Intervista a Daniele Monterosi
Un attore completo nel cast di Gomorra III
Incontriamo Daniele Monterosi, un giovane attore il cui volto è immediatamente riconoscibile per chi abbia dimestichezza con la fiction tv italiana degli ultimi anni. Ideatore e conduttore dal 2014 di ESTAD – Training per Attori di Nuova Generazione: una palestra creata per il training di attori professionisti di cinema, teatro e televisione, Monterosi è nel cast dell’imminente e attesissimo Gomorra III…
Parliamo della sua formazione di attore. Lei si è diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia. Quanto è utile avere un’impostazione tecnica e quanto, nella professione che ha scelto, conta invece l’istinto?
A mio modo di vedere ogni arte è una combinazione tra questi due elementi. Da una parte c’è l’istinto, il talento, l’espressione vitale dell’artista e dall’altra c’è una tecnica che lo aiuta ad esprimere ciò che vuole esprimere. Qualsiasi tecnica infatti è stata creata proprio per questo: per sostenere l’intuizione e l’istinto dell’artista e fornirgli elementi capaci di accrescere il significato della propria opera. Dopotutto ognuno di noi – come pubblico – avrà già avuto modo di notare come un’opera in cui compaia solo tecnica sia vuota, morta (appunto, perché privata dell’istinto) e non sia in grado di emozionare. Dall’altra parte un’opera solo istinto è grezza e rischia di perdere di efficacia e di significato proprio perché non strutturata. È così anche per un attore. In tal senso però personalmente non mi piace parlare in termini di “impostazione tecnica” ma di strumenti. Strumenti tecnici capaci di aiutare l’attore in tutte le molteplici sfaccettature della sua professione. Il termine “impostazione” mi fa pensare a qualcosa di rigido, di prestabilito, di regolamentato, mentre invece il nostro compito è riportare la vita in scena (sublimandola) e la vita è fluida, si muove, non è mai uguale, ci provi un po’ a “preimpostarla” la vita? Nel suo percorso di formazione ogni attore è quindi alla ricerca di Strumenti che lo aiutino a dare efficacia e significato al proprio istinto senza rimanerne imbrigliati.
Alla domanda precedente credo si possa legare idealmente il progetto ESTAD: ci spiega di cosa si tratta?
Incredibile ma vero: sono un attore e credo nell’allenamento! Sono curioso, mi piace sperimentare, conoscere, esplorare e continuo a studiare. Il mio percorso di formazione è un percorso sempre in divenire che mi ha permesso – in oltre 10 anni – di entrare in contatto con i migliori trainer, coach e terapeuti a livello italiano e internazionale. ESTAD è una palestra per l’allenamento dell’attore che ho creato quattro anni fa. In questa palestra ho creato un sistema di training originale e innovativo con lo scopo di condividere gli strumenti che mi tornano più utili nell’esercizio della professione. ESTAD raccoglie attori professionisti che – come me – hanno voglia di allenarsi con strumenti d’eccellenza per crescere, lavorare di più e meglio e creare una community di attori che condividano gli stessi valori.
Le sue esperienze nel cinema italiano sono state molteplici: passiamo brevemente in rassegna quelle che lei ritiene essere state le più significative…
In realtà la prima esperienza significativa è stata a teatro, dieci anni fa, quando a 26 anni – appena uscito dal CSC – fui scelto da Piero Maccarinelli come protagonista dell’opera Il romanzo di Ferrara di Tullio Kezich. Quello spettacolo mi diede la possibilità di mettermi alla prova su palcoscenici Italiani importanti guidato da Maestri come Piero e Tullio dai quali ho imparato tantissimo e che non smetto mai di ringraziare. Durante le repliche di questo spettacolo fui notato da Michele Placido che mi volle nel suo film Il grande sogno altra esperienza importante poiché era il mio esordio sul grande schermo e non potevo avere un padrino migliore. Michele è un fuoco che brucia di passione per questa professione e mi diede tanti consigli importanti con le sue parole e ancor di più con il suo istinto d’attore. Un’altra esperienza che porto nel cuore è Le ragazze del Web di Marco Pontecorvo che mi volle a tal punto nel progetto da ospitarmi nel divano del suo alloggio a Trieste. In questo film tv ho avuto il piacere di rincontrare sul set Carolina Crescentini (eravamo compagni di classe al CSC) e un’altra attrice che stimo da sempre, Francesca Inaudi. Tra le ultime esperienze è stato bello per me lavorare con Luca Verdone, Tonino Zangardi e Giorgio Amato. Bella anche la partecipazione al film di Valerio Attanasio che mi ha permesso di conoscere, lavorare e vedere all’opera un altro grande attore italiano che è Sergio Castellitto.
Lei ha lavorato anche con produzioni inglesi e americane, ad esempio nel film televisivo su Amanda Knox, di Robert Dornhelm. Un ricordo di quel set e una domanda sulla differenza – se esiste – tra il sistema di lavoro italiano e quello americano…
Sul set di Amanda Knox interpretavo la parte di un giornalista d’assalto fuori dal tribunale. Erano scene che dovevano raccontare la confusione, l’affanno e la calca che si crea in certe situazioni. Era divertente vedere la calma serafica di Robert Dornhelm nel guidare quella “bolgia”. Ho avuto il piacere di far parte di alcune produzioni inglesi (per la BBC) e Americane. Tre sono gli aspetti che mi hanno colpito: la calma e il silenzio nel gestire e vivere il set; i brindisi e la festa alla fine delle riprese e il fatto che sanno far sentire importante un attore. Anche se sei lì solo per una posa, sanno darti valore – con il classico applauso a fine riprese per esempio. Ti accolgono come un membro importante della famiglia: forse hanno capito che se sei trattato così, poi rendi meglio!
Molte anche le fiction italiane nel suo curriculum. Che culminano ora con l’atteso Gomorra III. Quale è il suo ruolo nella nuova serie e che cosa ci può rivelare in anteprima?
In Gomorra III sarò presente nel secondo episodio con un nuovo personaggio. Interpreto Silvano, uno steward Romano che non fa parte del mondo dei “cattivi”. Ma per saperne di più vi invito a vedere il secondo episodio a metà Novembre!