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Dolceroma

2019
Titolo Originale:
Dolceroma
REGIA:
Fabio Resinaro
CAST:
Lorenzo Richelmy (Andrea Serrano)
Luca Barbareschi (Oscar Martello)
Valentina Bellè (Jacaranda Ponti)

Il nostro giudizio

Dolceroma è un film del 2019, diretto da Fabio Resinaro.

Dolceroma è uno di quei film difficili da catalogare o definire all’interno di un determinato genere cinematografico: c’è il thriller, c’è il pop che si mescola al pulp, c’è il grottesco e, incredibilmente, c’è anche la commedia. Nel mash-up di generi spunta il nome di Fabio Resinaro che dopo aver accostato il suo nome a film quali Mine o Ride, qui avanza senza indugio dirigendo un prodotto simile ad un minestrone dove alcuni sapori accarezzano il palato meglio di altri. In questa grande storia – o metafora – fatta di sceneggiatori (Lorenzo Richelmy) e produttori fuori di testa (Luca Barbareschi), Dolceroma convince pienamente nei suoi intenti quando non si prende sul serio perché, invece di favorire un intreccio narrativo, mette davanti a tutti (e a tutto) l’ipocrisia, pregi, difetti e isterie dei suoi personaggi, non a caso chi ne uscirà meglio e terrà in piedi tutto il film sarà proprio Luca Barbareschi con un personaggio che sembra attingere dalla realtà: il produttore fiducioso che si sfiducia in una manciata di secondi, gioca di pubblicità e impone scelte artistiche e di casting per la riuscita di un film ipoteticamente disastroso.

Dolceroma, d’altronde, affronta di petto il tema del cinema, per di più a Roma, con tutte le sue difficoltà, ma a monte della riuscita di quest’opera c’è il suo essere un prodotto assolutamente fuori di testa, che strizza l’occhio all’underground, cercando di farsi ricordare per almeno un paio di sequenze assolutamente brillanti. Non mancheranno comunque momenti più pacati, che mostreranno più volte il fianco a quello che è  il problema principale di Dolceroma: il ritmo. Abituati ad una cadenza proposta fino ad un certo punto della storia, sempre incalzante, veicolata tramite le azioni dei personaggi e dedicata al puro intrattenimento, quando il film si ferma, per far respirare i personaggi  e gli eroi della storia, cade preda di un cambio di tono drastico che trasformerà uno spettacolo esaltante fino a quel momento in qualcosa che difficilmente riusciremo a riconoscere.

Un aspetto straniante per lo spettatore, quasi come se tutto il progetto riuscisse a vivere solo nei momenti più esilaranti, non reggendosi in piedi quando vuole mostrare di riuscire a costruire anche un intreccio narrativo abbastanza interessante da giustificare la visione, ma così non è. Allora ci si accontenta tranquillamente di ciò che si ha, perché quando tutta la macchina metacinematografica produttiva e narrativa di Dolceroma funziona, è evidente che cerca di dialogare direttamente con lo spettatore, cercando di condividere e mostrare il mondo del cinema, così misterioso e arcaico per chi non ci lavora, come un vero e proprio inferno abitato da tanti personaggi esilaranti e unici, quasi questo fosse un viaggio dantesco alla scoperta delle stesse persone che costruiscono, creano e vivono quest’arte. Poi, ogni tanto, ci si prende una pausa dal viaggio e se ne esci stanchi dalla visione, ma comunque piacevolmente sorpresi da ciò che si è visto.