Restare umani
2022
Quando Cineindi, sul cartaceo di Nocturno, esisteva come rubrica a sé, mi è capitato più volte di scrivere delle realizzazioni Indievolpe. Recap veloce: che cosa è Indivolpe? Una realtà indipendente coagulata intorno alle figure di Francesco Foletto regista e di Elisa Carrera Fumagalli, attrice. Dal 2016, Indievolpe ha messo in moto una serie di progetti che con il più facile e banale degli aggettivi si potrebbero definire interessanti. In realtà, nelle pieghe delle loro opere c’è sempre qualcosa di più. Tanto per cominciare, sono fatte meglio di gran parte del resto che si vede in giro. E per “fatte meglio”, non intendo solo girate meglio, perché la tecnica molti la possiedono e la applicano, diciamo, correttamente, ma oltre a questo, poi, c’è solo il vuoto pneumatico, il nulla, lo zero. Prodotti che non dicono niente perché non hanno niente da dire, stante il principio che dalle rape il sangue non lo si cava. Le rape restano rape e quando va bene sono pure gustose da addentare, ma restano rape, il salto quantico al gusto di una fragola, non lo possono compiere. La natura non fa salti. Per “Fatte meglio” intendo, invece, che alcune opere hanno in sé uno spirito, un demone, un daimon differente. Questa cosa qui, sembra molto astratta in teoria, ma nella realtà serpeggia e si rende sensibile. Sensibile vuol dire che la senti. Hanno il ritmo e le cesure giuste, niente di più e niente di meno. E i prodotti di Indievolpe, ‘sto benedetto daimon, ce l’hanno. Stiamo parlando, fin qui di corti, nell’attesa che Indievolpe spicchi il balzo a un lungo, che non sarebbe, ci si può scommettere tutto, un salto nell’abisso. Attendendo, vediamo l’ultima produzione uscita dalla fucina Foletto & Fumagalli. Si intitola Restare umani, dura poco più di 10 minuti ed è un periplo perfettamente conchiuso e concluso attorno al concetto dichiarato.
Due ragazze, la Fumagalli e Ludovica Manco, sono intrappolate in una stanza. Ci sono allusioni criptiche alla loro identità, che chi vedrà il corto apprenderà. Non che questo sia di fondamentale importanza, perché ciò che importa è che sono lì perché le hanno murate in quel posto. L’unico contatto con l’esterno è un pertugio dal quale viene, di quando in quando, introdotto del cibo, in un piattaccio, come si porge da mangiare ai cani. C’è un televisore old style, che ha smesso verosimilmente da tempo, di funzionare. Ossessivo, proviene da qualche ambiente contiguo il suono di una radio. Le due donne, guardando in macchina, frontali, con i volti tagliati dall’inquadratura, proclamano che “l’importante è restare umani”. Ma gli eventi hanno forza cogente per spostare le cose oltre l’umano, quindi nel disumano, quando il cibo non arriva più. L’acqua c’è ma non basta a mantenere l’equilibrio. Le due slittano in una sorta di amplesso che è ricerca, si capirà, della carne, ma proprio come carne, cioè polpa, cioè cibo. La sindrome di Ugolino. Di là di questo non mi spingo, perché riassumere un corto è un atto inutile come portare acqua all’Oceano. C’è una terza interprete, comunque, Daria Morelli, fuori dalla stanza.
Foletto dichiara di realizzare prodotti horror, ma direi, senza nulla togliere alla nobiltà del genere, che leva molto a se stesso. Se isoliamo il cannibalismo, perché Restare umani muove in un territorio chiaroscurale e diverso. Va per zone di confine e fa scelte assai poco ovvie, senza sbatterti in faccia le cose, come farebbe qualunque insipiente indipendente da due lire. E questo va detto. La Fumagalli e la Manco non sono affatto merce attoriale di comodo e si incastrano perfettamente tra loro e dentro l’atmosfera dell’insieme, fotografato da Antonio Morra con luce spettrale, dai colori dantescamente “persi”. A ribadire che intruppare un lavoro del genere nella schiera dei filmmaker a un euro la dozzina si commette peccato mortale. Questa è gente che fa sul serio e lo sa fare. Vedetelo, non appena diverrà disponibile, Restare umani, e fatevi trascinare dalla legittima curiosità di risalire la corrente e scoprire, se già non lo avete fatto, la filmografia di Foletto e della Fumagalli: La donna che abita la montagna, Il sogno di Fujico, Lover’s Inn…