Troie di Dennis Cooper, un capolavoro che non invecchia
Il romanzo maledetto di vent'anni fa, la storia dell'escort Brad che ha anticipato le chat di oggi
Fummo tutti felici per un po’, seduti là a far niente a sparare cazzate e giocare, ma questo fu per noi un periodo terribilmente breve, dopodiché la punizione fu oltre il credibile: anche quando potemmo vederla non riuscimmo a crederci.
Philip K. Dick, Un oscuro scrutare
In principio c’era Bret Easton Ellis, ma ancora prima – anagraficamente – c’era Dennis Cooper. Se Ellis riscuoteva il successo mondiale a 27 anni con American Psycho, Cooper s’imponeva nelle maglie democratiche della cultura queer a quasi 40 anni col romanzo Frisk. Ellis è riuscito a sdoganarsi dalle pastoie di una sottocultura mentre il “fratello” maggiore Cooper, che si dedica al giornalismo, no. Perché? Entrambi Wasp, entrambi maschi bianchi privilegiati (il padre di Cooper era amico di Richard Nixon), entrambi fissati con la pornografia e la violenza, hanno affrontato i rantoli della morte del Novecento in modo uguale e contrario, tanto che il pubblico ha reso uno un marchio che cammina e l’altro, invece, un autore maledetto. Bret Easton Ellis alle soglie della terza età arriva nelle nostre librerie con un work in regress, guardando indietro alle nostalgie pastorali (ma sono tali?) con quel gioiello del romanzo Le schegge; Cooper era già arrivato alle stesse conclusioni, da buona Cassandra, nel 2004 con l’uscita di The Sluts: qui, in Italia, pubblicato da Fazi, tre anni dopo, col nome di Troie.
Troie è un testo che dovrebbe essere inserito nei corsi di studi universitari non meno di Glamorama (Ellis, di nuovo) o Underworld (DeLillo). È uno strano caso quello di Troie, una lettura che consigli a chi vuoi bene o a chi odi, perché fa parte di quella razza di libri che una volta conclusa la lettura lo giri sul comodino per non guardarlo più in faccia, come qualcuno che usi per 240 pagine prima di cacciarlo a pedate dal letto indicando con una mano la porta d’ingresso, come un tumore di Tinder a cui lasci i soldi sul tavolo e ne scrivi una recensione su WhattsApp con gli amici. Quello di Troie e di Cooper sono sguardi su un mondo che si addentrava, a passo di campana, nella banda larga: ci voleva pochissimo a connettersi, i costi erano meno proibitivi e potevamo correre, quando volevamo, dai nostri amici immaginari: non eravamo più soli, non eravamo più freaks perché qualche migliaio di km di distanza c’era qualcuno come noi e con le nostre stesse fisime.
Troie si apre così, con centinaia di schede di valutazione sull’escort di cui si è usufruito il servizio. Quasi tutti gli utenti compilano le recensioni come fredde cartelle cliniche, sviscerando dettagli estetici, lunghezza e circonferenza pene e prodezze sessuali pornografiche con un occhiolino alla pedofilia e al torture porn. Fin dalla prima pagina non c’è traccia di erotismo perché mutilato da qualsiasi desiderio (e già qui Cooper ci dice molto sulla sessualità di questi anni Venti) se non quello di punire e schiavizzare il malcapitato di turno, e il nome che viene fuori sempre è quello del bellissimo, androgino e, probabilmente, minorenne Brad: un biondino esile passivo, il sogno di ogni bull o sadico che desideri qualche ora di divertimento. Recensione su recensione, quasi non ci fossero più escort in città, Brad diventa l’eroe del sito, un’allucinazione di massa, l’oggetto del desiderio e della distruzione dello stesso. Poi appare Brian, prima cliente e poi protettore dell’ormai malato terminale Brad offrendolo, così, a qualunque folle, come protagonista e vittima di uno snuff movie. Immolati nel ruolo di nuovi e perversi Romeo & Giulietta, la saga di Brad e Brian trova spazio in un forum creato dal proprietario del sito per permettere ai fan della coppia di alimentarne la narrazione ormai da incubo. Esistono Brad e Brian? Qual è il termine di paragone per misurare la verità sul web? È vero che Brad, recensione dopo recensione, viene fatto sistematicamente a pezzi da ogni cliente, in una escalation di violenza, mutilazioni e aberranti esperimenti, o è qualcuno che vive della fama che internet concede a tutti, soprattutto ai bruti? È vero che bisogna essere dei capolavori – forse Brad lo è – o internet è l’unica vera opera d’arte di massa?
Difficile dire altro su Troie senza far spoiler; un’opera che leggi tutta d’un fiato nel cuore della notte, bel lontani da una salvifica alba, quando devi prendere coraggio pure per andare al cesso a pisciare; un libro che pare un flusso di coscienza ma che risponde, in realtà, allo schema rigoroso e quasi autistico delle pagine HTML con cui Cooper e io – più che altro – siamo cresciuti. Non invecchia Troie, è attuale quanto le chat moderne e ne anticipa, tristemente, la struttura anti-emotiva in cui trattiamo potenziali partner sessuali come bestiame nel mercato da aggiudicarci con la minor spesa possibile. Vent’anni prima delle challenge mortali, stupide e crudeli di TikTok, prima che i like sostituissero il sesso per una dose quotidiana necessaria e sufficiente di dopamina; nell’anno in cui gli americani si fingevano costernati dalla sospensione dei diritti umani; nel periodo in cui ci stavamo abituando alla violenza, a una realtà esiliata perché portatrice di un male in cui non volevamo specchiarci – ignorando così le origini di quello stesso male – Troie, con la sua pubblicazione, chiude il secolo breve e ci introduce all’istantanea da film dell’orrore in cui vogliamo vivere, filtri compresi.
Se il web è un Altro rispetto alla realtà, come misuriamo la verità in questo non luogo? E se questo non luogo – tale proprio perché è ovunque e da nessuna parte – fosse popolato da non persone (n.p. fregando la terminologia agli incel) ti farebbe schifo fantasticare la morte di coloro che non sono persone, o avrebbe per te, caro lettore, lo stesso impatto emotivo di una strisciata di chiavi lungo lo sportello di una macchina? E se le fake news fossero la vera pietra angolare su cui si basa internet? Ci importa sapere che Brad sia vivo o morto? O alcune vicende e persone rappresentano una spietata cartina tornasole che fa emergere ciò che siamo sempre stati e che ora, purtroppo e per fortuna, possiamo manifestare? Benvenuti nell’era dell’inganno che non è più universale ma si è fatto quotidiano, dove se tutti sono belli, buoni e bravi, significa che, in realtà, la vita fuori da internet è il suo tragico e orrendo opposto o, per dirla col film Stay: “Il brutto è tragicamente più bello del bello, perché documenta il fallimento umano”. Il personaggio di un racconto, molto diverso da questo, si chiedeva se le grandi storie hanno mai fine, be’ ciò che è certo è che ogni storia ha un inizio, e l’orrore globale in cui viviamo ne ha uno devastante, e questo inizio è Troie.