Salò, ultimo girone: prima sessione

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Una struttura “matematica” è decisamente ravvisabile nel modo in cui le torture vengono scandite in Salò . Essa si basa sul ritorno costante e ossessivo del numero 4. Quattro sono le sessioni di morte, quattro i carnefici, quattro le vittime che di volta in volta patiscono le sevizie, quattro gli assistenti dei torturatori.
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Ciak… si muore!

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Lo scenario prevede che la vittima, posta dinanzi a una macchina da presa, subisca sevizie e abusi fino al raggiungimento del suo reale decesso.
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Lo Splat Pack

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Nel tentativo di codificare il cinema horror del nuovo millennio il gaio Alan Jones su Total Film si è inventato il termine splat-pack per indicare quelli che, a suo dire, sarebbero i nomi di spicco del torture porn (ma conoscendo Alan, il termine “torture porn” non me lo passerebbe proprio!). Della fratellanza farebbero parte: Eli Roth (e ci siamo), James Wan e Derren Lynn Bousman (la saga di Saw) , Rob Zombie (ça va sans dire), Greg McLean (Wolf Creek, volendo… prendendola alla larga), Alexande Aja (Alta tensione) e Neil Marshall (The Descent).
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Il Torture come cifra stilistica

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Dall’epoca del suo boom, il tema della tortura ha spesso finito per coincidere con quello del revenge-movie, elevando quindi il prodotto a qualcosa di diverso dalla semplice esposizione di sangue e budella nei modi più bizzarri e variegati possibile.
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