Picnic A Hanging Rock

L'abbacinante film misterico di Peter Weir nella nuova versione in 4K
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“Ciò che vediamo e ciò che sembriamo non sono altro che un sogno, un sogno dentro un sogno”.
(frase introduttiva del film)

Il misterico capolavoro del 1975, a opera di Peter Weir, è oggi riproiettato nelle sale in un nuovo e prestigioso restauro 4K di quello stesso director’s cut, di Picnic ad Hanging Rock, già circolato nel 1998. Un restauro definitivo nonché doveroso, nel suo onorare i cinquant’anni della omonima trasposizione in pellicola del conturbante testo letterario, pubblicato nel 1967, che fu di Joan Lindsay (liberamente tratta dallo stesso testo ci sarebbe anche la miniserie di Michael Rymer, sempre omonima al libro e apparsa nel 2018). Rispetto al testo della Lindsay è però il lungometraggio di Weir, in sé esempio fondamentale della cosiddetta “nuova corrente” del cinema australiano di fine anni Settanta, a godere ancora oggi di una maggiore popolarità sul piano internazionale.

La trama di Picnic ad Hanging Rock ruota attorno alla figura leggiadra ed eterea della bionda adolescente Miranda, interpretata con naturalezza dall’attrice Anne-Loise Lambert. Descritta lungo le scene come un “angelo dipinto dal Botticelli”, Miranda frequenta il rigido collegio femminile che prende il nome dalla stessa severa direttrice che lo gestisce, la signora Appleyard (l’attrice Rachel Roberts). Il giorno 14 febbraio del 1900, ovvero il giorno di San Valentino, la Appleyard spedisce in gita Miranda e le altre alunne del collegio presso una pittoresca e insolita formazione vulcanica chiamata Hanging Rock, sita vicino al monte Macedon nello stato di Victoria, Australia, dando istruzione alle due insegnanti che accompagnano la comitiva di fare ritorno al collegio entro le ore venti di quello stesso giorno. Qualcosa di strano, però, comincerà ad accadere nel momento stesso in cui, una volta giunti a destinazione, Miranda aprirà agevolmente il cancello ai piedi della Hanging Rock, facendo scattare inconsapevolmente – o forse no – un supposto e indecifrabile meccanismo energetico ed esoterico in qualche modo connesso al manto roccioso della località e all’ambiente naturale circostante. Con gli orologi bloccatisi sulle ore dodici, la tensione comincerà ad accumularsi lentamente, sequenza dopo sequenza, mentre Miranda comprenderà come vi sia “un tempo e un luogo perché qualsiasi cosa abbia un principio e una fine”, prima di ascendere verso la vetta della Hanging Rock insieme ad alcune compagne di picnic. Un’azione che darà luogo a un esito drammatico – esito che si ripercuoterà anche sulla scuola e sulla locale comunità -, dacché costoro, più una delle insegnanti, l’enigmatica miss McCraw, professoressa di matematica, risulteranno scomparse nel quadro di un mistero destinato a rimanere occulto e irrisolvibile, nascosto fra una muta secolarità fatta di pietra.

Rispetto all’adattamento della storia, Peter Weir non fece che attenersi fedelmente allo svolgimento del racconto e all’atmosfera del romanzo della Lindsay, evitando anch’egli, pertanto, di fornire una soluzione che desse un reale senso al perché della sparizione delle figure femminili. In realtà, l’idea di lasciare il racconto “in sospeso” non era scaturita dalla scrittrice, bensì dalla casa editrice artefice della stampa del suo romanzo. Inoltre, sebbene in più occasioni la Lindsay avesse lasciato credere di aver preso spunto da veri fatti di cronaca, nello stendere il suo scritto, la storia di Picnic ad Hanging Rock è assolutamente fittizia (è stato fatto notare, peraltro, che nel 1900 il giorno di San Valentino non cadeva nella realtà di sabato, così come, allo stesso modo, anche altre date riportate nel testo si erano verificate in giorni della settimana diversi rispetto a quelli da lei attribuiti. Ma questi, come si dice in taluni casi, sono solo sofismi).

Influssi eterni – il tempo sospeso di Picnic ad Hanging Rock

Supervisionato e approvato dallo stesso Peter Weir e dal direttore della fotografia Russell Boyd, il nuovo restauro in 4K è in grado di far risaltare con ancora maggiore forza l’originario fascino visivo della pellicola. La densità dei colori aggiunge al risultato finale una ulteriore, estrema raffinatezza alla fotografia, tanto che, rivisto in questa speciale veste, la potenza narrativa ben evidenzia quello che è il film nella sua vera essenza: un lungo campionario di immagini, fortemente suggestive, che sembrano dipinte a olio su una tela, piuttosto che immortalate, per mezzo di una pellicola, dalla macchina da presa. Un’impressione, questa, che si accresce fortemente se si pensa che per la composizione del girato furono proprio le opere pittoriche dell’impressionismo australiano – fra queste il dipinto Lost (1886) di Frederick McCubbin – a ispirarne i temi e lo stile visivo. Nello specifico, la sua messa in scena e la sua cinematografia debbono molto al lavoro della Heidelberg School Of Australian Impressionists – attiva a Victoria negli anni 1880 e 1890 -, ma anche allo stesso Frederick McCubbin, membro principale della Heidelberg suddetta, il quale ritrasse spesso i Macedon Ranges, località teatro delle riprese di Picnic ad Hanging Rock. Inoltre, per ottenere quel risultato così particolareggiato e quindi “impressionista”, Weir e Boyd guardarono anche al fotografo e regista britannico David Hamilton, creando l’aspetto etereo e sognante delle scene deponendo un semplice velo da sposa di vari spessori sull’obiettivo della camera. Parimenti, il sonoro fu curato nel dettaglio per aggiungere alle scene stesse un certo carattere, e in questo fu essenziale il languido e stregante commento sonoro a opera del rumeno Gheorghe Zamfir per flauto di pan e organo, scelta determinante nel condurre lo spettatore nella penetrazione di un mistero destinato ad abbracciare fortemente anche il tema della morte, che in questo film si presenta in un crescendo di tensione quasi ammaliante. “Lavorammo duramente per creare un ritmo allucinato e ipnotico, utile a far perdere la consapevolezza degli eventi”, spiegò Weir in merito alle riprese. “Ce la misi tutta per fare in modo di lasciare lo spettatore ipnotizzato e tenerlo lontano da ogni possibile spiegazione razionale”.

“Da quassù le persone appaiono davvero buffe, come piccole formiche. A volte penso che pochi esseri abbiano uno scopo, ma probabilmente uno scopo esiste per tutti, secondo trame misteriose”.

 frase pronunciata nel film dalla giovane Marion Quade (l’attrice Jane Vallis), una fra le ragazze del picnic sulla roccia

La troupe arrivò sul set per iniziare la lavorazione proprio il 14 di febbraio (ma del 1975) – il film fu girato anche a Martindale Hall, nell’Australia Meridionale, usata per rappresentare l’immaginario collegiale dell’istituto Appleyard. Weir ebbe modo di sottolineare il fatto che se in un primo momento i membri del cast e della troupe si erano mostrati in linea generale allegri ed esultanti, l’umore generale sarebbe presto cambiato una volta iniziati i lavori di localizzazione su Hanging Rock. Secondo il regista, infatti, tutta l’area era inspiegabilmente impregnata di qualcosa di “opprimente e insieme deprimente”, e sebbene i partecipanti restarono incolumi per tutta la durata delle riprese (nessuna delle ragazze sparì per davvero, a scanso di equivoci), ci fu spesso grande nervosismo, così come imponente fu il sollievo quando alla fine arrivò il momento di abbandonare la località. Rispetto alle scelte relative al cast, inizialmente la produzione aveva pensato di affidare all’attrice Ingrid Mason il ruolo di Miranda, poi ottenuto da Anne-Louise Lambert, la quale Lambert dichiarò in un’intervista di essersi aggiudicata la parte non per la sua abilità di attrice, ma perché più esile della Mason (apparsa in ogni caso, quest’ultima, fra il cast nei panni dell’allieva Rosamund). Molte delle voci delle studentesse furono doppiate in segreto da doppiatori professionisti, poiché Weir aveva scelto le giovani attrici per il loro aspetto innocente, piuttosto che per la loro capacità di recitazione.  A osservarle sul piano comportamentale, le ragazze del collegio Appleyard sono fanciulle adolescenti che sognano un amore perlopiù mitico e incorporeo, commemorando il concetto universale dell’unione romantica dato dalla celebrazione del cosiddetto giorno degli innamorati. Nessuna di esse, Miranda compresa, è vista nel film ad amoreggiare con qualcheduno, ed è qui che Weir lascia emergere implicitamente il tema della repressione sessuale nella società australiana di quell’inizio secolo novecentesco, non dimenticandosi nemmeno di ragionare sul problema della disparità fra le classi sociali (la maggior parte delle allieve della Appleyard proviene da famiglie facoltose, ma chi fra esse è meno fortunata, come la problematica Sara, l’attrice Margaret Nelson, finisce per rimanere vittima della sua stessa estrazione).

Eteree Inquietudini – Picnic ad Hanging Rock mezzo secolo dopo

L’eleganza di questo piccolo grande film australiano, attraverso le sue preziosi immagini, è in grado di evocare con perizia di particolari l’epoca vittoriana sullo sfondo ermetico di una natura impenetrabile quanto vividamente crudele. In definitiva, sia il film di Weir quanto il romanzo da cui fu tratto, emanano un racconto di potenza narrativa che invita chi guarda e chi legge ad allargare i propri orizzonti immaginativi sul significato del tutto. Per una regista come Sofia Coppola, per citare un nome su tutti, Picnic ad Hanging Rock potrebbe essere stato un punto di riferimento rispetto alla di lei esplorazione onirica dell’esperienza intensamente romantica e in erba come quella mostrata nell’indimenticabile “coming of age” The Virgin Suicides (a sua volta tratto da un libro omonimo), ma nemmeno resteremmo troppo stupiti se un domani dovessimo scoprire che l’orrore poetico di Picnic… poté a suo tempo servire da ispirazione segreta anche al buon Dario Argento per il suo Suspiria, che uscì due anni più tardi rispetto al lungometraggio di Weir. Questo perché diversi, a ben vedere, parrebbero gli elementi in comune fra i due lavori. I tratti austeri di miss Tanner/Alida Valli in Suspiria richiamano fortemente la rigidità caratteriale della Appleyard, mentre la caratteristica capigliatura sfoggiata da Barbara Magnolfi (Olga, nel film di Argento) ricorda in qualche modo quella della stessa direttrice del collegio australiano. Diversi oggetti di scena, così come il senso della decorazione degli interni dell’istituto, appaiono quanto basta speculari a quelli dell’accademia di danza di Friburgo, teatro occulto delle streghe del capolavoro post-Profondo Rosso dell’amato Argento. Per non parlare della scena in cui le ballerine si muovono a tempo di piano, dove si notano similitudini con un’esercitazione analoga da parte delle studentesse dell’Appleyard. Come in Picnic ad Hanging Rock, poi, anche per Suspiria fu svolto un lavoro di estrema precisione sulla fotografia, cosa che poté avvenire anche grazie a un maestro come Luciano Tovoli. In fondo parliamo di due film, speculazioni a parte, che si continuerà a vedere e rivedere finché il fato lo permetterà. Citando Sidney Pollack in Eyes Wide Shut, dove il tema del sogno è ricorrente (“Nessun sogno è mai veramente un sogno”, dice invece Cruise): “La vita va avanti, fa sempre così, fin quando non lo fa più”.