, più un numero imprecisato di soap. L’ultimo impegno, in un horror dal titolo Web Cam, una storia di morte on demand, diretta da Antoni Sole. Spigolando tra questi film per la tv via cavo, straight to video eccetera, c’è persino il rischio che qualcosa di buono salti fuori, tipo Bella da morire, Frozen With Fear o Woman of Desire diretto da Robert Ginty. Di solito, le toccava la parte della bella moglie vittima di nefasti complotti, la bionda in pericolo. Qualche volta s’è buttata anche negli action, tipo Sunstorm. è allunata – nella parte di se stessa – anche nel cinema italiano, alla corte dei Vanzina, nel cinepanettone Sognando la California, cosa che per un’attrice americana cela il senso della catastrofe. Minimalità, comunque, ininfluenti ai sensi dell’aggiungere o levare qualcosa alla donna che è stata e continua a essere nel linguaggio comune il paragone antonomastico e il paradigma più immediato di una superiore bellezza femminile: «Quanto le daresti da 1 a 10?»; «11».