The Devil and Father Amorth
2017
The Devil and Father Amorth è un documentario del 2017, diretto da William Friedkin
Se il regista di The Devil and Father Amorth non fosse stato William Friedkin, il papà del mitico candidato a dieci Oscar The Exorcxist del 1973, questo docu-film non sarebbe passato, forse, neppure su qualche tv privata. È lo stesso Friedkin a condurre il gioco: da Roma, dove il regista incontra padre padre Gabriele Amorth il 5 aprile del 2016 (“alle 9 in punto”, s’era raccomandato il più noto cacciatore di diavoli di questo secolo); a Cottage City nel Maryland (Usa) dove s’erano svolti gli strani fenomeni di possessione sulla base dei quali Blatty scrisse The Exorcist da cui Friedkin trasse il film; a vari ospedali americani dove il cineasta intervista sul tema “possessioni” eminenti neurologi e lo stesso vescovo di Los Angeles. Il vero fulcro del documentario, però, non è tanto padre Amorth quanto tal Cristina, architetta romana indemoniata, cronica “paziente” di Amorth che, come in tutti gli horror che si rispettino si libera dei demoni (89 per la precisione) solo apparentemente mentre, in realtà, i satanassi restano probabilmente dentro di lei pronti a farla urlare contro ogni tentativo di liberarla.
Di cose interessanti ce ne sono: il racconto della militanza di Amorth giovanetto nelle file partigiane; il suo senso dell’humour a base di linguacce e maramao nei confronti di Belzebù che contrastano con il forbito latino della de-satanizzazione (“Decede! Decede!”); la sua festa di compleanno con tanto di torta, candeline e cori organizzata dai suoi adepti un minuto dopo il termine di un esorcismo; l’intervista di Friedkin all’inquietante Blatty (scomparso quest’anno e al quale è dedicato il film). Ciò che, invece, avrebbe dovuto essere il “cuore” del documentario, ovvero la scena dell’esorcismo di Amorth (scomparso pure lui nel 2016) su Cristina, è tinta da toni di squallore e sottocultura da giornaletto di parrocchia: in una sala dove campeggiano ritratti dei papi sorridenti (Francesco compreso) e una pletora di beghine e parenti della “vittima”, Amorth recita le sue frasi salvifiche con voce impastata probabilmente a causa di un ictus che gli ha deformato il volto, mentre Cristina, seduta su una poltrona rossa e bloccata da tre energumeni trucidi, stile Ennio Antonelli (uno è il fidanzato, gli altri, si presume, parenti), prima annuisce alle preci di Amorth poi d’improvviso comincia a urlare come un maiale sgozzato, a digrignare i denti e inneggiare a Satana.
Insomma ciò che manca in The Devil and Father Amorth, al di là delle interviste ai luminari della neurologia che dovrebbero rappresentare “la ragione”, ma di fatto non prendono granché posizione, è un minimo di profondità di campo: chi è veramente questa Cristina, qual è il suo background, perché i 500.000 italiani esorcizzati annui (dati Friedkin) appartengono a classi sociali poco acculturate, qual è veramente la posizione del Vaticano su Amorth? Tutto ciò manca e il docu-film di un grande regista finisce per trasformarsi, piano piano, in un servizio da tv religiosa. Con il sospetto, fra l’altro, che gli indemoniati siano stati retribuiti.