Diavoli
2020
Diavoli è una serie tv del 2020, ideata da Ezio Abbate.
Londra, 2011. Massimo Ruggiero (Alessandro Borghi) e’ un talentuoso Head of Trading presso la prestigiosa banca di investimento NYL (New York-London Investment Bank), influente società diretta dal CEO senza scrupoli Dominc Morgan (Patrick Dempsey). Tra investimenti allo scoperto, bolle immobiliari e gigantesche frodi economiche organizzate ai danni dei paesi più deboli, la guerra tra uomini diventa una brutale scalata al potere sempre più eccessiva e aberrante. Trasposizione per il piccolo schermo del romanzo I Diavoli di Guido Maria Brera, la serie in dieci episodi prodotta da Sky Italia e Lux Vide, e disponibile dal 17 Aprile su Sky Atlantic, Sky Cinema Uno e Now TV, delinea la progressiva discesa in uno scenario di catastrofe finanziaria attraverso l’impiego di tutti i ‘topoi’ che hanno creato un immaginario collettivo. Dal capolavoro Wall Street (1987) di Oliver Stone all’opera in tono rock del maestro Martin Scorsese, The Wolf of Wall Street (2013), passando per film dal taglio piu’ documentaristico come Inside Job (2010) e Too Big Too Fail (2011) (quest’ulitmo, un piccolo gioiello targato HBO), Cinema e TV ci hanno aiutato a riconoscere le regole e i meccanismi alla base del sistema capitalistico, a decifrare le motivazioni degli attori principali e a prevedere le implicazioni, devastanti, per la società dei non privilegiati.
Diavoli è un prodotto seriale, di evidente aspirazione internazionale, pienamente inserito all’interno di questo immaginario ‘significante’, nel quale il rapporto mentore-protégé, i doppi e tripli giochi, i segreti e i fini personali di tutti i protagonisti e il senso ultimo dell’accumulo di capitale sono presentati in una produzione estetica di notevole qualità visiva. Tra flashback e ritorni al presente, sequenze che mescolano vero footage e passaggi diegetici, elementi grafici in rilievo e inquadrature di dettagli, impiego di zoom e ralenti e frammentazioni di singoli eventi da prospettive diverse, la serie – sceneggiata, tra gli altri, dallo stesso Brera con Alessandro Sermoneta, Mario Ruggeri e Michael A. Walker – fa del virtuosismo visivo la sua cifra parlante, il tratto costitutivo della narrazione, e questo a scapito di una trattazione approfondita della logica degli eventi, del senso delle azioni compiute dai personaggi, dell’originalità stessa dell’intreccio e del suo sviluppo. Spesso, Diavoli dice più che (di)mostrare, e tralascia più che argomentare. La stessa voice over di Alessandro Borghi – che fornisce, al netto di tutto il cast, una prova attoriale di valore in un curato Inglese britannico – è l’unica sorgente critica sulle azioni del diavolo, ‘leitmotiv’ di tutto il racconto, la cui forza espressiva tende, però, a perdersi in un susseguirsi di affermazioni retoriche e spesso scontate.
Quale opera ben confezionata e montata, che sa di poter contare su una conoscenza sedimentata dello spettatore, Diavoli sembra volerci affascinare attraverso l’accumulo di tecniche ed elementi visivi che coprono la sua (vera) anima, ne impediscono la libera espressione fino a limitarne l’originalità e l’efficacia discorsiva. La finanza resta, cosi’, materia scottante e di difficile trattazione nonostante la serie offra, a chi sa ben guardare, un’intuizione di valore: oltre le ambizioni spietate di individui disposti a sacrificare le vite di milioni per il perseguimento dei propri scopi, oltre la rete di transazioni complesse e di piani complottistici di livello globale, è nella semplicità dell’esecuzione dei gesti, nelle reazioni non-mediate, nel senso dell’azione individuale che si nasconde il Male – proprio li, nei dettagli, convogliato in angoli strettissimi ma pronto ad esplodere, inaspettatamente, in tutta la sua ferocia.