Addio a Lasse Braun
Scompare il rivoluzionario del porno
Il signor Alberto Ferro, in arte Lasse Braun, ci ha lasciato il 16 febbraio di quest’anno, ucciso da diabete che lo tormentava da tempo. «Il giorno precedente – racconta Michele Capozzi, suo e nostro grande amico – l’ho incontrato a Roma, dove abitava ormai da anni, e siamo andati a cena insieme. Lui ha insistito per un fast food e si è mangiato con grande gusto un hamburger con patatine. Veleno nelle sue condizioni». Oggi fa persino un po’ di tenerezza, Lasse Braun, tanto il suo messaggio pornofilosofico del coito en plein air ci sembra lontano anni luce. A ripercorrere le tappe di quel tramonto degli Anni Sessanta e di quell’alba dei Settanta in cui tutto era alternativo, tornano alla mente l’inno all’ LSD di Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles, le femministe che bruciano i reggiseni e i rigurgiti delle teorie di Wilhelm Reich sulla libera sessualità che uccide le nevrosi. Il Lasse Braun di allora era l’uomo che la rivista americana Escapade ha pomposamente definito “il padre della pornografia moderna”, colui che si vantava – e non aveva tutti i torti – di aver contato qualcosa nel processo sociale e giuridico che portò, il 4 giugno 1961, il governo danese a promulgare la prima legge di liberalizzazione della pornografia.
Alberto Ferro, studente iscritto alla facoltà di giurisprudenza di Roma, nel 1961, dopo aver superato tutti gli esami, osò presentare una tesi sulla “Censura giudiziaria nel mondo occidentale” che, in quegli anni bui dei sessuofobi governi Dc, venne puntualmente rifiutata dopo aver suscitato gli sdegni del corpo accademico. L’episodio segna l’inizio del percorso anti-istituzionale di Lasse. «Per caso», lui ci raccontava, «avevo saputo che il fratello di una mia cara amica era stato arrestato a Genova con una valigia piena di materiale definito pornografico. Si può immaginare: si trattava di riviste francesi con foto di ragazze in bikini e qualche romanzetto erotico più una trentina di filmini 8 millimetri in bianco e nero, roba inguardabile, oltre che alcuni album naturisti svedesi. Eppure quel ragazzo finì al carcere di Marassi. Gli diedi una mano a uscire. Lui voleva piazzare quella roba per rifarsi di una perdita al casinò ma a quel punto era terrorizzato. E così presi io il suo posto, scoprendo che il suo fornitore di Montecarlo si approvvigionava presso un tabaccaio di Bruxelles».
Figlio di un diplomatico, padrone di cinque lingue, Alberto, con la sua Mercedes targata CD (Corpo Diplomatico) comincia a girare l’Europa con alcune tappe negli Usa. Piazza inizialmente i romanzetti porno del tabaccaio belga ma poi comincia a produrne in proprio. Dal 1962 al 1967 è un vero e proprio fuori legge, una sorta di Billy The Kid della pornografia. Crea il mercato e lo alimenta anche attraverso una casella postale ad Amsterdam. Lavora col nome in codice di Babbo Natale. Diventa un wanted assediato da denuncie un po’ in tutta Europa. Punta soprattutto sulla Danimarca, giocando sulla tradizione di libertà sessuale e di pensiero del Paese della Sirenetta, paraventandosi persino di sproporzionate motivazioni storiche («Dobbiamo battere regimi polizieschi instauratisi in Europa con il sostegno del clero dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo», dice). Eppure colpisce nel segno: nel 1966 il governo danese legalizza gli scritti porno anche se ci vorranno ancora tre anni per rendere legali le immagini. Intanto Lasse si sposta a Stoccolma dove fonda la AB Beta Film. È lì che comincia a produrre i primi cortometraggi hard (durata circa dieci minuti). Il primo si chiama Golden Butterfly: interpreti lui e una sua amica truccata da giapponese. Crea un giro di amici-attori. Nascono Blow up ‘70, Chains of Eroticism, Sex on the Motorway, Susie la bionda, Dream of Nymphomaniac, distribuiti clandestinamente dalla Eros Film e dalla Ciro’s Film. Guadagna. Mette su un vero e proprio studio a Stoccolma e lavora, soprattutto, per corrispondenza, facendosi pubblicità su riviste di settore (giunge ad avere oltre 50.000 clienti, fra i quali, guarda un po’, 35.000 sono italiani). Il governo danese deve farsi una ragione che i film porno ci sono e girano e si decide a legalizzarli: è il 4 giugno 1969.
Con i soldi che ha fatto può permettersi una trasferta ai Caraibi (proprio come farà Aristide Massaccesi quando, quasi dieci anni dopo, realizzerà il primo film porno italiano, Sesso nero). A Trinidad gira la trilogia Tropical. È un grande successo. Tanto che Lasse conferma la formula dei tre al prezzo di uno e produce Top Secret (in Spagna), Oh Paris! (in Francia), The Vikings e Casanova (ambientati nelle rispettive epoche) e Discovering Orgasm. Ora Braun ha sedi anche a Copenaghen e in Olanda avviandosi a raggiungere la fama di un Larry Flint europeo. Proprio dagli Usa, nel 1971, viene contattato da un produttore ammirato dalla visione di un film di Lasse: Delphia the Greek dove si assiste (lui dice «per la prima volta al mondo») a una doppia penetrazione. E così i suoi film finiscono nei peep-show statunitensi dove con un quarto di dollaro il pubblico può gustarsi due minuti in super 8 di peripezie sessuali girate da Lasse Braun il quale, fra l’altro, riesce a far giungere in America anche i master 16 millimetri dei suoi corti («illegalmente» ci tiene a precisare) confezionati in scatole “artistiche” che lui stesso disegna. Ormai, siamo già nel 1974, i peep-show non-stop con film di Lasse, negli Usa sono oltre 60.000.
Il primo film in 35 millimetri Lasse Braun lo aveva realizzato nel 1973. È French Blue (titolo originale Penetration), il suo più grande successo. I titoli di testa scorrono su un cartoon realizzato dal vignettista Siné. È la cronistoria di un set hard montata insieme a cinque filmetti ironici risalenti al periodo 1970-1972. Protagonista la scatenata Brigitte Maier. Un film intelligente e movimentato con trovate uniche nel suo genere, persino autoironico. L’infaticabile Lasse riesce persino a farlo proiettare a Cannes durante il Festival del maggio 1974. Ma il più clamoroso successo di pubblico giunge l’anno dopo, sempre a Cannes, dove la ormai Lasse Braun Production presenta Sensations (in Italia Labbra). È un bailamme. Al cinema noleggiato da Braun per la proiezione che dura una settimana, gli 800 posti sono costantemente occupati, anzi il pubblico si accalca sulla Rue d’Antibes e dev’essere trattenuto dalla forza pubblica. Lasse racconta che «alcuni s’erano messi a far sesso sul posto». Per promuovere la prima di Sensations negli Usa,il 2 novembre 1975, Lasse compra un’intera pagina del New York Times. In Germania il film incassa più di Deep Throat e Emmanuelle messi insieme (fra l’altro, il governo Brandt, sull’esempio dei colleghi danesi, quell’anno depenalizza il porno). Sensations, la storia di due amiche che raggiungono Copenaghen per provare tutto il provabile in fatto di sesso, è in effetti il miglior prodotto di Lasse Braun: rivisto oggi, pur risentendo fortemente di un clima tipico di quegli anni, resta, a nostro parere, uno dei migliori film porno mai realizzati. Richiestissimo in Francia, forse troppo (da 220 cinema!), Sensations scatena addirittura le reazioni del governo Chirac, che stabilisce una sorta di embargo sui porno stranieri. L’anno successivo anche la libertaria Olanda (ma il ministro era il democristiano Van Acht), segue l’esempio dei francesi e ripescando una veterolegge del 1880 che vieta gli spettacoli “che possono creare incendi”, fa chiudere il cinema City nella Leidseplein di Amsterdam dove, da 26 settimane, è in programmazione, con clamoroso afflusso di pubblico, French Blue, relegando il film in sale pidocchietti gestite da malavitosi. Intanto Lasse aveva già realizzato Body Love, reso famoso anche grazie alla colonna sonora del tedesco Klaus Schulze che è anche un bel successo discografico.
Fra il 1976 e il 1977 Lasse produce e dirige , dopo Body Love 2, Love Inferno e una dozzina di corti (Locked Out, Lotus Flower, English Shoolgirls, Satin Party e altri, tutti made in Great Britain) e film, solo per citarne alcuni, come Shocking, Young Exhibitionists, Midnite Sodomite, Ice Cream, Parisiana, Alice’s Baby, Hooked on Sex, Vip. E qui finisce il periodo d’oro di Lasse che, negli anni Ottanta, si dedica maggiormente a diffondere la propria filosofia, anche attraverso Documents of Evolution, una fondazione che Lasse crea in Olanda. Non meno influiscono sul calo produttivo di Lasse i suoi guai con la giustizia e – ma questa è una nostra illazione – una certa stanchezza nei confronti della pornografia che traspare nelle sue opere più recenti. Comunque gira altri film, alcuni anche soft: Lust nel 1980, a Hong Kong, American Desire, 1981, Secret Mistress, Flasher, Young Nympho, questi ultimi tre del 1985 e l’anno dopo Temptation of the Flesh, Deep & Wet, Hidden Fantasies. È anche produttore di Fantasy Nights, diretto dal pornoregista americano Henry Pachard (1990). Tutti film, tranne rare eccezioni, mai visti in Italia.
A Milano, una volta, Lasse ci aveva fatto omaggio del suo maxi-saggio L’impeto di Venere-Dialoghi eterogenei alla scoperta dell’ultimo tabù del sesso, un imponente volume autopubblicato attraverso Documents of Evolution dove si legge (nella prefazione): «Vorrei prima di tutto mettervi in guardia. Questo libro divulga le mie scoperte sulla sessualità femminile. Sotto certi aspetti si tratta di scoperte pericolose. Non tanto per me, maschio adulto sano e vaccinato, ma per le anime candide che vivono il sesso con la paura dell’inferno. O per quelle che credono di sapere cos’è, accontentandosi di quello che passa il convento televisivo. Se fate parte di questi gruppi, vi consiglio vivamente di non leggere oltre». Ne seguirono altri, fra cui un Caligola che chi scrive ebbe l’onore di presentare a Milano. Qui, nei suoi libri ritroviamo il vecchio Lasse degli anni Sessanta e Settanta. Quando nel 1996 gli conferirono L’impulse d’oro alla carriera, una sorta di piccolo oscar italiano dell’hard, rispose all’applauso del pubblico esaltato alzando il pugno chiuso ed esclamando: «Viva la rivoluzione».