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Play Motel

1979
Titolo Originale:
Play motel
REGIA:
Mario Gariazzo
CAST:
Ray Lovelock (Roberto Vinci)
Anna Maria Rizzoli (Patrizia)
Mario Cutini (Willy)

Il nostro giudizio

Play Motel è un film del 1979, diretto da Mario Gariazzo.

Nel Play Motel ci si reca, come in tutti i motel, per fare l’amore nella discrezione e nell’anonimato. Soltanto che qui di discrezione ce n’è poca, essendoci dietro – anche fisicamente, dietro agli specchi che danno sulle camere – un giro di ricattatori che immortalano i clienti nei loro clandestini momenti intimi. Anna Maria Rizzoli e Ray Lovelock andati lì per farsi una sveltina, si ritrovano nel baule dell’auto il cadavere strangolato di Patricia Behn, moglie di uno dei ricattati, che si era messa, ahilei, a tentare di dipanare da sola la matassa del losco affare. E vengono subito assunti in forza dal commissario che indaga, Anthony Steffen, per fare da esca e portare allo scoperto i responsabili. Giallo-erotico double-face, normale e con scene hard-core, la responsabilità delle quali il regista Mario Gariazzo scaricava sul produttore Armando Novelli. Anna Maria Rizzoli ci fece una descrizione suggestiva di quel che accadeva la sera, con il favore delle tenebre, quando il set si svuotava ed entravano in azione i carbonari dell’hard. Lei non lo sapeva, allora – diceva. Lo seppe dopo.

La prima parte di Play motel – venendo a quel che vale la pena dire del film – è buona, soprattutto l’omicidio di Patricia Behn, fatta fuori argentianamente (l’occhio del killer dettagliato e bistrato sembra un macroscopico inchino a Profondo rosso) mentre guarda attraverso lo specchio segreto una biondina che fa la tigre e ruggisce in modo impressionante contro il suo domatore. Funziona benissimo non solo perché Gariazzo non era un improvvisato e dietro la macchina da presa sapeva sempre il fatto suo, porno o non porno, ma anche per l’ossessivo contrappunto musicale di Ubaldo Continello, riciclato poi – tanto per dirne uno – in Baby sitter di Alberto Cavallone. Bellissima, Anna Maria Rizzoli (in versione nature e con parrucca nera) innesca in un frangente cult una libidine incoercibile nel fotografo che le sta facendo un servizio e che vorrebbe farglielo in tutti i sensi, Mario Cutini. Ma quanto ad infiammare la fantasia, anche Patricia Webley non scherza: totally naked & exposed, legata a un letto circolare e titillata nelle parti intime (le labbra della vagina bene in vista) con un monile a forma di serpente, manovrato da Marino Masé. Qui non c’è forzatura della vulva, ma potremmo intavolare il dibattito se una sequenza del genere sia o non sia, tecnicamente, già hard.

Quattro le sequenze porno, avec penetration, intercalate in Play motel: la prima impegna Marina Frajese ed Enzo Fisichella, vestiti rispettivamente da suora e da belzebù. Frammenti a luce rossa (cunnilingus e blow-job) appaiono poi durante un servizio fotografico e nella situazione spiata da Patricia Behn (che quando fu edotta dell’hard, a cose fatte, partì in quarta per denunciare tutto e tutti – ma tanto tuonò che non piovve – secondo ciò che racconta il suo allora compagno e oggi marito, socio di Novelli nell’operazione, Rodolfo Putignani). L’ultima scena consiste, invece, nell’uso particolare di una bottiglia di champagne sul sesso (controfigurato) di Antonella Antinori.