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Diabolik e i cinecomics italiani
La cinematografia del nuovo millennio ha visto proliferare il filone dei cinecomics oltreoceano, ultimo dei quali Venom, ma l’Italia, dal canto suo, nonostante possa vantare un patrimonio fumettistico come pochi altri al mondo, non è mai riuscita a dare grande continuità su grande e piccolo schermo ai suoi eroi di carta e inchiostro. Ci hanno
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Adolfo Lastretti, cattivo per eccellenza
Adolfo Lastretti aveva una di quelle facce che non si dimenticano. Un viso da duro che è servito perfettamente alla causa di moltissimi film di genere italiani. L’elenco è goloso, da Fulci a Lenzi, da Caiano a Cavara, da Lattuada a Gaburro. Lavorò molto anche in Francia, in grandi polar interpretati dal suo amico Alian Delon. Lastretti non
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Umberto Lenzi: Rest in Peace
C’era solo un altro regista al mondo che portava occhiali più grandi di quelli di Umberto Lenzi, ed era George A. Romero, anch’egli mancato qualche mese fa, in questo 2017 falcidiante la vecchia guardia. Lenzi. Credo di essere l’ultimo su questa Terra a poter fare il suo elogio. O meglio, a risultare credibile facendo il
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Michael Cimino
Tante cose sono state dette su Michael Cimino, forse troppe. Ipertrofico, talentuoso, poco intelligente, reazionario, razzista. Un pugno di film quello che effettivamente sedimenta sul fondo del patrimonio cinematografico di ognuno, una poetica, un senso. A patto che se ne sappia cogliere l’essenza. Michael Cimino è regista di perdita, solitudine, di paventata armonia sociale, e questo
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L’inferno verde e i cannibali rossi
Il film di Eli Roth, che, rispetto ai predecessori del genere cannibalico, salta dall’altra parte dell’abisso: i suoi indigeni antropofagi si prendono tutto il tempo necessario per preparare e poi per degustare le pietanze umane, e le morti sono tutte scioccanti, non toppa su una che sia una, il buon Eli.
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