Play or Die
2019
Play or Die è un film del 2019, diretto da Jacques Kluger.
Lucas e Chloe, rispettivamente interpretati da Charley Palmer Rothwell, inglese di Bethnal Green (Londra) e la francesina Roxane Mesquida, sono una coppia in crisi profonda. Lui si trascina tra un negozio di alimentari dove svolge passivamente l’incarico di cassiere, e la casa di famiglia, in cui vive solo, parlando con la foto della mamma defunta. Non sente Chloe da mesi, dopo che si sono lasciati, ma all’improvviso lei ripiomba nella sua vita, determinata a trascinarlo, non tanto nei meandri dissestati della loro vecchia relazione, ma nell’ultimo atto dell’esclusivo gioco chiamato Paranoia. Lui rifiuta, ma alla fine la ragazza sa come convincerlo a starci. Ha bisogno del suo genio per gli indovinelli e infatti Lucas riesce, grazie alle sue intuizioni, a scovare tutti i codici che rivelano la strada per il posto dove il misterioso gioco li attende: un vecchio ospedale psichiatrico abbandonato, nel cuore di una foresta tenebrosa. Quando arrivano sul posto, oltre a due infermiere gemelle dall’aria enigmatica, la coppia trova altri concorrenti. Sembra esserci in palio un bel gruzzolo, ma presto, Lucas, Chloe e tutti gli altri, scopriranno che a parte i soldi, ciò che si potrà vincere è soprattutto la speranza di continuare a vivere.
Play or Die è tratto da un best seller francese scritto dallo sceneggiatore e romanziere Charles Thilliez (La camera dei morti) e pubblicato da Fleuve Editions. Il regista Jacques Kluger lo adatta a quattro mani assieme ad Amiel Bartana e lo produce con la sua Klueger Partners. Il film non è ideale per gli appassionati di sadismo e indovinelli nerd, dato che non si tratta, come in apparenza sembrerebbe, di una via di mezzo tra Saw – L’enigmista e roba più anabolica alla Escape Room. È meno forsennato, ha un ritmo più blandamente europeo, ci sono emoglobina ed enigmistica ma come specchietto di una storia che ha ben altre direzioni in cui incanalare le sue allodole per poi imbalsamarle. Distribuito dalla Midnight Factory, Play or Die è un viaggio nell’orrore che diventa metafora dei cunicoli tetri in cui, durante una relazione sentimentale, ci si perde, tra un senso di soffocante minaccia e nevralgiche riflessioni che gli innamorati affrontano nella disperata ricerca di un senso che non arriva più e che probabilmente non c’è mai stato. In amore, sovente la gioia finisce e ciò che resta è un labirinto di inquietudini e dolore da cui si rischia di non uscire più.
Lucas e Chloe hanno dovuto interrompere la loro storia a causa del gioco Paranoia, chiamato così non a caso: la paranoia è il veleno che ammazza ogni relazione. Puzzle, titolo del romanzo, qui diventa un troppo generico “Gioca o muori” da psychotriller anni 80, ma vi basterà insistere un po’, oltrepassare la stagnante prima parte per rendervi conto che Kluger sta cercando di farvi riflettere più sul gioco dell’amore (edipico) che su quello della morte, e che i pezzi da assemblare non sono quelli di un mistero, ma del cuore e la mente di Lucas. Questo film ha raccolto un sacco di critiche negative sul web, ma chiaramente i detrattori non si sono spinti oltre il primo quarto d’ora, giudicando male ciò che Play or Die è solo in apparenza: un horror game movie di scarsa qualità. I risvolti conclusivi restituiscono al garbuglio ben altre connotazioni, quindi vi conviene tener duro fino all’ultimo. La fotografia, realizzata da Danny Elsen (Dead Man Talking) ricorda per certi versi il lavoro di Luciano Tovoli in Suspiria, con i rossi da camera oscura e i blu di una notte macchiata di lune. Forse suggerendogli questa via barocca, il regista ha tentato di offrire allo scenario un po’ più di suggestione di quella che potrebbe offrire di suo. Chiaramente Kruger ha dovuto agire con pochi mezzi e un cast non del tutto convinto del progetto, ma è un peccato, viste le potenzialità offerte della storia.