La fame a Gomorra
Il motore dell’azione nella serie che spopola in tv
Ciò che emerge nel dispiegamento di Gomorra – La serie 2, giunta all’ottava puntata della seconda stagione, è la fame. La fame muove, decide e determina le azioni dei grandi e piccoli boss che si susseguono e compongono la storia. Il teaser indica in modo semplice e veloce le linee guida della nuova stagione: quattro uomini, quattro boss, che si scontrano e si battono per il successo, i soldi e il potere. Quattro figure diverse: il vecchio boss (determinato a non abdicare e passare la mano); il figlio del boss (determinato a sostituire il padre e a prendersi la testa del potere); il boss emergente e rivale del vecchio boss (che si trova adesso a ricoprire il ruolo di capo indiscusso) e colui che non è mai stato boss ma attraverso rocambolesche e “cardiopatiche” azioni che lo consacrano all’immortalità vuole arrivare in cima.
La conquista del potere di questi quattro passa, però, attraverso la fame. La fame dei componenti dell’alleanza: Chanel, Il principe, ‘O Nano e ‘O Track; passa per la fame dei loro soldati, coloro che obbediscono agli ordini dei superiori, che controllano le piazze di spaccio, coloro che ne dividono i proventi. Lo scettro del potere verrà acquisito da chi riuscirà meglio a comprendere e soddisfare la fame dell’esercito e del popolo di Gomorra. Roberto Saviano (coadiuvato da Sollima, Comencini, Bises e Fasoli) ci mostra la struttura della malavita, il suo codice, le sue leggi, il suo funzionamento. Una frase della soundtrack che chiude le puntate recita, in uno dei suoi versi: «N’è per nuje, ma pe’ creature» (“Non è per noi ma per i bambini”), svelando un duro principio che sta alla base della fiction (e non): tutti i personaggi coinvolti nell’universo Gomorra, non solo le “star”, hanno una vita “normale”, una famiglia, figli da crescere, soffrono la miseria e sono pronti, nel caso del track (A zucculella del vico) a ribellarsi ai grandi boss che non sentono più questa fame. Il parallelo con i corleonesi che ribaltarono Cosa Nostra di Palermo, intoccabile e sicura, allettata negli allori e nelle opere d’arte collezionate dal suo boss Stefano Bontade, viene subito in mente. Sono pronti a tradire, a commettere efferatezze per salvare e far sopravvivere le proprie “creature”.
Gomorra è una grande industria dove si distribuisce droga e si timbra un cartellino, come in fabbrica, con i suoi dirigenti e operai, capi reparto e facchini; e alla fine del mese si riceve uno stipendio; qui però non si fanno né scioperi né manifestazioni, non esistono lettere di licenziamento o cassa integrazioni, qui si spara e si ribalta il tavolo (s’arrevot) perché la fame e la miseria sono sempre presenti e penetranti e spesso non trovano nessuna giacca e cravatta e nessun Cristo o Madonna che possa fermarli.