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Anima persa

1977
Titolo Originale:
Anima persa
REGIA:
Dino Risi
CAST:
Vittorio Gassman (Fabio Stolz)
Catherine Deneuve (Elisa Stolz)
Danilo Mattei (Tino)

Il nostro giudizio

Anima persa è un film del 1977, diretto da Dino Risi

Senza i grandi registi e i grandi attori della cosiddetta “commedia all’italiana” certamente non avremmo avuto tanti di quei capolavori che caratterizzano oggi il nostro Cinema. Tuttavia, vi sono film di questi grandi registi che ormai sono caduti nel dimenticatoio e fanno fatica a riemergere, quasi come non fossero mai esistiti. Uno di essi è certamente Anima persa (1977) di Dino Risi con Vittorio Gassman, Catherine Deneuve e il giovane Danilo Mattei. La storia è liberamente tratta dal panorama letterario italiano, il racconto in questione di Giovanni Arpino è intitolato appunto Un’anima persa. Il regista, insieme allo sceneggiatore Bernardino Zapponi, decide di spostare l’ambientazione da Torino a Venezia arricchendo il racconto – e gli stessi personaggi!! – di sfumature quantomeno interessanti: il giovane Tino, per ragioni di studio, si reca a Venezia ospite dei suoi zii. La casa dove va ad abitare è un luogo cupo e fatiscente. Oltre i coniugi Stolz, Gassman e Deneuve, e la loro domestica, la soffitta dell’edificio è abitata dal fratello del padrone di casa, un professore di scienze naturali il cui cervello sembra essere andato in malora un imprecisato giorno di qualche anno prima. Le stranezze sembrano non aver fine quando Tino scopre nascoste in un cassetto delle lettere di una misteriosa bambina.

A metà fra il gotico e il drammatico, fra il thriller e il tragicomico, Anima persa, oggi più di allora, ha certamente il suo fascino e riesce ad ammaliare lo spettatore con trovate che, a onor del vero, sono lontane dal romanzo di Arpino. Splendido Gassman che  impersona un personaggio volutamente erudito e misurato riuscendo a tenere le redini della storia coniugando elegantemente il compassato col pazzo e conducendo lo spettatore stesso nell’abisso della follia. I suoi motti, le sue riflessioni, i suoi racconti riescono a farci intendere il meticoloso lavoro degli sceneggiatori che hanno saputo connotare il racconto di Arpino di una vena letteraria più alta rispetto al romanzetto originale. Il tema del doppio pervade tutta l’opera: ogni cosa è ambigua in casa Stolz e il racconto nero a cui Risi ha dato forma caratterizza la storia di uno spessore culturale che sfiora il “troppo raffinato”. Forse questa la ragione per cui all’epoca, quando uscì nel gennaio 1977, molti critici non lo elogiarono e lo stesso Arpino prese le distanze chiamandosi «amichevolmente» fuori.

Molto suggestiva la scelta delle ambientazioni, Palazzo Stolz è, in realtà, Palazzo Fortuny oggi museo, sede delle più disparate mostre. Affascinante è anche la musica di Francis Lai che con un po’ di fortuna si può trovare su internet su Lp o addirittura su CD. Seducente, infine, la fotografia di Tonino Delli Colli che riesce a far emergere tutta “l’umidità” di cui l’opera è pervasa. In Italia il film è presente su dvd in un’edizione non troppo soddisfacente: il video è sì nel corretto formato originale 1,78:1 e anamorfico, ma non restaurato e purtroppo il disco è privo di qualsiasi contenuto extra. Diverso invece è il dvd francese che presenta il film con audio e video restaurati e tra gli extra note di produzione, trailer e una lunga intervista a Tonino Delli Colli sul suo mestiere di autore della fotografia. Un film poco conosciuto che ha certamente bisogno di essere ri-scoperto anche dalle vecchie generazioni e che merita un posto d’onore se non tra i thriller psicologici quantomeno tra i gotici italiani.