Claudio Del Falco: Django Undisputed
Il western italiano risorge, all'insegna di Trinità
Caro Claudio, son curiosissimo di sapere di questo progetto di ritorno del western: Django Undisputed…
Questa è stata un’idea lanciata da Minerva. Sto facendo dei film che loro distribuiscono, però, come sai, i miei film sono centrati sulle arti marziali. Io faccio prevalentemente quelli. Così, durante un incontro con Gianluca Curti abbiamo deciso di fare un western e di riportare lo spaghetti in Italia. Lui ha deciso, in verità. E io, un po’ controvoglia all’inizio, ho accettato questo progetto…
Perché, non ti piaceva il genere western?
No, no: diciamo che, inizialmente, la spinta è partita da lui, da Curti, poi dopo… l’appetito vien mangiando (ride). Mi sono preso questa responsabilità perché lì la sfida era fare un western anche, diciamo, visibile… perché ne hanno fatti anche tanti di western. Se fai una ricerca, negli ultimi anni di wastern ne hanno fatti, ma a bassissimo costo, quindi non li ha visti nessuno. Magari li hanno messi pure su Prime, ma erano opere povere, senza attori, con un cavallo… cioè veramente sputtanato era il western. Invece, noi abbiamo deciso di farne un high-budget, e abbiamo fatto un film importante, con attori importanti, tipo Tomas Arana del Gladiatore.
C’è anche Ottaviano Dell’Acqua che fa il padre, un ruolo importante…
Ottaviano Dell’Acqua fa Django grande… ma questa è anche e soprattutto un po la parodia di Trinità: io il film western più importante che ho visto fu Trinità… Io andavo a scuola a cavallo, quando ero piccolo, figurati, quindi il western l’ho proprio vissuto (ride). Così mi sono ispirato a Lo chiamavano Trinità e a Continuavano a chiamarlo Trinità. Infatti il film sarà dedicato a E. B. Clucher, a Enzo Barboni, il regista dei Trinità… Django undisputed sarà proprio un omaggio a lui. Il titolo lo ha trovato Gianluca Curti, pensando alla saga degli Undisputed, con Scott Adkins. Quindi, Django qui che fa? Torna a casa e trova il padre, che è un ubriacone ed è interpretato egregiamente da Ottaviano Dell’Acqua. Ottaviano ha fatto un’interpretazione che non ti dico! È stato bravissimo, veramente formidabile e credo abbia fatto uno dei più bei ruoli della sua carriera. Perché gliel’ho cucito addosso proprio…
Il film chi l’ha scritto?
L’ho scritto io, soggetto e sceneggiatura. Ed è interamente ispirato a Trinità. Ho preso le cose più belle, che sono rimaste nella storia del cinema. Ti ricordi, per esempio, quando Trinità schiaffeggiava il cattivo, nella famosa partita a carte, dove lui mischia le carte eccetera? Ecco, l’ho rifatto uguale, con quelle gags. Poi, il pranzo con la famiglia, le scorpacciate di fagioli… anche la slitta famosa attaccata al cavallo, l’abbiamo ricreata uguale.
Quand’è che l’avete girato? L’avete finito o ci state ancora lavorando?
Il film è girato e lo sto montando: siccome siamo molto veloci, credo che per metà ottobre sarà pronto.Quindi, penso che per Natale Gianluca, se vuole, lo potrà far uscire.
Mi sembra di capire che non sei mai stato un grandissimo appassionato del western, almeno di quello classico, tradizionale…
Diciamo che io sono nato col western, perché sono cresciuto in una famiglia di cavallari: andavo a scuola a cavallo, tant’è che si ricordano tutti di me a Castel Gandolfo, quando passavo a dodici anni col cavallo, al galoppo, per andare a scuola, alle medie, al liceo. Andavo ad Albano, a Marino, sempre a cavallo, a fare la spesa. Quindi sono cresciuto con i cavalli. Però i film western classici, tipo quelli di Ford, con John Wayne, li trovavo sempre un po’ noiosi. Li guardavo con mio padre, però li ho sempre considerati un pochettino noiosi, con storie lente. L’unico western che ho visto almeno cento volte è Trinità. Ma veramente! Perché Trinità ti coinvolge, ti fa ridere, è pieno di battute. Quindi, mi sono detto: “Qui, se rifacciamo un Trinità 2.0, funziona, perché molti giovani non l’hanno visto, oppure hanno voglia di rivederlo aggiornato… E così abbiamo fatto questo Trinità 2.0 in cui abbiamo messo il saloon con le prostitute, tutte formosissime, il giapponese al quale mio fratello, Bambino, salva la vita…
Eh, immagino, dunque, che la sfida fosse trovare i nuovi Spencer e Hill…
Allora: al posto di Bud Spencer abbiamo scelto un culturista perché oggi Bud Spencer non funzionerebbe più: i giovani sono critici e quindi uno “con la pancia” non funzionerebbe, quindi ho messo Mister Olimpia, Fabio Romagnolo, uno tipo Schwarzenegger, che mena, che dà i pugni in testa. E il ragazzino che lo vede dice: “Ammazza, questo, così muscoloso, mena!”. Io faccio Terence Hill, quindi salgo a cavallo, scendo… e per la prima volta non faccio a botte!
È questo che ti volevo chiedere. Cioè, ci hai messo qualcosa delle “tue” arti marziali?
No! Ho fatto l’attore. Stranamente, ho solo recitato stavolta (ride).
Quindi neanche un cazzotto tiri?
No, io partecipo alle risse, ma schivo solo i colpi… I pugni li dà tutti quello che interpreta Bud Spencer. Fabio Romagnolo è un culturista, è bravissimo, enorme, se lo vedi, sembra un gigante buono.Con la barba è uguale, ispirato proprio a Bud. Io sto lì con lui e rido sempre, come Terence Hill, sfotto tutti, prendo in giro, sono la pistola più veloce del West. Ma quando sparo, disarmo, non uccido, mai. Sono talmente veloce che tolgo le pistole dalle mani di chi mi vuole sparare…
Ma in fondo anche loro, anche Terence Hil e Bud Spencer, non facevano morti in quei western lì…
Forse nella prima scena, quando lui mangia i fagioli, quei due li ammazza: questo non si capisce bene…
Erano certamente molto più morbidi rispetto alla violenza dello spaghetti-western, quello truce, dove c’erano decine di morti. Tutto era più moderato…
L’unico che muore nel mio film viene ucciso da Mortimer, pagato da Tomas Arana per uccidermi. Lui arriva nel paese e uccide lo sceriffo, che è interpretato da Massimiliano Buzzanca, il figlio di Lando Buzzanca. È l’unico che muore. Il film è divertentissimo, anche perché poi l’ho aggiornato. In Trinità, c’erano delle parti noiose. Ad esempio, io trovo molto noioso quando loro vanno nella prateria e arrivano i messicani: era un po noiosa quella parte e non c’è nel mio film. Nel secondo Trinità due ci sono degli spunti belli, tipo il pranzo. Quindi ho preso dai due film tutte le sequenze più divertenti e le ho tutte modificate per un Django. C’è il rapporto tra Django e Ottaviano, tra figlio e padre: il ritorno a casa dopo tanti anni, il cimitero di famiglia, dove loro si allenano, le prostitute che li lavano… cioè ho messo la famosa tinozza, però Terence Hill si lavava da solo, mentre qui ho messo quattro prostitute a lavare il personaggio. Django Undisputed è molto ricco: abbiamo avuto tantissime comparse, per la prima volta ho avuto in scena fino a 70 persone. Nei film miei, ne avevo massimo 10. Stavolta ho esagerato: 20 cavalli in scena contemporaneamente, al galoppo. Voglio dire che si vede che non è un low budget italiano, capito? Potrebbe essere un low budget americano. Sono soddisfattissimo del risultato, non vedo l’ora di fartelo vedere. Appena ce l’ho pronto, te lo mando.
Senti, Claudio, ma dall’interno, visto che ti sei mosso e ti stai muovendo parecchi: com’è la situazione nel cinema italiano?
Diciamo che io mi sono divincolato dal cinema italiano. Per me non esiste il cinema italiano. Forse sono l’unico attore a cui non dovevi fare una domanda del genere. Devi farla a tutti gli attori italiani meno che a me, perché i film che faccio io hanno una destinazione internazionale: se un mio film in Italia esce o non esce, per me è la stessa cosa. Minerva International che cosa fa? Doppia i miei film, perché ha la distribuzione dei miei film, io ho un contratto con loro per la distribuzione e loro che fanno? Li doppiano in sei lingue: doppiati proprio, non sottotitolati; e i film escono in ogni Paese con la lingua loro.Non sono un attore italiano “sottotitolato”, capito che voglio dire? Negli States io parlo newyorkese, quindi sono uno di New York…
Quindi avrai proposte anche dall’estero…
Assolutamente sì, le ho in continuazione. Ce le ho sia dalla televisione, sia per film italiani, sia dall’estero. Ma adesso ho questo rapporto stretto con Minerva e non li voglio tradire. Conosco la famiglia Curti da trent’anni, siamo molto amici, adesso devo fare parecchi film con loro. Ormai faccio dei ruoli da protagonista, tipo: ho fatto Assassin Club, quello di Camille Delamarre con la Paramount. Però il mio personaggio, dopo i tre protagonisti, è il più importante, capito? Allora, a queste condizioni, lo faccio il ruolo, ma se mi chiamano per un film in cui, magari, il cast non mi piace, non lo faccio.
Perché oggi è difficile fare, in Italia, il genere action?
Ci provano, a farli, ma non ci riescono. Allora: il regista è fondamentale. Perché adesso io mi sto facendo la regia da solo? Il montaggio è fondamentale, e anche l’attore, che deve essere fisico, perché per fare film del genere, occorre un attore fisico. Quindi, in Italia non dico di essere l’unico, però quasi… Non so quanti attori fisicamente riescono a reggere un ruolo da protagonista facendo i salti mortali, dando botte, tirando calci in faccia… Io sempre sono molto allenato. Quando vado a fare un film, so che per venti giorni, otto ore al giorno, faccio a botte… e non sono neanche più un bambino, sono grande come età. Ci vuole una preparazione fisica che gli italiani non hanno e dovrebbero prendere uno stuntman. Quindi, ho poca concorrenza in Italia a livello proprio di attori. Io ne approfitto, ovviamente, non avendo concorrenza. Il Van Damme italiano sono io.
Però è anche vero che tu arrivi da una storia atletica importante, voglio dire: sei uno che ha un background sportivo…
Eh, è dagli anni Novanta che faccio ‘sti film. E pensa che anche quest’anno faccio campionato mondiale unificato di Karate WTKA, mi sto allenando per il 29 ottobre a Massa Carrara: ancora non mollo. Prima di Django Undisputed ho fatto altri due film, uno si intitola Iron Fighter e l’altro The Martial Avenger: usciranno, il primo, adesso a ottobre e l’altro subito a seguire. Quindi Django uscirà come terzo film da regista. Ho due film miei, sulle arti marziali dove c’è la vendetta, il cattivo ferocissimo, che fa del male eccetera…
Lo schema classico…
Schema classico, internazionale, quindi attori internazionali. In uno ho Danny Quinn, addirittura, che ho rispolverato dopo tanti anni, il figlio di Anthony Quinn, che fa il mio allenatore, e poi Hal Yamanouchi. In quest’altro invece ho tutti stuntman: Michael Seagal che è un attore stuntman molto bravo, il figlio di Hal Yamanouchi che fa anche lui, lo stuntman, Taiyo Yamanouchi molto bravo e poi tutti stuntman, almeno una trentina…
Fare il regista, allora, stare anche dall’altra parte, com’è? Questo è il terzo che dirigi…
Io nasco come regista perché ho fatto la scuola di regia quando ero piccolo. Vengo dalla famiglia degli Jovinelli. Sai che nonna dava da mangiare a Federico Fellini? Cioè Fellini andava al teatro di mia nonna, stava sempre là. Io andavo a casa sua, quando girava facevo l’assistente alla regia, stavo lì con lui. Quindi io nasco come regia, ho fatto la scuola di regia… poi, logicamente il regista chi te lo fa fare? Cioè, è impossibile. A un certo punto ho fatto questi film da attore e ho trovato una squadra importante: con Matteo De Angelis, che è il mio dop e mi aiuta molto, perché quando sono in scena come attore, lui mi dà una mano a fare la regia. Utilizzo lo stunt coordinator come regista anche, alle volte me lo metto come videoregista. Diciamo che noi in questi film d’azione abbiamo pochissime battute. Proprio stamattina fatto la lista dialoghi stamattina di The Martial Avenger: c’erano venti battute in tutto il film…
È solo movimento…
Sì, perché Minerva vuole questo, vuole solo azione e in Italia questi film non li fanno per mille ragioni, perché ci vuole la regia giusta, unl protagonista che abbia la potenza scenica e quindi deve avere un fisico che renda l’idea, perché se tu ci metti uno con la pancetta il film non regge. Come Sylvester Stallone quando cominciò: tutti ci ricordiamo il fisico di Stallone, in Rocky, in Rambo. Lui era famoso per i muscoli, poi dopo l’abbiamo associato a quei personaggi che interpretava. Ci vuole la muscolatura, la preparazione fisica, la regia giusta, il montatore che sa montare, la distribuzione che te lo fa uscire in tutto il mondo… perché poi sono film che in Italia non escono, quindi se tu lo fai per l’ Italia è inutile. Devi avere una distribuzione in 160 Paesi, perché, allora, nell’arco di tutto questo numero di Stati incassa, fa un buon incasso. Io ho messo in piedi tutta questa squadra tra distribuzione, produzione, Salvatore Alongi che fa il produttore esecutivo insieme a Giuseppe Andreani, quindi siamo un gruppo. Io, poi, sono molto veloce anche nella regia, sono molto veloce a dirigere perché ho delle tecniche molto veloci: non ripeto mai la scena, faccio tutti i pick up, praticamente, cioè, io riprendo sempre da dove sono arrivato. Poi al montaggio me la sistemo, la scena, perché sono scene che hanno tantissimi tagli. E avendo 5000 tagli, un film tu lo fai al montaggio, non lo fai mentre lo giri. Io, avendolo già in mente, è inutile che un calcio che ho già tirato lo ripeta, perché tanto lo prendo da un’altra angolazione. Impiego pochissimi giorni per un film, 12, 13, 14 giorni al massimo.
Django Undisputed in quanto tempo lo hai fatto?
12 giorni effettivi. Velocissimo, girato con un caldo di Dio, ad agosto, una massacrata, però sono soddisfatissimo. Il cast vattelo a vedere: c’è Nadia Bengala ex Miss Italia, c’è Francesca Giuliano quella del programma di Bonolis, oltre al grande Tomas Arana…
E com’è lui, Arana?
Già ci avevo girato un film, quello di Ferrero: MMA Love Never Dies. E faceva il mio rivale già lì. Ci sentiamo sempre durante l’anno, ci facciamo gli auguri. Arana dà un tocco di internazionalità ulteriore. Poi, siccome per reggere il confronto non potevamo prendere due attori, ci sono due campioni di sport: io che sono campione del mondo di karate, che faccio Terence Hill, e Fabio Romagnolo che è campione del mondo di body building, che fa Bud Spencer. E quindi non siamo andati a usurpare il trono di questi due fantastici personaggi; è una chiave diversa la nostra, noi siamo due sportivi prestati al cinema che interpretano a loro modo questi personaggi. Se avessimo messo due attori, il confronto non avrebbe retto…