La stagione dell’orrore

Il punto sui film horror usciti nelle sale italiane nella stagione 2023-2024
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Com’è andato il cinema horror nelle sale italiane nella stagione 2023-2024? Bene, male, così così. Nel senso che già la domanda contiene in sé l’impossibilità di una risposta univoca, seria o definitiva. Troppi i fattori di cui tenere conto, dalla pervasività legittima delle piattaforme streaming alla crisi epocale della sala, acuita negli anni del Covid, che sembra oggi un luogo al tramonto scosso solo dallo spasmo post mortem dell’evento (Barbie, Oppenheimer, Cortellesi, ora Inside Out 2). Insomma, per farla breve, impossibile stabilire ontologicamente (scusate) com’è andato l’horror in Italia, ma di sicuro si può fare il punto qualitativo, ossia riflettere su cosa abbiamo visto. Escludiamo nella nostra carrellata i non horror, ovvio, cioè i film che usano il genere per andare da un’altra parte, come l’avventuroso per famiglie La casa dei fantasmi; così gli altri generi scuri quali fantascienza e thriller, che hanno sfornato ottimi prodotti ma non sono film dell’orrore. Ultima premessa, non si bada alla penetrazione dei film nelle sale, cioè chi ha avuto più o meno cinema a disposizione: sarebbe ingiusto perché porterebbe a penalizzare i film “piccoli” e le distribuzioni minori. Il percorso va nella sostanza, partendo da un dato: sono una trentina i film horror significativi giunti in sala nell’arco del 2023-2024. Ecco quali.

Skark 2: L’abisso di Ben Wheatley

LO SQUALO SENZA DENTI

Nell’agosto 2023 si comincia con uno dei maggiori incassi horror della stagione: Shark 2: L’abisso di Ben Wheatley, che nelle sale peninsulari supera i 5,3 milioni di euro, inizialmente insidiando perfino Barbie. C’è voglia di cazzeggio estivo, evidentemente, e lo squalo assassino funziona ancora a dovere, annulla i pensieri e tiene sveglio il pubblico finché non viene domato da Jason Statham. Peccato che il sequel di The Meg, originale del 2018, sia un film desolante che suona fallimentare sia nella sceneggiatura puerile, sia nella resa del megalodonte digitale – niente di davvero nuovo -, sia nella recitazione che sfiora l’autoparodia. Come il regista di Kill List sia arrivato a girare sciattamente questa super-commissione, è un mistero senza soluzione. Però il pubblico ha sempre ragione: il successo del film porta a interrogarsi sulla tracotanza di molti “elevated horror”, che infarciscono i meccanismi di genere di significati alti, sull’esistenza o perfino sulla politica, incuranti del puro divertimento richiesto dallo spettatore.

Sempre l’estate scorsa si affaccia in sala Demeter: Il risveglio di Dracula di André Øvredal, un’ottima reinstallazione del classico di Bram Stoker, efficace e sottovalutata, che dimostra come una storia immortale possa funzionare in qualsiasi tempo e luogo. Don’t Look at the Demon di Brando Lee è la consueta storia di fantasmi ambientata in Malesia, anch’essa con un buon risultato, che – esempio senza confronto – si ferma a 22.000 euro di sbigliettamento. Altra uscita tecnica per un altro ottimo horror, Wolfkin di Jacques Molitor, girato tra Belgio e Lussemburgo, da sempre oscura zona di confine, che vede una madre single e un figlio con segni di comportamento aggressivo, sottilmente lincantropico.

Talk To Me di Danny e Michael Philippou

LA SUORA E LA MANO

Gira la stagione e arriva l’autunno, più mesto e crepuscolare, dove le grandi produzioni si giocano le loro carte. C’è il successo di The Nun II di Michael Chaves (6,6 milioni di euro), che segue peraltro l’incasso del primo film e riporta in sala la suora mefitica declinata in horror commerciale. I crismi ci sono tutti, dagli scricchiolii ai rumori nel buio, dalle apparizioni improvvise al jumpscare, il film viene generalmente stroncato per la sua applicazione quasi sfacciata del meccanismo. Tutto sommato andando in sala consapevoli del franchise sostiene una visione, anche solo per godere dell’ennesima prova maiuscola di Bonnie Aarons, sugli scudi dal tempo dell’agghiacciante The Bum in Mulholland Drive. L’autunno porta anche l’altro piccolo fenomeno dell’annata, Talk To Me dei fratelli Philippou, che non sbriciola il botteghino (2,3 milioni) ma si propone come futuro cult per l’intelligenza della costruzione: un film di possessione che resuscita un simbolo potente, la Mano, impastando tradizione e modernità per fare paura.

Il tasto dolente, per molti ma non tutti, è L’esorcista – Il credente di David Gordon Green: abituato agli atti di hybris come la trilogia sequel di Halloween, stavolta l’ex indie gira il sequel del capolavoro di Friedkin cinquanta anni dopo, raddoppia le possedute (due bambine), organizza un sincretismo religioso per la discussa scena dell’esorcismo, concede un cameo a Ellen Burstyn. A ogni modo qualcuno l’ha visto (oltre 3 milioni di euro), la critica l’ha accolto col fucile puntato oltre i suoi demeriti, cadendo nella trappola del confronto con la sorgente da cui si distacca con chiarezza. Nell’alveo dell’indie italiano fa la sua comparsa Phobia di Antonio Abbate, nota al merito, che col suo basso budget cesella un inquietante racconto immaginifico di confusione tra realtà e finzione.

Saw X di Kevin Greutert

IL RITORNO DELL’ENIGMISTA

L’Enigmista colpisce ancora. Lo fa nel decimo capitolo, Saw X di Kevin Greutert, che si rivela uno dei migliori della saga: tecnicamente un prequel, va a indagare cosa avvenne nella vita del geniale serial killer moralista prima della sua conoscenza, cioè prima di Saw del 2004. Film cattivo, denso, avvincente, con Tobin Bell che superati gli 80 anni regge ancora splendidamente la partita. Anche Jason Blum ogni tanto sbaglia: lo dimostra Five Nights at Freddy’s di Emma Tammi, non tanto dal punto di vista commerciale (5,4 milioni) ma piuttosto perché il film tratto dal videogioco non è piaciuto a nessuno. A tratti amabile, seppure fallimentare al box office, è invece il ritorno di Eli Roth: Thanksgiving inscena il killer del Giorno del Ringraziamento nella consueta ridda di citazioni del regista, un Tarantino meno sofisticato, che non teme di giocare col genere, frequentare l’eccesso (la vittima cotta al forno come tacchino…), allestire un vero splatter allo scopo di farci divertire. Non farà capolavori, ma è uno di noi e come noi. Ottobre ci regala uno dei film più amati dai nocturniani: Mimì – Il principe delle tenebre di Brando De Sica, un picco della stagione, per molti motivi racchiusi nella recensione di Davide Pulici.

Più in sordina passa in sala un italiano, che si chiama Home Education – Le regole del male di Andrea Niada e si può ora recuperare su piattaforma. Sempre al silenziatore va in pochi e selezionati cinema il ritorno di un grande del genere, Francesco Barilli: l’autore de Il profumo della signora in nero e Pensione paura riesce nel sogno di portare a termine il terzo lungometraggio, Il paese del melodramma, un confronto allucinato e struggente tra un cantante lirico e la Morte.

Se lo vogliamo considerare horror – e vogliamo – a dicembre fa irruzione sulla scena il vecchio, nuovo Godzilla: il giapponese Godzilla Minus One di Takashi Yamazaki, uscito come evento speciale, che riporta il mostro alla potenza metaforica originaria e sbriciola la risposta occidentale, Godzilla e Kong – Il Nuovo Impero, quinto capitolo del “monsterverse” diretto da Adam Wingard. Il 2024 dell’horror commerciale inizia con The Piper, il film di Erlingur Thoroddsen ispirato al Pifferaio di Hamelin, che riscrive in chiave demonica e infernale: non conquista il botteghino, ma nell’alveo della proposta popolare porta a casa il risultato. Fa peggio Night Swim di Bryce Mcguire, una discreta sciocchezza che gira attorno a una piscina maledetta limitandosi alla mera applicazione della formula.

Vincent deve morire di Stéphan Castang

LO ZENIT DELLA STAGIONE

Continua la tendenza alla rievocazione del passato con Omen – L’origine del presagio di Arkasha Stevenson, che come da titolo è prequel del caposaldo di Richard Donner del 1976: la vicenda va indietro fino all’incontro tra il Maligno e la novizia, interpretata da Nell Tiger Free, che prosegue la sua crescita di genere dopo l’esplosione nella serie Servant. Titolo non privo di difetti, a tratti pasticciato, ma col pregio indubbio di riportare in sala l’avvento dell’Anticristo, che si addice al nostro tempo apocalittico. Interessante notare, come ha fatto sempre Pulici, che anche Immaculate – La prescelta di Micheal Mohan (uscita 11 luglio) si può considerare prequel de Il presagio, viste le forti assonanze di sceneggiatura e messinscena. Se entrambi i film non incantano, vanno però menzionate le due attrici, la già citata Nell e la finto-virginale Sydney Sweeney, che si candidano come donne importanti nell’horror a venire.

L’horror commerciale americano ha un problema: lo conferma l’uscita de La profezia del male (Tarot), horror sui tarocchi co-diretto da Spenser Cohen e Anna Halberg, che racchiude in sé tutte le mancanze del filone. Scrittura inesistente, stereotipi consunti, direzione svogliata, creatura non credibile, jumpscare a profusione e una storia – il mazzo di tarocchi maledetto – che non va oltre l’aneddoto. In un’ideale classifica che non faremo, potrebbe essere il peggiore horror della stagione. Lo tallona da vicino L’esorcismo – Ultimo Atto di Joshua John Miller il quale, semplicemente, tenta di sfruttare la figura di Russell Crowe come nuovo esorcista dopo il già opinabile L’esorcista del Papa in cui incarnava Padre Amorth, regalando almeno il guilty pleasure della sequenza col maiale. Per ogni nadir però c’è sempre uno zenit: tra i film più potenti dell’anno ecco Vincent deve morire di Stéphan Castang, che va finalmente in sala. La parabola dell’uomo comune, assediato all’improvviso da persone che lo aggrediscono e tentano di ucciderlo, si propone come piccolo cult contemporaneo.

Immaculate – La prescelta di Micheal Mohan

BRIVIDI CALDI

Andando verso l’estate, la stagione dell’orrore si avvia alla chiusura con alcuni titoli interessanti: gli autori dei nuovi Scream, Bettinelli-Olpin e Gillett, ci provano con la ballerina vampira di Abigail, che dispensa sequenze a tratti inquietanti stemperate dallo scetticismo dell’ironia. Ishana Night Shyamalan, figlia d’arte di M. Night, debutta al lungo con The Watchers – Loro ti guardano che non è solo “cinema di papà”, ma la possibile nascita di una factory e soprattutto la genesi di una bella regista horror. Thomas Cailley firma The Animal Kingdom, dove un nuovo virus trasforma gli uomini in animali, ipotizzando una terza via tra il cinema d’autore e il cinema di genere. Più zoppicante suona A Quiet Place – Giorno 1, regia Michael Sarnoski, terzo tassello e prequel della saga che si segnala per la presenza pesante di Lupita Nyong’o e soprattutto per il magnifico gatto Frodo.

Gli ultimi brividi caldi si chiamano Acid di Just Philippot, horror francese sulla pioggia acida che cade a fagiolo nella stagione più rovente, il citato Immaculate e soprattutto The Well di Federico Zampaglione, uscita 1° agosto. Un horror estremo e atroce, radicalmente differente dal genere italiano, che non teme di esagerare tirando l’elastico fino al gore. Un film che indica una nuova strada per il cinema di genere nel nostro paese: gli dedichiamo l’intero dossier su Nocturno n. 256, non c’è nulla da aggiungere, solo vederlo sullo schermo più grande possibile.

E la prossima stagione? Si apre, o si chiude, il 21 agosto con l’uscita di Maxxxine, la chiusura dell’esaltante trilogia di Ti West con Mia Goth. È lecito attendersi non molto, di più. A seguire, inutile girarci troppo intorno: la data cerchiata in rosso sul calendario è il 1° gennaio 2025, ovvero l’uscita italiana di Nosferatu di Robert Eggers. Come sempre: prendere o lasciare.