Aliens
Il film di James Cameron compie 30 anni
Alla fine del mese di maggio del 1979, Alien di Ridley Scott usciva nelle sale americane, rivelandosi immediatamente un grosso successo commerciale e un film destinato a entrare nella leggenda. Per cui fu ovvio – e quasi un atto dovuto – che si cominciasse subito a pensare a un sequel: Aliens.
Questo avvenne quando alla Major subentrarono nuovi dirigenti. Era il 1983 e ci si cominciò a guardare intorno alla ricerca di qualche giovane talento che potesse scrivere un sequel degno del film originale. Ci si imbatté nella sceneggiatura di Terminator, scritta dal quasi esordiente James Cameron, le cui riprese sarebbero iniziate di lì a poco con la regia di Cameron stesso. Gli venne proposto di scrivere la sceneggiatura per il nuovo Alien, e questi, entusiasta, buttò giù subito una prima bozza preparatoria. Cameron aveva le idee molto chiare: Alien 2 doveva essere non un film horror, ma una pellicola d’azione, non solo per distanziarsi dal capolavoro di Ridley Scott, ma anche per seguire il successo del cinema action in voga in quegli anni. Scrisse solo novanta pagine, ma bastarono a convincere i dirigenti della Fox sull’efficacia del progetto. Qualcuno propose Cameron anche per la regia, ma alla Fox preferirono aspettare gli esiti commerciali di Terminator, prima di acconsentire. Come andò Terminator al botteghino, è storia. Cameron, quindi, riprese in mano la sua prima bozza, sviluppando aspetti solo accennati in Alien (il ciclo biologico alieno, la psicologia di Ripley) e aggiungendovi alcune sue ossessioni personali, come la descrizione di un ipotetico soldato del futuro, ispirandosi al romanzo Fanteria dello spazio (Starship Troopers, 1959) di Robert Heinlein.
Era il personaggio di Ripley, però, a interessare Cameron: la presenza di Sigourney Weaver era fondamentale. L’attrice non pareva molto disposta a girare il seguito di Alien, ma letta la sceneggiatura ne fu entusiasta e collaborò con Cameron alla delineazione del suo personaggio. Peccato che il suo cachet fosse esorbitante, tanto che i dirigenti Fox presero in considerazione l’idea di un Alien 2 senza Ripley. Cameron fece il diavolo a quattro, e alla fine alla Fox cedettero e le pagarono quanto chiedeva. La sceneggiatura definitiva recava il titolo Aliens, semplicemente al plurale, con quella “s” finale che, intelligentemente, indicava appartenenza alla serie, ma anche una propria autonomia che la classica aggiunta del numero “2” non avrebbe altrettanto enfatizzato. Le riprese cominciarono nel settembre del 1985, nella vecchia centrale a carbone di Acton, dalle parti di Londra. Tutti i set erano a grandezza naturale, compresi i veicoli: il tank dei marines fu ricavato da un mezzo usato per spostare i Boeing 747, aveva ruote di tre metri di diametro e pesava 35 tonnellate, tanto da costringere i tecnici a rinforzare i pavimenti della centrale. Il tank fu anche causa di una serie di incidenti: una volta gli si ruppero i freni e travolse le macchine da presa che stavano filmando la sua corsa; un’altra, l’autista mise per sbaglio la retro invece della prima, e quasi schiacciò Cameron. Costato diciotto milioni di dollari, Aliens uscì nelle sale nel luglio del 1986, e a oggi ne ha incassati 131, rendendolo il più redditizio della serie.
2179: 57 anni dopo i fatti della Nostromo, una navetta di soccorso si imbatte nel pod dove Ripley si era rifugiata. Riportata sulla Terra, nessuno crede alla sua storia, finché dal pianeta LV-426 (ora chiamato Acheron), che nel frattempo era stato colonizzato da un nutrito gruppo di pionieri, non giungono più notizie. La Compagnia decide allora di mandare una spedizione militare per controllare la situazione, e interpella Ripley per partecipare alla missione in veste di consigliere, nel caso le sue storie fossero vere e gli Alien avessero decimato la popolazione. Ripley dapprima è riluttante, poi capisce che l’unico modo per dissolvere i costanti incubi notturni causati dall’esperienza precedente, è quello di affrontarli, una volta per tutte. Affianca così i marines nella loro spedizione su Acheron che, effettivamente, è ormai diventato il nido di centinaia di Alien (a cui viene affibbiato il nome scientifico “xenomorphi”). Unica sopravvissuta dei coloni, una bambina, la piccola Newt, che si nasconde negli anfratti dei muri e nelle tubature, cui Ripley si affeziona, ricambiata. Mentre infuria la battaglia tra marines e Alien, Ripley scopre che la Compagnia, come per il caso della Nostromo, aveva progettato tutto (sacrificio dei coloni compreso) per il solito motivo: catturare vivi gli Alien per renderli armi da guerra. La donna riesce, però, a far esplodere la colonia aliena e a ritornare sull’astronave militare Sulaco, accompagnata da Newt, il caporale Hicks (unico sopravvissuto dei marines, rimasto però sfigurato dall’acido alieno) e l’androide Bishop. Ma la gigantesca regina aliena sfugge all’esplosione, sale sulla nave e ingaggia un’ultima, epica battaglia con Ripley che, infine, riesce a scaraventarla fuori dall’astronave. I sopravvissuti, finalmente, possono tornare sulla Terra.
Già per Alien, Ridley Scott si era fortemente ispirato alle opere di Moebius, non solo per certe affinità con l’arte di Giger, ma anche per le sue visioni simboliche di un futuro misto tra l’arcaico e il tecnologico, il biologico e il meccanico, tra il provocante e il violento: le composizioni presenti sulle pareti della sala della Nostromo sono un’esplicita citazione al genio del fumetto francese. E non è un caso che, in occasione dell’uscita del film, venisse pubblicato anche Alien: The Illustrated Story, versione a fumetti della storia di O’Bannon e Shusett, riproposta fedelmente da A. Goodwin disegnata in stile Moebius da W. Simonson, e distribuita da Heavy Metal, la versione americana della rivoluzionaria rivista francese Metal Hurlant, che proprio in Moebius aveva l’autore di punta. Ma è solo con il successo di Aliens, che si pongono le basi per un fumetto seriale del franchise. La casa editrice Dark Horse inizia a pubblicare, dal luglio 1988, una graphic novel in sei parti, Aliens, scritta da M. Verheiden e disegnata da M. Nelson, vero e proprio sequel fumettistico del film di Cameron. La storia si colloca dieci anni dopo la fuga da Acheron, e segue le vicissitudini di Newt che, ormai ragazza, ha passato buona parte della sua adolescenza chiusa in un manicomio, psicologicamente distrutta dall’esperienza con gli Alien, e di Hicks, che cerca di arrabattarsi come può, tra un lavoro da mercenario e l’altro. Si riuniranno quando la Compagnia li contatta per l’ennesimo tentativo di prelevare uno xenomorfo da usare come arma biologica, ovviamente convincendoli che l’obiettivo della missione sia la distruzione degli Alien. Non solo gli Alien non vengono distrutti, ma la Compagnia riesce pure a farli arrivare sulla Terra, condannando all’estinzione la razza umana. Ma Newt, Hicks e pochi altri marines riescono a fuggire nello spazio.
La serie ha un tale, meritato successo da indurre Verheiden a scrivere un seguito, Aliens: Book Two, in quattro uscite, pubblicato dall’agosto 1989 e disegnato da D. Beauvais. Ormai la Terra è in mano agli Alien, e i sopravvissuti cercano un nuovo mondo dove ricominciare. Troveranno solo xenomorfi. La situazione è talmente disperata che l’unica alternativa è una guerra senza quartiere per riprendersi il pianeta. E mentre fervono i preparativi per l’attacco, rifà la sua comparsa Ripley, proprio nell’ultima vignetta dell’ultima pagina, combattiva come non mai (e con un seno spropositato). La battaglia finale è narrata in Aliens: Earth War, sempre di Verheiden e disegnata da S. Keith, divisa in quattro uscite pubblicate dal giugno del 1990, dove Newt, Hick e Ripley riescono nella missione impossibile di liberare la Terra e abbattere quella che sembra la vera, originaria regina aliena. Un classico finale aperto, però, lascia spazio ad altre avventure, che proseguiranno fino al 1999, con pubblicazioni di saghe divise in più volumi ed episodi unici, più o meno riuscite, scritte e illustrate da un gran numero di autori e disegnatori, con comparsate di nomi celebri del fumetto (D. Gibbons, M. Mignola, Solano Lopez…). I protagonisti non saranno più Ripley, Hicks e Newt, ma nuovi marines coraggiosi, scienziati pazzi o semplici civili, sempre alle prese con la ferocia aliena e l’avidità umana, non necessariamente seguendo un preciso ordine cronologico.