Il nazi che ebbe Sirpa Lane
Uno dei film EroSSvastika che più incassano tra i nazi
Mario Caiano gira una delle pellicole che più incassano tra i nazi, La svastica nel ventre. E come protagonista si concede Sirpa Lane, colei che sfibrava la Bestia del film di Borowkzyk con un surmenage sessuale.
La svastica nel ventre è l’unico erossvastika che poté vantare come protagonista femminile un’attrice di un certo richiamo internazionale, la finlandese Sirpa Lane che a quell’epoca era già passata attraverso La bestia di Walerian Borowczyk, ma che per Mario Caiano, quando la ricorda, era solo una ragazza proveniente da una maison francese di livello. E per maison Caiano intende proprio maison, cioé bordello. L’immagine icastica, la metonimia ficcante per la Lane la usò Gomarasca nella scheda storica del film scritta per il primo dossier nazi contenuto nel numero 4 serie fanzine di Nocturno, quando la descrisse come dotata – e folgorante subito negli occhi degli spettatori – di “grossi capezzoli color argilla” o “arancio”. Comunque questa è la Lane. Nella storia è Anna, una ragazza ebrea che vive una felice relazione (corrono per i prati e trombano in riva ai laghi) con il coetaneo, tedesco, Roberto Posse – Caiano ne ha anche per lui, definendolo “tetragono a ogni tentativo di recitazione”. Questo poco prima che scoppino le persecuzioni contro i giudei e che Anna, in un rastrellamento, finisca per prendere la via, apparentemente senza uscita possibile, di un campo di concentramento. La violentano subito in quattro dentro un pagliaio, poi diventa carne da macello nel solito casino improvvisato nel campo per i soldati tedeschi. Ma la ragazza ha risorse segrete e vista la malparata, sfodera gli artigli, sputazza una kapò lesbica (Marzia Ubaldi, improbabilissima nella parte) prima di venire punita, e si conquista così l’attenzione del capitano Kurt von Stein (Giancarlo Sisti) che si innamora del suo carattere e se la mette in casa come amante – anche perché lei je mena di brutto e lui è un masochista. Dettasi Lola, Anna sale i gradini e diventa così la tenutaria in un lupanare di lusso per ufficiali nazisti, dove un giorno capita il suo innamorato di un tempo. Finisce malissimo.
Sarà vero, come ripetono tutti, che Caiano non obbedisce alla corrività del genere come fa gran parte dei suoi colleghi. Sarà anche vero. Ma alcune situazioni di La svastica nel ventre lasciano il segno, altrettanto incisivo negli occhi degli spettatori quanto sulla pelle e nelle carni delle povere malcapitate; come Cristiana Borghi, per esempio, bastonata nuda a sangue su un tavolaccio da quattro kapò; o come Sarah Crespi che è compagna di stupri, nel summenzionato pagliaio, di Sirpa Lane e che dopo essere stata abusata in ogni maniera scappa, nuda, a farsi elettrificare contro una recinzione spinata, in una scena impressionante che dovrebbe citare qualcosa del Kapò di Pontecorvo. Questo per dire che se una maggiore sorvegliatezza e una maggiore consapevolezza esistono nella storia firmata da Caiano con Gianfranco Clerici (che comunque mixano, come al solito, Salon Kitty e Il portiere di notte come spunti), i gangli nodali e vitali del film sono fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni più allucinanti di qualunque nazi. Addirittura, Sirpa Lane, appena giunta in casa di von Stein, è a un pelo (di fica: e ci sta, perché è completamente nuda) dal vedersi ingroppare dal pastore tedesco del suo ospite. Ed è esattamente il momento in cui la ragazza afferra una frusta dal muro e comincia scudisciare, cane e padrone, conquistandoli entrambi. Non mancano altri luoghi comuni del genere, a cominciare dall’accoppiamento in palestra, cavalcando con Wagner, di giovani e giovanesse di pura razza ariana, che però non sembrano presi da chissà quale fuoco corporale e ideale e trombano quasi da fermi. Salvo che nella versione “francese”, in cui vediamo qualche spalancamento di cosce con dettagli ginecologici.
Il che porta a concentrarsi sul coté sesso, che nella tradizione del film riserva qualche sorpresa in alcune copie viste all’estero. Durante la violenza alla Lane e a Sarah Crespi, come poi in alcune scenette all’interno del casino per i vertici delle SS, saltano fuori dettagli hard, di cui Caiano dice che sapeva che vennero fatti ma che non li girò lui. Come che sia, il porno è stato conservato grazie ad alcune videocassette d’antan, per esempio quella uscita in Portogallo e l’Olandese. In una di queste scene Piero Lulli, ufficiale con problemi erettili, si riscatta penetrando con un corno la povera prostituta di turno, un top sex che si trasforma in un top gore. Molto veritiero e insertato (?) hard un congresso saffico, per la gioia di un altro ufficiale guardone, tra Karine Verlier e la Guapa Gloria Piedimonte (che nel film parte con i capelli neri e poi si ossigena). In Italia non si sono mai viste queste estensioni e i registri della censura ci dicono che il 18 all’uscita venne dato previo alleggerimento di tre scene: lo stupro nel fienile, una fustigazione di prigioniere e il lesbismo appena citato. In tempi più recenti, quando già il film era stato derubricato con divieto ai 14, Caiano fu interpellato da Mediaset per ridurre ulteriormente il metraggio, intervenendo sempre su cose di sesso. Al botteghino italiano andò benissimo, avvicinandosi addorittura al mezzo miliardo di incasso, e come gli altri congeneri è possibile trovarne traccia di edizioni in ogni cinematografia, dal Giappone al Sud America. Per i filologi più spericolati del settore, rileva sottolineare la presenza tra le attrici di Renata Moar, una dei fanciulli pasoliniani di Salò, per la precisione quella che era forzata a mangiare lo sterco di Bonacelli. Qui, nel gioco della casualità dei contrari finisce per essere una fervente ariana disposta a offrire il proprio corpo alla causa.