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Hidden 3D

2011
Titolo Originale:
HIdden 3D
REGIA:
Antoine Tomas (come M.R.)
CAST:
Sean Clement (Brian Carter) Simonetta Solder

Il nostro giudizio

Hidden 3D è un film del 2011, diretto da Antoine Thomas

Hidden 3D (2011), horror italo-canadese diretto dall’esordiente Antoine Thomas, è rimasto pressoché sconosciuto in Italia per cinque anni fino alla distribuzione in homevideo. Perché interessarsi proprio a questo piccolo film? Un motivo di curiosità sono sicuramente gli autori del soggetto, gli italiani Mariano Baino e Coralina Cataldi-Tassoni, trapiantati da tempo negli States. Baino è uno di quei registi che lasciano un’impronta significativa pur con una filmografia breve – lo splendido e lovecraftiano Dark Waters (1993) e alcuni corti, tre dei quali sono stati raccolti pochi anni fa nell’antologia The Trinity of Darkness – ed è interessante ritrovare nella storia di Hidden alcuni elementi caratteristici del suo immaginario orrorifico. Diciamo subito che il film di Thomas (firmato con lo pseudonimo M.R.) è riuscito solo in parte: se la scrittura visionaria di Baino non tradisce e la storia avrebbe un potenziale davvero alto, Hidden paga lo scotto di una regia abbastanza debole, e forse anche di una produzione non all’altezza. Protagonista è il giovane Brian (Sean Clement), che alla morte della madre, la dottoressa Susan Carter, eredita un centro per la cura delle dipendenze dove la scienziata eseguiva misteriosi esperimenti: situata in un vecchio monastero fra le nevi, la struttura ha sempre avuto una fama sinistra, e a farne le spese sono Brian e un gruppo di amici che vi si recano in perlustrazione.

Intrappolati nei sotterranei, iniziano a percepire oscure presenze che si fanno man mano sempre più concrete e pericolose: tutto ruota attorno a dei mostruosi bambini e ai segreti custoditi dalla madre, che iniziano a riaffiorare nella mente del protagonista. In Hidden 3D c’è davvero tanta carne al fuoco: gli orribili esperimenti scientifici in cui le dipendenze vengono trasformate in creature organiche da cui nascono i bambini – qui si vede la penna di Baino, che già in Never ever after aveva messo in scena gli abomini della (fanta)scienza – ma anche le storie di fantasmi ambientate in ospedali e strutture simili (manicomi, orfanotrofi), un po’ in stile The Orphanage e Saint Ange, senza trascurare un’influenza da Brood la covata malefica di Cronenberg. La vicenda è ben scritta, alla fine dei conti Hidden 3D funziona discretamente e soprattutto riesce a spaventare: impossibile non sobbalzare quando le creature appaiono e scompaiono nel buio per mostrarsi in tutto il loro orrore, con un’estetica vagamente J-horror e un buon uso della CGI (pelle bianca, bocca enorme da cui fuoriescono i tentacoli mortali di lovecraftiana memoria – ecco di nuovo il tocco di Baino).

Un contributo decisivo è fornito dalle suggestive scenografie: l’ampio monastero (ricordiamo Dark Waters), i claustrofobici sotterranei e il laboratorio che odora di sofferenza e morte. Come indica il titolo completo, Hidden 3D è creato pensando alla fruizione tridimensionale, e a questo sono destinati i frequenti voli degli insetti in primo piano verso la macchina da presa, realizzati con una discreta CGI ma che restituiscono un senso di eccessiva artificiosità. Ma la cosa più sconcertante è la realizzazione di un prologo in cui la dottoressa Carter spiega quasi tutto il retroscena che dà il via alla vicenda, per cui il mistero è di fatto risolto nei primi minuti – anche se non mancheranno colpi di scena, come la vera identità della guida (Simonetta Solder, che ricordiamo in La Terza Madre e Road to L.).