Prison Break stagione 5 – Il pilot

Un ritorno dopo sette anni

Prison Break is back. Terminato nel 2009, a causa dei bassi ascolti, lo show con protagonisti i fratelli Michael Scofield (Wentworth Miller) e Lincoln Burrows (Dominic Purcell) ha fatto il suo ritorno, con nuove cospirazioni, nuovi intrighi e una nuova evasione. Per chi non lo ricordasse, la serie si era conclusa con la morte del protagonista, in seguito all’ennesima mirabolante fuga di prigione per mettere in salvo la moglie Sara Tancredi (Sarah Wayne Callies). Michael aveva deciso di sacrificarsi, consapevole di essere condannato a causa di un tumore incurabile al cervello, lasciando così il fratello e la moglie Sara, incinta del loro figlio. La decisione di mettere insieme il cast originale per un nuovo capitolo, però, ha ribaltato il finale della quarta stagione, riportando in vita il suo eroe: Michael Scofield è vivo e vegeto, e nuovamente dietro le sbarre di una prigione (questa volta è Ogygia, in Yamem). Nonostante siano passati sette anni dalla sua morte, come dice Michael stesso, nulla sembra essere cambiato.

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Lincoln è ancora una volta in fuga da qualche losco personaggio con il quale si è indebitato, ma è sempre pronto ad accorrere in aiuto del fratello; T-Bag (Robert Knepper) è appena uscito di prigione, non si sa bene come e perché (o meglio grazie a chi), riuscendo dunque a passarla liscia, nonostante gli innumerevoli crimini commessi; e infine Michael è ancora una volta al centro di un probabile grande complotto, è in prigione e ha dei nuovi misteriosi tatuaggi. Nel complesso, il primo episodio scritto da Paul Scheuring funziona: gli schemi narrativi, i tempi e lo stile sono gli stessi che hanno reso Prison Break un vero e proprio cult, noto per le fughe rocambolesce, geniali ma anche inverosimili, e l’elemento sensazionale sempre presente. Ma non bisogna dimenticare che negli ultimi anni la serialità è cambiata molto. Sono cambiati gli strumenti di fruizione, le mode, i metodi di lavoro, i tempi televisivi che hanno alzato l’asticella della qualità delle serie tv e reso il pubblico sempre più esigente.

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L’effetto nostalgia sta invadendo il cinema tanto quanto la televisione, e Prison Break 5 è solo l’ultimo dei tanti sequel, prequel e revival di serie tv di successo del passato (si pensi al recente caso di Gilmore Girls o al futuro Twin Peaks). Un grande limite di Prison Break 5 risiede proprio nel suo essere un prodotto legato a stilemi e modi di pensare e costruire uno show che appartengono a dieci anni fa. D’altro canto, il revival non vuole divenire altro, nel vano tentativo di stare al passo con i tempi, e i vecchi fan della serie apprezzeranno di certo. Il primo episodio non ha entusiasmato ma neanche deluso, riuscendo a coinvolgere e incuriosire quanto basta lo spettatore, che ora si chiede cosa è accaduto e cosa accadrà a Michael e agli altri ex compagni di cella. Prison Break, dunque, aveva davvero bisogno di un seguito? Difficile dirlo. Per ora, gli concediamo il beneficio del dubbio.