Star Wars esperimenti
La saga di George Lucas e il suo Universo Espanso, tra romanzi, cartoni animate, serie tv, spin-off, videogiochi...
Star Wars Holiday Special e film sugli Ewoks
Lo Star Wars perduto… o meglio: nascosto. Sono le prime produzioni extra-film della Saga, in televisione. E, ovviamente, si perde tutto il fascino cinematografico della Trilogia Classica. L’Holiday Special del 1978, pur baciato dall’intero cast originale, ha la famiglia wookiee di Chewbacca (sic!) che lo riduce all’imbarazzo estremo; i due film sugli Ewok, Star Wars: L’avventura degli Ewoks (1984, The Ewok Adventure) e Star Wars: Il ritorno degli Ewoks (1985, Ewoks: The Battle for Endor), sono poco più che sceneggiati con orsetti in una foresta.
Serie a cartoni animati di Tartakovsky
Le Clone Wars tra il 2003 e il 2005
Lucas voleva un Guerre Stellari più adatto alla nuova generazione di spettatori – probabilmente anche per recuperare il seguito tra i giovanissimi “perso” dopo l’inevitabile tragedia dell’ultimo Episodio III. Clone Wars è il risultato: una serie tv in animazione tradizionale che, pur con un target infantile, rimane originale e visionaria (per i fan anche più dei film lucasiani della Nuova Trilogia) grazie al genio dell’autore, il russo-americano Genndy Tartakovsky di Samurai Jack. Ambientata dopo L’attacco dei cloni, narra le vicende dei Jedi e dei Separatisti durante le leggendarie Guerre dei Cloni: dopo la citazione dell’Obi-Wan Kenobi di Alec Guinness, datata 1977, le vediamo qui per la prima volta. Sono tre stagioni per un totale di 25 episodi; i primi venti sono di tre minuti (stagioni 1 e 2, in seguito raccolte nel Volume 1), i rimanenti cinque durano dai 12 ai 15 minuti (stagione 3, poi Volume 2). Vengono introdotti la Sith Asajj Ventress e il cacciatore di taglie Durge. Trasmessa da Cartoon Network (anche in Italia) dal novembre 2003 al marzo 2005, è semplicemente il miglior prodotto televisivo starwarsiano mai realizzato: ironia, personaggi e idee, il tutto raccontato con il necessario ritmo… Proprio quello che abbondava nella Trilogia Classica e latitava nei Prequel. Non a caso la serie ha vinto due Emmy (2004 e 2005) come Miglior miniserie animata.
Serie a cartoni animati delle Clone Wars
Da Tartakovsky giungiamo al Dave Filoni dell’anime Avatar: è sempre Star Wars animato per la televisione, sono sempre le Guerre dei Cloni ambientate nei tre anni narrativi tra l’Episodio II e il III; ma dal 2D “infantile” passiamo alla computer grafica 3D “adolescenziale”, dall’esperimento passiamo alla grande opera. Il risultato, da ottimo, diviene molto buono – secondo i fan, comunque, sempre meglio dei risultati raggiunti dalla Nuova Trilogia… L’introduzione è affidata all’omonimo, nonostante tutto divertente, lungometraggio del 15 agosto 2008 (a tutti gli effetti il “settimo episodio” di Star Wars). Da lì nasce, nell’ottobre 2008, un vasto serial che Filoni, su indicazioni di Lucas, sviluppa autonomamente in per ora quattro stagioni di 22 episodi ciascuna (durata classica) per Cartoon Network; è annunciato un totale di cinque stagioni. Appare un’importante protagonista extra-film: la Padawan Jedi Ahsoka Tano; nonostante la sua assurdità concettuale (è l’allieva del giovane Anakin, mai vista nel seguente film La vendetta dei Sith!?), la simpatica ragazza aliena introduce un arco narrativo inedito e interessante, che ci fa ricordare con chiarezza lo spirito scanzonato, bigger than life e innovativo della Trilogia Classica. Possiamo dire che le Clone Wars sono il Guerre Stellari moderno: indietro non si torna più.
Breve focus sull’expanded letterario che è immenso, ma al quale ci riferiamo solo con L’Ombra dell’Impero e L’Erede dell’Impero.
In quelli che alcuni appassionati definiscono “anni bui” (cioè quel lunghissimo intervallo di tempo tra la Trilogia Classica e la Nuova, prima di internet e prima che iniziassero a circolare voci su La minaccia fantasma) vere e proprie boccate di ossigeno erano le produzioni letterarie di quello che è stato definito Expanded Universe: cioè romanzi ambientanti nel mondo di Star Wars la cui trama non apportava modifiche alla linea temporale definita dai film di Lucas. Ne riportiamo due significativi esempi.
Il primo è la trilogia di Timothy Zahn composta da L’erede dell’Impero (1991), Sfida alla Nuova Repubblica (1992) e L’ultima missione (1993), posteriori alla Trilogia. Citiamo questi romanzi perché ripercorrono, come struttura narrativa, i tre Episodi starwarsiani con tanto di seconda parte cupa, nella quale la Nuova Repubblica, non più Ribellione, rischia di soccombere sotto gli attacchi di un villain di tutto rispetto: il Grand’Ammiraglio Thrawn.
Il secondo esempio è L’ombra dell’Impero (1996), uscito dalla penna di Steve Perry. A differenza di molti suoi simili dell’epoca è ambientato in piena Trilogia, tra Una nuova speranza e L’Impero colpisce ancora. Grande merito di questo libro è di mostrare che la Galassia non è solo Ribellione e Impero, ma ci sono altri poteri forti, incarnati qui dal Sole Nero e dal Principe Xizor. Oltre che presentare una magnifica analisi del principale personaggio starwarsiano: Darth Vader.
L’universo letterario è vastissimo e, seppure mai totalmente riconosciuto da Lucas, ha di sicuro influenzato il suo lavoro sulla Nuova Trilogia. E l’espansione continua!
Breve focus sul mondo dei videogiochi da X-Wing a The Old Republic
Era il 1993 quando la LucasArts, casa di produzione di videogiochi, decise di varare il primo simulatore di volo spaziale ambientato proprio nell’Universo di Star Wars, precisamente poco prima di Una nuova speranza. Pilotare i caccia ribelli, nonostante una certa difficoltà di gioco, era un modo per far continuare a vivere la magia di Star Wars. Il tentativo riuscì talmente che X-Wing diede il via a una lunga serie di simulatori, tutti molto premiati dai videogiocatori. La cosa interessante era lo sviluppo della trama che, parallelamente a una bellissima dinamica di gioco, arricchiva in modo molto credibile l’Universo. L’ultimo nato è The Old Republic che, sfruttando l’universo creato grazie a diversi altri titoli, si butta nel mondo del MMORPG dopo il riuscito a metà Galaxies. Insomma, anche se la linea temporale cinematografica pare esaurita, il mondo di Star Wars si evolve, nel futuro e nel passato (The Old Republic è ambientato tremilacinquecento anni prima di Una nuova speranza) sugli schermi dei giocatori di mezzo mondo.
Breve focus sui Comics con riferimento a Dark Empire e la serie di fumetti sui Sith e sui Jedi della Vecchia Repubblica
«Star Wars sono io quando avevo dieci anni e divoravo le mie collezioni di fumetti», firmato George Lucas. Tanto per dire della parentela. La produzione è enorme e in continua crescita. Citiamo, nel marasma, le due perle targate Dark Horse: Dark Empire (1991), versione davvero dark del Luke Skywalker post-Ritorno dello Jedi, firmata Tom Veitch & Cam Kennedy; e Tales of the Jedi – Le cronache Jedi (1994/1997), sette volumi che narrano la Grande Guerra Sith (3.996 prima della Battaglia di Yavin) e la Grande Guerra Iperspaziale (5.000 PBY), le fonti più antiche dell’Universo di SW… in salsa Lord of the Rings.
Il gioco di ruolo nell’ottica di una storia che continua al di là dei canali ufficiali
Nel 1987 viene prodotto il primo gioco di ruolo ambientato nell’Universo di Star Wars, successivamente aggiornato con regolarità seguendo mode ludiche e ampliamenti cinematografici del tema. Solo due note sul genere: si tratta di un gioco da tavolo che prevede la partecipazione di tutti i giocatori a creare una storia dinamica, cioè a raccontarla e interagire con essa contribuendo, di fatto, ad ampliare in modo del tutto arbitrario (e ovviamente relegato alle pareti di casa) il mondo di riferimento. Viene garantita, almeno nel cuore degli appassionati, l’immortalità certa della Saga delle saghe – con trame e personaggi originali, creati dai giocatori, la cui qualità varia a seconda della loro “pertinenza” a Star Wars, ovviamente: chi più ne sa di Jedi e Sith, meglio li crea, interpreta e gioca.
Droids ed Ewoks, due serie animate della metà degli anni ‘80
Droids sono le (belle) avventure animate per bambini di C-3PO e R2-D2 tra Episodio III ed Episodio IV, 13 episodi vintage dal 1984 all’86. Ewoks fu più lunga: gli orsetti purtroppo dominavano nell’allora immaginario infantile; due stagioni e 26 episodi animati dal 1985 all’86 per raccontare le avventure di Wicket W. Warrick prima della Battaglia di Endor di Episodio VI… niente meno.
Adattamenti radiofonici dei primi anni Ottanta
Esistono tre adattamenti radiofonici ufficiali della Trilogia Classica: Una nuova speranza (1981), L’Impero colpisce ancora (1983) e Il ritorno dello Jedi (1996). Basati sulle sceneggiature originali e soprattutto sulle relative novelization narrative, sono un magnifico approfondimento dell’opera stellare, ma non solo: un’emozionante rinarrazione fonetica, con tanto di musiche di John Williams, suoni di Ben Burtt e voci di Mark “Luke” Hamill, Anthony “3PO” Daniels, Billy Dee “Lando” Williams. Il resto è affidato a un grande scrittore di genere come Brian Daley e a ottimi caratteristi, che per l’allora radio pubblica americana sfornarono un prodotto irrinunciabile per ogni fan starwarsiano che si rispetti (c’è da dire che l’ultimo Episodio VI, purtroppo, subì un forte taglio di fondi e creatività). Ascoltare il racconto radiofonico dell’attacco ribelle alla Morte Nera su Yavin è assolutamente da brividi; e abbondano aggiunte o variazioni alla stranota trama.
Rumors sulla serie tv tra Ep. III ed Ep. IV in futura/probabile/desiderabile realizzazione
Star Wars: Underworld è il titolo di lavoro per l’attesissima serie televisiva live action ambientata tra Episodio III ed Episodio IV. L’annuncio di Lucas risale addirittura al 2005: da allora se ne discute e basta. Gira voce che vedremo l’Impero aumentare il suo potere nella Galassia, a confronto con vari boss della malavita e i loro tirapiedi a Coruscant. Sono attesi un’infinità di personaggi filmici in versione giovane o alternativa (in primis Boba Fett, ma noi vogliamo Han e Vader). Il produttore Rick McCallum dice che sarà tipo Il padrino in versione Space Opera; Lucas millanta un potenziale di centinaia di episodi di un’ora ciascuno, di cui 50 già sceneggiati! Ma il progetto è sospeso perché “troppo costoso, per un mondo televisivo ora dominato dal realismo”. Vabbè.
Turkish Star Wars
Nel 1982 il regista turco Çetin İnan e il connazionale Cüneyt Arkın (attore e sceneggiatore) si impegnarono nella pellicola a basso costo The Man Who Saves the World poi conosciuto come Turkish Star Wars. La pellicola inizia mescolando scene di repertorio sui viaggi spaziali di Usa e Urss e attingendo poi a piene mani da spezzoni di Guerre Stellari: se inizialmente appaiono piuttosto pretestuosi per l’introduzione della pellicola, poi vengono utilizzati in modo massivo (e assolutamente apocrifo) come veri e propri stratagemmi narrativi. La trama, possiamo dirlo, non è proprio un mostro di coerenza così come la recitazione degli attori. Anche la colonna sonora attinse a piene mani da altre pellicole. Inutile dire che in America non venne mai distribuito.
Balle spaziali
Nel 1987 il genio comico di Mel Brooks decide di sferrare un micidiale colpo alle parodie cinematografiche incrociando i guantoni proprio con la Saga delle saghe e confeziona quella che non esitiamo a definire la parodia perfetta: Balle spaziali (Spaceballs in inglese). La pellicola, nel suo intento di dissacrante omaggio (ma non solo a Star Wars, anche ad Alien, Lo squalo, 2001: Odissea nello spazio, Il pianeta delle scimmie…), è semplicemente geniale. Il cast funziona e le situazioni ancora di più: battute e dinamiche tra i personaggi ripetono, in un contesto demenziale, lo stesso equilibrio che l’originale Star Wars aveva. La fuga della principessa, le enormi astronavi dell’Impero, lo Sforzo e il pianeta Druidia: un collante unico nella sua apparente leggerezza. In più il doppiaggio illuminato del veterano Manlio de Angelis reinventa molti dei doppi sensi tarati per un pubblico americano, ma che trovano ben più che una semplice dignità anche in italiano.
I Griffin e Star Wars: Blue Harvest
A partire dal settembre del 2007 anche le serie televisive di animazione (ma definire I Griffin una semplice serie di animazione appare comunque un po’ riduttivo) hanno omaggiato Star Wars con una serie di parodie. Come accennato, è questo il caso dei Griffin (Family Guy), serie nata nel 1999 dalla folgorante penna di Seth MacFarlane. E lo fanno, proprio in occasione del trentesimo anniversario della saga, con Blue Harvest, trasposizione fedele, sintetica e in perfetto stile MacFarlane di Star Wars: A New Hope. Blue Harvest, appunto, un esplicito richiamo al falso titolo di quello che poi sarebbe diventato Il ritorno dello Jedi. Il formato dell’episodio oltre a essere più lungo del normale, diventa un cliché per quelli che saranno i due successivi omaggi a Star Wars: un black out a casa Griffin costringe Peter a raccontare di qualcosa che succedeva “Tanto tempo, fa in una galassia lontana, lontana…”. Inutile dire che l’universo narrato da Peter Griffin ha qualche devianza apocrifa: così è la star del basket Magic Johnson a spiegare come dovrà svolgersi l’attacco alla Morte Nera ed è attraverso un vortice temporale del Doctor Who che il Millennium Falcon sfugge alla morsa degli Star Destroyer imperiali. A Blue Harvest hanno fatto seguito Something, Something, Something, Dark Side (2009) e It’s a Trap (2011), che completano la rivisitazione della Trilogia Classica.