La bestia uccide a sangue freddo…secondo Fernando di Leo
Di Leo parla del suo thriller-pulp, commissionatogli per cavalcare la moda dei gialli di successo alla Dario Argento.
È il mio film più brutto, chiestomi sulla scia dei successi di Dario Argento, da alcuni produttori che credevano nelle imitazioni di film alla maniera di… Colpisce che tutto è amplificato e spinto verso un parossismo estremamente delirante? Certo, è voluto, ma credo, alla fine, di avere fallito l’obiettivo e dico perché. Una volta messo di fronte al progetto e non avendo il talento di Dario Argento di credere nell’assurdo, mi sono messo in una posizione “iperrealista”. Si ricorderà che in una clinica di malati mentali, a vario titolo, c’erano delle armi da taglio in bella vista nel salone di trattenimento (con le quali, poi, avvenivano la maggior parte degli omicidi). Quindi c’era un innesto alla Agata Christie, vale a dire che l’assassino ammazzava molte persone per far credere che ci fosse un maniaco all’interno, in modo che quando uccideva la moglie i sospetti non cadessero su di lui. Quindi assurdità e banalità spinte sino al cretinismo. Il tutto doveva essere riscattato da un ritmo che non desse allo spettatore la possibilità di riflettere.
Ci sono riuscito? Ad un livello molto mediocre sì… Nel senso che la gente non si chiedeva perché le armi fossero, cretinamente, a disposizione dei pazzi e l’assassino, quando viene scoperto, massacra le infermiere (questa sequenza, a sé stante, è molto valida, girata a mano) viene inseguito (altra sequenza che sta in piedi) e la verità, insospettata (nel senso che l’assassino è il maggiordomo, cioè che disonestamente non è messo tra i sospettati, cosa che nei noir non si deve fare). Il film l’ho girato in 12 giorni – due settimane, da far invidia alla factory di Roger Corman. C’era pure dell’erotismo (lesbismo, incesto, violenza) tutto ad un livello di “citazione” (e sì che io avevo fatto Brucia ragazzo brucia e farò dopo La seduzione che sono in assoluto i migliori film erotici mai girati in Italia, con vere psicologie, vere situazioni); dell’erotismo, dicevo, messo in sceneggiatura, come un qualsiasi ingrediente in un cocktail per “comporlo”. Insomma, un filmaccio con tutti gli ingredienti necessari perché fosse tale. Non me ne vergogno perché dalla sceneggiatura al film ho avuto coscienza che facevo un brutto film, che non c’era modo di riscattarlo.
Per quanto riguarda Klaus Kinski, la sua presenza nel film fu assolutamente occasionale. L’idea era che i sospetti cadessero su di lui, giusto perché aveva la faccia a che questo accadesse, però il taglio della mediocre sceneggiatura non sfruttava la chance in modo valido, quindi un fallimento anche qui. Attore geniale e stravagante? Sì lo era, ma in quel momento era soltanto uno a caccia di denaro e non rifiutava niente, neanche la porcheria che è il mio film… I nostri rapporti furono, tuttavia, ottimi e alla fine delle riprese regalò centomila lire ai manovali della troupe. Per concludere: non è che sia un film che mi faccia onore, non incassò nemmeno molto, ma come si dice in gergo “si salvò”, ma non è nemmeno un film che “rifiuto”, ciò non avrebbe senso, visto che facevo un lavoro che era in partenza alla Dario Argento e alla fine non poteva diventare, se mi è permessa l’espressione, alla Di Leo.