L’inferno verde e i cannibali rossi

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Il film di Eli Roth, che, rispetto ai predecessori del genere cannibalico, salta dall’altra parte dell’abisso: i suoi indigeni antropofagi si prendono tutto il tempo necessario per preparare e poi per degustare le pietanze umane, e le morti sono tutte scioccanti, non toppa su una che sia una, il buon Eli.
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Eli Roth incontra Ruggero Deodato

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Ruggero Deodato ed Eli Roth. Il Padre e il Figlio. Lo Spirito Santo è il cannibalismo – l’ousia cannibalica avrebbero detto i teologi medievali – che salda tra loro il regista dell’immortale Cannibal Holocaust e quello di The Green Inferno, che era poi sia il titolo di lavorazione del primo film a base antopofaga di Deodato, Ultimo mondo cannibale, sia il titolo del film nel film di Cannibal Holocaust.
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Intervista a Umberto Lenzi

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Il primo film cannibalico che lei ha diretto, anche se può considerarsi un esperimento atipico rispetto ai canovacci sviluppati in seguito, risale al 1972 e si intitola Il paese del sesso selvaggio... Per la verità, l’idea di fare questo film venne ai produttori Rossi e Assonitis e si ispirava a racconti di giungla e di riti tribali che erano stati suggeriti dalla scrittrice Emmanuelle Arsan.
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Ruggero Deodato & Eli Roth

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Tutta la verità sul rapporto tra il regista di Cannibal Holocaust, Ruggero Deodato, e il regista di The Green Inferno, Eli Roth, che i male informati vorrebbero nemici per la pelle. Noi vi dimostriamo che non è affatto così…
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La settima arte: dolce mattatoio

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Quando uscì in sala Baària, di Giuseppe Tornatore, più che per le nomination all’Oscar il film fece parlare di sé per la polemica con la LAV (Lega Anti Vivisezione), che denunciò una scena in cui un bovino viene sgozzato veramente ad uso e consumo della ripresa. Addirittura Claudia Endrigo, figlia del cantante Sergio, dichiarò che
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Ciak… si muore!

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Lo scenario prevede che la vittima, posta dinanzi a una macchina da presa, subisca sevizie e abusi fino al raggiungimento del suo reale decesso.
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