Antropocene Horror. La scelta della Wrong Turn
L'anteprima di un dossier epocale
Antropocene Horror è il dossier di Nocturno n.250, novembre 2023. La sorgente di tutto è stata un libro: Antropocene Horror – Mostri Virus e Mutazioni: il Cinema dell’Orrore nell’Era della Clisi Climatica. Fabio Malagnini, 2023, Odoya Editore. Da qui siamo partiti per costruire uno speciale che ci sembra epocale, nel senso che attiene alla nostra epoca, la fissa, la riguarda. Pubblichiamo l’introduzione del dossier.
Orche all’attacco. In gruppi familiari, al largo di Gibilterra, a dar di muso alle chiglie di yacht dal prezzo criminale. Alcuni dei mammiferi marini colti in fragranza da watercam stereoscopiche, mentre addentano timoni in carbon style. E poi, orsi di montagna. Plantigradi autoctoni, o figli di ripopolamento, che vengono via dalle magliette delle Pro Loco e sferrano attacchi ferali, imprevedibili predatori di runner con calzature sgargianti e plantari idrogel. Correre nei boschi fa male alla salute, meglio sfrecciare in megavan elettrici ecosostenibili, ma attenzione a schivare gli ungulati, centinaia di cinghiali por la carretera. Nemmeno il tempo di porgere l’altro guanciale, che i letti dell’intero Occidente vengono infestati da cimici bio-nike, invincibili, non debellabili, all’attacco del PIL francese e del turismo globale. Ci vorrebbe Guy Montag, a lavare albergoni ostelli AirBnB col fuoco; quello stesso fuoco che annichilisce senza distinzione di latitudine e longitudine, senza sapere quando, passando per Maui da Rodi fino al Québec, cercando te. Te, uomo gatto, catman o meglio Stalking Cat, così ti chiamano, che hai speso migliaia di dollari in chirurgia plastica estrema. Volevi felinizzarti, poi il suicidio ha suggellato la tua storia da freak, me lo hanno detto su Tik Tok.
Meglio andrà, forse, all’uomo cane, dogman da Instagram story, cosplayer per mancanza di prove, che ha speso 15.000 dollari per camuffarsi – processo reversibile – da cane collie. E’accaduto in Giappone, lì dove il governo, con rigore e fermezza, ha annunciato l’inizio dello sversamento fatale. Saranno restituite all’oceano le acque utilizzate per raffreddare i reattori bizzosi di Fukushima, con buona pace di ambientalisti e Paesi ostili. Solo che quelle acque restano foriere di isotopi radioattivi, e gli isotopi possono essere trasportati dalle correnti, accumularsi nel fitoplancton, essere ingollati da animali via via più grandi nella catena alimentare, e finire a cancerizzare gli esseri umani. Se non è fitoplancton, saranno microplastiche trasportate dalla corrente, delizia per il palato. Sì, la vita è tutto un brodo, non primordiale ma postmoderno. Che non è altrove, ma hic et nunc, è il qui ed ora per me che sono monade, alieno (o alienato) rispetto al fuori di me, colpevole perché inconsapevole. È l’Antropocene, è l’agito dall’essere umano che diventa agente sull’essere umano. Antropocene che non è sinonimo ma antitesi di antropocentrismo, perché il mondo per secoli costruito a propria somiglianza è un’immagine deformata, è entropia, è caos. È in-conosciuto, quindi è orrore.
Avevo una percezione latente di come il fuori condizionasse il dentro di me. Pensavo fosse ansia, la solita vecchia compagna di giochi. Tutto è putrìo, tutto è putrìo! Io marziano, dannato Philip Dick! Macerie e degrado, gubble in lingua originale, e io come parte della rovina, gubble gubble, one of us! One of us! Non era ansia ma angoscia, un demone che è destino etimologicamente inteso, donde la curiosità a conoscerlo, a guardarne le gemmazioni nel verofalso immaginario collettivo. È il destino – che è quel che è – ad aver messo Antropocene Horror sul mio sentiero di mattoni gialli. Un’opera germinale più che seminale, in quanto portatrice di germi venefici che sovvertono, cambiano il punto di vista attraverso un nuovo approccio al genere horror, che è la visione dall’inconscio per antonomasia. “Divenuto soggetto geologico, l’umano si trova oggi a negoziare il suo posto nel mondo con agenti naturali a cui è tornato a riconoscere il ruolo di quasi soggetti. È in fondo la stessa agency inumana, il mostro astratto, speculativo, l’inconnu che riconosciamo oggi nel cinema dell’orrore, non solo soprannaturale”. Parole di Fabio Malagnini, autore, indagatore dell’incubo, che in Antropocene Horror – libro epocale in quanto pertinente all’epoca dell’umano -, narra del cinema dell’orrore nell’era della crisi climatica, oppure del cinema della crisi climatica nell’era dell’orrore.
L’incontro tra Malagnini e Nocturno era indifferibile, bisognava scriverne, qui ed ora, lasciare tracce, illuminare contesti. Perché quell’angoscia, quel daimon cui accennavo, è istinto di sopravvivenza, manifestazione compulsiva della capacità di adattamento all’Apocalisse: “L’apocalisse si trasforma in un incidente e l’incidente in un’apocalisse. […] Noi esperiamo una specie di crollo delle categorie di continuità e di discontinuità: nella misura in cui l’apocalisse potrebbe accadere in ogni momento, la catastrofe non definisce soltanto un fatto o un evento ma una relazione folle con il mondo. […]. La società catastrofica offre la condizione di possibilità per un sentimento di vulnerabilità della catastrofe: il nostro essere sensibili al rischio significa che siamo stati anzitutto e perlopiù sensibilizzati.” (Timothy Morton, Ecologia Oscura, in Antropocene Horror). Antropocene Horror è la scelta della wrong turn, la direzione sbagliata. Al contrario della sliding door, non ci sarà una seconda occasione da rivivere, dopo l’incontro con il mostro.