Tallinn Nera

Nocturno va al Tallinn Black Nights Film Festival: l'introduzione
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Al via con la 28esima edizione del Tallinn Black Nights Film Festival (PÖFF, 8-24 novembre 2024) che prevede 185 film, 3 sub-festival (Children and Youth con 51 film), i corti (240 opere) e da quest’anno per i documentari il Doc@PÖFF. Come ogni anno il PÖFF ha un focus su un paese diverso: quest’anno è la Georgia, con un programma che omaggia i registi indipendenti e i valori della libertà e della democrazia. Il programma, in cinque parti, è chiamato Flowers Are Not Silent, Independent Voices from Georgia: A Spotlight on Georgian Cinema. In collaborazione col Georgian Film Institute il programma inizia con la prima mondiale Air Blue Silk di Irene Jordania fino a Mother and Daughter, or The Night Is Never Complete della regista di 96 anni Lana Gogoberidze.

Se la sezione georgiana promette un occhio di attenzione tra il femminismo di Some Interviews in Personal Matters, vecchio film della Gogoberidze, e il mondo dei disadattati di Electricity e Blueberry Dreams, alcuni dei film in competizione sono un sogno bagnato per noi nocturniani in bilico o completo mash-up tra genere noir, thriller, sci- fi, revenge e horror. Dai cieli infiniti della Mongolia Silent City Driver, dove un uomo solitario, un autista decide di reagire a un mondo brutale dopo avere assistito all’ennesima ingiustizia; poi c’è il thriller nordico The Exalted, che con la camera a mano segue la vita di Anna crollare pezzo per pezzo dopo lo strano arresto del compagno; Buzzheart (Denis Iliadis) che con un horror mischiato alla commedia noir racconta di dove ci si può spingere per amore, in una cena folle, dentro un gioco al massacro con la famiglia disfunzionale della propria amata; e ancora, la storia del poeta Juhan Liiv che trasforma la sua vita stessa in un incubo, teso come un thriller, perché nelle sue poesie sognava la liberazione dall’Impero russo alla fine dell’Ottocento; The Loop, dalla Corea un film che non vuole fare prigionieri sulla brutalità della violenza che tutti abbiamo imparato a conoscere fin da bambini, a scuola o a casa poco importa, non se ne uscirà mai vivi dalla dicotomia bullo e vittima; e poi Seed of the Desert che ci propone una storia d’amore, violenza e libertà in una Colombia distopica e sci-fi, una coming of age of the road. E poi come dimenticare Mika Kaurismäki col suo nuovo film. Avranas con Quiet Life e alcuni italiani tra cui The Boy with Pink Pants che ha suscitato indegne perplessità in Italia, quando Margherita Ferri ha voluto ricordare la storia di Andrea Spezzacatene, il ragazzo di 15 anni che si suicidò per il cyberbullismo per la sua omosessualità.

Mentre le sezioni collaterali hanno già iniziato a intrattenere critici e pubblico non mancano le polemiche. Il pomo della discordia è Deaf Lovers di Boris Guts che in queste ore fa parlare sia dai russi che ucraini. L’opera di Guts, che non è stata finanziata dalla Federazione russa, è un progetto indipendente al 100% (tra l’altro il regista vive in Serbia da quando c’è stata l’escalation tra Russia-Ucraina) e, ciononostante, verrà spostato dal programma Standing with the Ucraine per sedare gli animi. Deaf Lovers è la storia d’amore che ha come sfondo il teatro di guerra Russia-Ucraina, dove questi redivivi Romeo e Giulietta vivono la loro storia in modo tormentato (lui russo, lei ucraina). Un film a basso budget che non vuole essere, come il precedente di Guts, a favore della violenza insensata.

Nel caso non vi bastassero questi e altri titoli che copriremo, state pur certi che tra polemiche (senza che nessuno abbia ancora visto i suddetti film) e le pagine quotidiane di cronaca nera, ci sono motivi per cui avere paura e spaventarsi. Buon festival a tutti.

IL PROGRAMMA INTEGRALE