Star Wars Chronicles: 1979-1983
Un’epopea cinematografica intergalattica lunga quarant’anni: 1979-1983
Il periodo successivo all’uscita di Guerre stellari e al suo trionfo planetario vede George Lucas impegnato su più fronti. Subito risulta chiaro che non si tratta solo di un successo cinematografico. Non siamo ancora in piena “Star Wars mania”, ma l’incredibile riscontro alza immediatamente le aspettative circa uno scontato secondo episodio. Per il cineasta troppe sono, però, le preoccupazioni, specie produttive, in un momento in cui occorre concentrarsi soprattutto sull’ottimizzazione del budget (raddoppiato rispetto al primo episodio, ma ancora modesto) e la resa massima degli effetti speciali. Gli interessi principali di Lucas sono la ILM, il merchandising, la distribuzione, il desiderio di svincolarsi il più possibile dalla Major di riferimento, che pone non pochi paletti finanziari. Per non perdere tempo, decide a sorpresa di non dirigere e non sceneggiare il secondo capitolo, vale a dire L’impero colpisce ancora, che nella sua concezione definitiva sarà, invece, intitolato Star Wars: Episodio V – L’impero colpisce ancora. Per il copione viene contattata Leigh Brackett, scrittrice di fantascienza e storica collaboratrice di Howard Hawks per titoli eterni quali Un dollaro d’onore (Rio Bravo, 1959) e Il grande sonno (The Big Sleep, 1946). Per Lucas, Leigh rappresenta la ricomposizione ideale con la Hollywood classica dopo che proprio lui, con Guerre stellari, aveva aperto il fronte più moderno dell’industria del cinema. La Breckett deve comunque lavorare partendo dal rigido schema lucasiano, cosa che crea non pochi problemi tra i due. Soprattutto, si ammala di cancro durante la stesura e per questo le viene affiancato un giovane di belle speranze, Lawrence Kasdan. Alla fine la sceneggiatura sarà firmata da Breckett e Kasdan. Come regista, scelse invece Irvin Kershner dopo avere visto Gli occhi di Laura Mars (Eyes of Laura Mars, 1978), il thriller scritto da John Carpenter con Faye Dunaway. Le riprese cominciarono il 5 marzo 1979 e terminarono il 24 settembre 1979. Le location meravigliose di inizio film, tra ghiacci e nevi, sono in Norvegia, e le comparse le interpretano uomini della protezione civile norvegese di solito impiegati nei salvataggi. L’impero colpisce ancora incassa solo negli Stati Uniti, dove viene distribuito dal 21 maggio 1980, 290 milioni di dollari, 538 milioni worldwide, e già si pensa al capitolo 3 (o 6…).
In concomitanza con Il ritorno dello Jedi prende forma il progetto definitivo della saga di Star Wars. Dopo un primo titolo di lavorazione (Revenge of the Jedi), accantonato perché la vendetta non può essere un sentimento Jedi, Lucas comincia a far circolare un trattamento intitolato esplicitamente Star Wars: Episode VI – Return of the Jedi. Tra L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi molte cose accadono. Prima di tutto, il cineasta capisce che per avere il controllo su tutta la baracca, sempre più impressionante per via del suo “universo espanso” multimediale (detto Expanded Universe, fatto di approfondimenti e pubblicazioni; il relativo merchandise di gadget e giochi ha entusiasmato i collezionisti e fruttato ancora più entrate delle stesse opere filmiche) deve delegare ancora una volta la regia, e la scelta cade sull’anonimo regista gallese Richard Marquand. Aveva pensato a Spielberg (dopo che David Lynch rifiutò una prima proposta perché preoccupato delle ingerenze del produttore-padre-padrone), ma nel frattempo si era consumata la sua rottura drastica con il sindacato dei registi di Hollywood, al quale invece l’amico Steven continuava a essere iscritto. Per non creare problemi cercò quindi un director non americano. Secondo Irvin Kershner, il cast non accettò mai Marquand, rendendogli la vita difficile e costringendo Lucas a dirigere parecchie scene in prima persona, circostanza però negata da quest’ultimo che, anzi, nell’extra del dvd si dice contento del lavoro del collega. Costato 32 milioni di dollari, il film viene girato tra il gennaio e il maggio 1982 per la prima volta tutto in California, tranne che per qualche interno in Inghilterra. Alla fine incassa 475 milioni di dollari. Nell’epilogo della versione recente Sebastian Shaw è sostituito da Christensen.