La Terza Madre – la sceneggiatura originale
Tutte le differenze rispetto al film girato
La sceneggiatura della Terza Madre che recensiamo, fa fede di un draft risalente all’estate del 2006, redatto in lingua inglese. La dicitura sul frontespizio è la seguente: Dario Argento s Mother of Tears by Jace Anderson, Dario Argento, Adam Gierash. In alto a sinistra del foglio (formato A4), campeggia il marchio della Myriad Pictures, la società americana coproduttrice del film. La lunghezza è di 107 pagine numerate, a cominciare dal frontespizio. Non esiste, invece, numerazione progressiva delle scene, solo indicazione degli ambienti e del contesto temporale.
Esterno cimitero di Viterbo – Giorno (pg. 2); Est. Cimit. Viterbo – Più tardi (pg.2); Interno ufficio Mons. Brusca – Notte (pg. 3)
Il recupero dei resti di Oscar La Vallée e dell’urna incatenata alla sua bara, non differisce dal film. Al ritrovamento, oltre all’anziano Monsignor Brusca, assiste padre Milesi, che scatta alcune foto; nella lente dell obiettivo, a un certo punto, vediamo riflesso un rapido movimento, molto rapido, rapidissimo. Per un attimo, percepiamo “un orribile volto femminile, che guarda in tralice verso di noi” (pg. 2). Questo particolare, nel film è stato spostato in un momento successivo, quando Giselle fotografa l’urna nel museo.
Esterno Museo d Arte di Roma – Sera (pg. 3); Interno Museo – Stanza dei restauri – Sera (pgg. 3 – 9); Interno Museo di Roma – Biblioteca – Notte (pg. 9); Interno Museo di Roma – Stanze e vestibolo – Notte (pgg. 9 – 12); Esterno Museo di Roma – Notte (pg. 12)
Nulla differisce dal girato fino al momento in cui Giselle e Sarah tolgono i sigilli di cera all urna inviata da Mons. Brusca – operazione durante la quale Giselle si ferisce (nel film col rasoio che maneggia, in sceneggiatura con un chiodo che sporge dal legno) e, stante la silenziosa regola che governa la Trilogia, vede così segnata la sua condanna a morte. Estratti gli oggetti dall urna, mentre Sarah si allontana in cerca dei dizionari di aramaico e miceneo, Giselle riesce a raggiungere il conservatore del Museo sul cellulare. Nel frattempo, in cielo, la luna, è fuoriuscita da un banco di nuvole e colpisce ora, con un riflesso argenteo, la finestra della stanza dove sta Giselle (pg.7). Tutto ciò manca dal film. Pronunciati i nomi dei tre demoni (Seera, Lerajie, Sabnack), la ragazza viene prontamente aggredita dai medesimi, materializzati d’improvviso dall’ombra alle sue spalle (pg. 8). Meccaniche e fasi dell’eccidio a seguire sono state piuttosto fedelmente rispettate da Argento, che ha tuttavia preferito oscurare e rendere incerte le immagini dei tre diavoli (descritti come “tre esseri deformi, orribili, con le facce nascoste, leggermente gobbi e con qualcosa di innaturale nei movimenti”). I demoni, inoltre, non intonano durante il massacro il canto (in un linguaggio incomprensibile) che la sceneggiatura prevedeva. Assistendo di nascosto all omicidio dell’amica, Sarah vede sulla porta della stanza una silhouette, che assomiglia alla figura di una vecchia, anch essa curva come i demoni (pg. 9). La Mater Lacrymarum faceva qui il suo ingresso sulla scena, in aspetto decrepito e rugoso, prima che la magica tunica indossata ridoni vigore e gioventù alle sue membra. Anche questo particolare viene eliso nel film. Come quello del demone che, udendo lo stridio delle urla della strega-scimmia, che sta braccando Sarah, prima la richiama (“Ahrb!”) e quindi la va a cercare nei corridoi del museo (pg. 12). La protagonista, finalmente fuggita all’esterno, viene investita dalla pioggia (“L’acqua colpisce la sua faccia, le appiccica i capelli alla testa”). Come Suzy in Suspiria e Sara in Inferno.
Interno camera sotterranea – Notte (pgg. 12 – 13); Esterno Museo di Roma – Più tardi (pg. 13)
In questa scena molto stato sacrificato, nel film. Originariamente, i tre demoni portavano, strisciando, l’urna rubata dal Museo nella catacomba che – come poi sapremo – la Mater ha eletto a sua dimora. Ad aprirla era “un uomo alto col cappotto”, e intanto i demoni innalzavano un canto. Compariva una mano avvizzita, la stessa della vecchia già vista al Museo, rivelata dal particolare di un anello con uno strano simbolo. Non appena afferrato il pugnale dentro l’urna, la mano andava ringiovanendo nei tessuti. Al coro dei demoni, si univano le urla acute della scimmia. Quindi non la tunica, come nel film girato, ma il pugnale fungeva da primo tramite alla metamorfosi della vecchia Madre in piacente fanciulla. Il rumore di sottofondo alla scena si andava trasformando in quello delle sirene della polizia, all esterno del Museo.
Interno museo di Roma – Galleria – Notte (pgg. 13 – 16); Interno auto Mario – Notte (pg. 16); Esterno palazzo appartamento di Mario – Stesso momento (pg. 16); Interno appartamento Mario – Salotto – Poco dopo (pgg. 17 – 20); Interno appartamento Mario – Stanza di Paolo – Notte (pg. 20)
Durante l’interrogatorio della polizia, nello script Sarah racconta di avere visto tre esseri deformi e una donna anziana. Quando successivamente a casa di Mario, il conservatore del Museo, il discorso cade su Monsignor Brusca e sul sovrannaturale, l’uomo racconta a Sarah, scettica: “Ho studiato teosofia e gnosticismo con lui, anni fa, è una delle maggiori autorità nel campo del misticismo e dell’occulto.
Interno – Stanza con muro grezzo – Notte (pg. 21)
È la scena della vestizione della Mater, con la tunica rossa che ne completa la potenza, concepita in origine in maniera più magniloquente di quanto poi fatto nel film. A porgere, reverente, alla sovrana l’indumento magico è l’uomo col cappotto, circondato da una folla estatica, composta in maggioranza da donne. Scrivono gli sceneggiatori, a proposito del talismano: “The red tunic is like a phantasmagorical planetarium of stars” (Pg. 21).
Esterno Roma – Varie locations – Notte (pgg. 21 – 22)
Argento aveva concepito qui qualcosa di abbastanza simile all’infilata di scene che in Inferno, perludono all’omicidio di Eleonora Giorgi e Gabriele Lavia: rapide immagini slegate in cui sono descritti gli effetti dell’espandersi su Roma del rinnovato dominio della Madre, introdotti da un vcento sinistro che spazza la città: in un appartamento lussuoso un ragazzo prepara un cappio e si impicca a una trave del soffitto; una donna in un vicolo pugnala un uomo più e più volte; una giovane madre getta suo figlio, neonato, da un ponte sul Tevere. Nel film è rimasta solo quest’ultima sequenza, ma se n’è abolita l’inquadratura finale, dove nel PP del volto della madre piangente, entrava il dettaglio della bocca della Mater Lacrimarum, che si dischiudeva per leccare, con una lunga lingua, le lacrime della donna (pg 22).
Interno appartamento Mario – Giorno (pgg 22 – 23)
Sarah schizza – solo in sceneggiatura – i disegni degli oggetti contenuti nell’urna, quindi ne fa un plico che invia al commissario (Enzo) che si sta occupando del caso.
Esterno cimitero Viterbo – Giorno (pg. 23); Interno stanza ospedale – Più tardi (pg. 24) – Interno corridoio ospedale – a seguire (pgg. 24 – 25); Sequenza disegnata (pg. 25)
Quando padre Milesi inizia a raccontare di Oscar de la Vallée, in sceneggiatura leggiamo (pg. 25) questa nota: “We see image from his story. All of them are done in 19TH CENTURY STYLE DRAWING – think etchings or drawings done in China ink.
Curia di Aosta – Giorno (pg. 25); Varie locations (pg. 26); Interno corridoio ospedale – Ritorno ai giorni nostri (pgg. 26 – 27); Esterno cimitero Viterbo – Sera (pgg. 27 – 28)
Tutta la parte a fumetti, quindi l’allontanamento di Mario dall’ospedale, comprese le due donne che lo fissano immobili come statue, da un ponte sulla strada, riflettono fedelmente il copione.
Interno appartamento Sarah – Notte (pg. 28); Esterno palazzo appartamento Mario – Notte (pg 28); Interno appartamento Mario – Notte (pgg. 28 – 29); Interno casa di Mario – Stanza da letto di Paolo – A seguire (pgg. 29 – 32)
Il momento più debole del film, quando Sarah apprende del rapimento del figlio di Mario, era tale e quale anche in sceneggiatura. Là, perlomeno, la frase tracciata col sangue (non sulla testata del letto del bambino, ma sul muro) era in latino e non in inglese.
Esterno Roma – Giorno (pg. 32); Interno aeroporto giorno (pgg. 32 – 33)
Il gruppo di dodici donne – di mezza età, vestite con eleganza, dal trucco pesante, e schiamazzanti – descritte nel copione, si trasformano, sullo schermo, in un più sparuto nucleo di ragazzette in abiti punk. Oggi, Argento, le streghe ha preferito rappresentarle così. Salta anche lo scambio di battute tra due maleficae nel terminal dell aeroporto: “Ah, sorella mia, sei qui per la celebrazione!”; “Naturalmente!”.
Interno Museo d’arte di Roma – Interno giorno (pgg. 33 – 34); Esterno cabina telefonica – Giorno (pgg. 34 – 35); Esterno Museo d arte di Roma – Pi tardi (pg. 35)
Sarah sfoglia dei testi antichi, studiando il perpetuarsi della Triade attraverso i secoli. Ci sono rappresentazioni delle tre Furie, di “tre donne medievali che spargono pestilenza nelle strade, accompagnate da un’orda di ratti” e di “tre dee mesopotamiche eruttanti fiamme dalla bocca”.
Esterno Stazione Termini – Più tardi (pg. 35); Interno Stazione Termini – Giorno (pgg. 35 – 37); Interno stazione Termini – Libreria – A seguire (pgg. 37 – 39); Interno treno per Bologna – A seguire (pgg. 39 – 41); Esterno Stazione Termini – A seguire (pg. 41); Interno treno per Monteleone – A seguire (pgg. 41 – 43); Interno treno per Bologna – Più tardi (pgg. 41 – 43)
Non solo negli snodi essenziali ma anche nei dettagli, la sequenza della fuga di Sarah braccata da streghe e forze di polizia nella stazione Termini, segue in maniera pedissequa le indicazioni della sceneggiatura. Però: la leader delle streghe si chiama Katerina e non è specificato se si tratti di una giapponese, come sarà nel film. Quest’ultima non uccide l’agente di polizia, a bordo del treno stringendogli la gola, ma semplicemente afferrandogli la fronte e mormorando alcune parole (“She mutters a few words”) (pg. 40).
Esterno Monteleone – Pomeriggio (pgg. 43 – 44); Interno casa don Francesco – A seguire (pgg. 44 – 45); Interno biblioteca don Francesco – Sera (pgg. 52 – 53); Interno appartamento don Francesco – A seguire (pg. 53)
In un arco narrativo ristrettissimo, Sarah apprende per bocca della “strega bianca” Marta Colussi la verità sulla morte di sua madre e viene introdotta al Mito delle Tre Madri dalle parole dell’esorcista don Francesco, che con eguale fulmineità entra ed esce dalla storia, con la gola squarciata, i tendini dei talloni recisi in un tentativo vano di fuga e il cranio maciullato dalla sua perpetua Valerya (pg. 52) – in sceneggiatura è una donna di nazionalità russa, “maybe Ukrainian” (pg. 44). Dopo avere ucciso il prete, costei urla: “Madre, ho obbedito ai tuoi ordini!”. Anche in questo caso, l’aderenza del film alle pagine della sceneggiatura è pressoché completa, sebbene dai discorsi dell’esorcista, circa le tre infernali deità, resti fuori qualcosa. Dice don Francesco a Sarah (pg. 49): “Per anni [sc. Le tre Madri] hanno percorso la Terra, portando morte e distruzione ovunque giungessero. Cerchi nei libri di storia dell arte, e troverà le loro immagini”; Sarah replica: “Sì, ho letto qualcosa del genere. Le Furie o le tre antiche Sorelle dei miti nordici, le streghe del Machbet”. Pi avanti, parlando della Mater Suspiriorum, avversaria a suo tempo dalla madre di Sarah, il prete aggiunge – solo in sceneggiatura – la frase: “Per secoli, la Madre dei Sospiri, come le sue sorelle, è stata bella e potente…”.
Interno biblioteca don Francesco – A seguire (pg. 53); Interno atrio pieno di persone possedute – Sera (pg. 54); Esterno piazza chiesa – Sera (pgg. 54 – 55); Interno auto Marta – Sera (pgg. 55 – 56); Interno auto Marta – Pi tardi (pgg. 56 – 57); Interno corrodoio sotterraneo – (pg. 57); Interno camera sotterranea – Notte (pgg. 57 – 58)
La fuga di Marta e Sarah inseguite dagli indemoniati ha di diverso solo il fatto che i posseduti “parlano uno strano linguaggio”. Sostanziale, invece, la differenza tra la sequenza in cui il figlioletto di Mario, Paolo, viene divorato dai demoni, per come era stata preventivata in sceneggiatura e per come è stata mostrata nel montaggio “ufficiale” del film. Alla camera sotterranea dove avviene la macabra imbandigione, veniamo condotti – nello script – attraverso un budello oscuro, claustrofobico, il cui suolo è coperto da un velo di polvere sabbiosa. La luce sembra prodotta da candele. Un concerto confuso di brusii, grugniti, risa strozzate proviene non si sa da dove. Lo capiamo svoltando un ultimo angolo dell’angusto corridoio, che ci introduce allo spettacolo dei tre demoni visti all’inizio, seduti attorno a una tavola, apparecchiata nella più raffinata delle fogge (pg. 57): posaterie d’argento, bicchieri di cristallo, preziose porcellane, candelabri di valore. “L’eleganza della tavola, crea un netto contrasto con le orride figure dei tre commensali”. Al centro del desco, su un grosso piatto da portata, d’argento, il corpo del piccolo Paolo, servito come “carne di maiale appena sfornata”. Il seguito della descrizione merita lo si trascriva, pari pari, dall’orginale inglese: “His torso’s flayed open to reveal the glistening bone and bluish intestines whitin. His glassy eyes stare at the ceiling, and a soft breath escapes his lips. HE’S STILL ALIVE. A carving knife, FLASHES slices through the boy’s thigh. He GASPS in pain, back arking, fingers clenching around the tablecloth. One of the demons removes the slice of meat, places it on his companion’s plate. Cuts off another bit for himself and takes a delicate bite. THEY’RE EATING HIM ALIVE” (pg. 58). Il film attenua di molto la crudezza della sequenza. I demoni e il desco al quale siedono non si vedono, il bambino non dà segno di essere ancora vivo e il viraggio rossastro delle immagini confonde i dettagli truculenti degli organi estratti dal corpicino e divorati, in ultimo, anche dalla stessa Madre delle Lacrime che interviene al banchetto, circondata dal timore reverenziale dei suoi famigli.
Esterno appartamento Sarah – Portone ingresso (pg. 58); Interno appartamento Sarah – A seguire (pgg. 58 – 60)
Quando Sarah sale le scale per arrivare al suo appartamento e l’interruttore a tempo della luce scatta, la ragazza sfiora nel buio, con una mano, un bassorilievo che rappresenta un fauno (pg. 59). In sceneggiatura. Nel corridoio che conduce al suo appartamento, in alto nella parete, si apre una piccola finestra dalla quale entra la luce lunare (pg. 59). Mancante nel film.
Esterno piccola piazza – Notte (pg. 60); Esterno appartamento Marta – Pi tardi (pg. 60); Interno appartamento Marta – Notte (pgg. 60 – 65); Interno stanza ospiti – Notte (pg. 65); Interno stanza da letto Marta – Notte (pg. 65); Interno stanza ospiti – Notte (pg. 66); Interno stanza da letto Marta – Notte (pgg. 66 – 67)
Script e girato si equivalgono da quando Sarah scappa dal suo palazzo e cerca riparo in casa di Marta, fino a quando, svegliatasi dopo un incubo, la ragazza è testimone dell’arrivo degli esseri malvagi, discesi da una misteriosa corda. In sceneggiatura, ricompaiono qui anche i tre demoni, insieme all uomo col cappotto e alla scimmia (pg. 66). La meccanica del successivo omicidio di Marta e della sua amante Elga, prevedeva che mentre l’uomo col cappotto si avventava su quest’ultima pugnalandola al petto, i demoni ghermissero Marta per le braccia e gliele ruotassero all’indietro, fino a spaccarle le spalle. La Mater Lacrimarum appariva, inoltre, senza la scorta dell’ancella nuda (Araba Dell’Utri) che vediamo accanto a lei nel film.
Esterno strada e piazza – Notte (pg. 67); Interno appartamento Marta – Notte (pg. 67); Interno cabina telefonica – Notte (pg. 67); Interno appartamento Marta – Varie locations – Notte (pgg. 68 – 70)
Mentre Sarah telefona dalla cabina per avvertire Marta del pericolo, ha una visione di sua madre Elisa (“il volto di un fantasma che emerge dalla nebbia”), che la esorta a fuggire (“Scappa! È troppo tardi ormai! Adesso, scappa adesso!”), appena in tempo onde evitare l’urlo devastante dell uomo col cappotto (pgg. 67 – 68) che finirà col far esplodere la cabina telefonica (pg. 68). Poi: dopo che l’uomo col cappotto ha consumato l’accecamento di Elga, Marta urla contro di lui un invettiva in latino, che si trasforma in un canto. La donna riesce, per qualche attimo a diventare invisibile. Il canto si fa disperato: Marta scompare di nuove per riapparire pochi istanti pi tardi. La Mater, nelle tenebre, ride (pg. 69), mentre l’uomo col cappotto dice a Marta: “Questi tuoi trucchetti sono ridicoli, un gioco da bambini”. Quindi pronuncia qualcosa, urlando in un linguaggio incomprensibile e provocando in Marta una crisi convulsiva. Poi, impugnata la lancia, prima di colpirla tra le gambe, aggiunge: “Ti piace la lingua, non vero? Senti questa come è affilata!”.
Esterno strade Roma – Notte (pgg. 70 – 72)
Sarah si ferma nei pressi di una chiesa, dove la gente prega per la pace e accende candele (pg. 70). Un vento le porta di nuovo l’immagine e la voce di sua madre, che la incita ad essere forte. A un certo punto Sarah le domanda:”Che cosa vi fecero? Cosa fecero a te e a papà quando…?”; Elisa risponde: “Ci fecero soffrire in modo indescrivibile, torture insopportabili, un dolore inconcepibile…” (pg. 72)
Esterno strade Roma – Più tardi (pgg. 72 – 74); Esterno vicolo – Notte (pgg. 74 – 75); Interno appartamento Mario (pgg. 75 – 80)
Tra le immagini di Roma che comincia a essere preda del caos, rileviamo l’episodio di una strega di mezza età, truccata pesantemente, che sputa su un gruppo di vecchie, oranti, inginocchiate sui gradini di una chiesa, le quali reagiscono con orrore al gesto (pg. 73). Rimarrà fuori dal film, così come una lunga sequenza successiva in cui Sarah, dopo avere individuato Mario, si accorge che i due poliziotti, Lissoni ed Enzo, con i loro uomini in uniforme, si aggirano per il quartiere cercando informazioni su di lei e finiscono per avere un diverbio tra loro (pgg. 74 – 75). Lissoni dice al collega: “Roma sta andando in malora. Perché ti ostini a voler trovare la ragazza?”; Perché? Perché ho letto, fino a ieri, ventidue rapporti di suicidi e ciascuno di essi aveva su di se uno di questi! – risponde Enzo mostrando i fogli con i simboli disegnati da Sarah. Io penso che Sarah Mandy possa avere la chiave per capire tutto quello che sta accadendo”. Per tutta la scena dell’incontro con Mario, il suo svelarsi quale vittima-schiavo della Madre e la combustione del medesimo, si è girata, tal quale, la sceneggiatura. Tranne che per ciò che riguarda il braccio della torcia umana che cerca di afferrare Sarah attraverso lo spiraglio di una porta e che cade reciso, quando la ragazza riesce a chiudere in extremis il battente (pg. 79). Elisa Mandy, inoltre, scompare avvinghiata alla figura infuocata di Mario, non in un buco apertosi nel muro della cantina, ma in alto, nei cieli “like a comet” (pg. 80).
Esterno bagno pubblico – alba (pg. 80); Interno bagno pubblico – Giorno (pgg. 80 – 81); Esterno strade di Roma – Giorno (pgg. 81 – 82)
Nel film non si capisce cosa siano le pietre che piovono all intorno mentre Sarah cerca un paio di occhiali per rendersi irriconoscibile. Neanche la sceneggiatura chiarisce il particolare (pg. 82).
Esterno casa de Witt – Più tardi (pg. 82); Interno casa de Witt (pgg. 83 – 83); Interno casa de Witt – biblioteca – Giorno (pgg. 83 – 88).
Il testo delle Tre Madri che Sarah legge infine nella casa dell alchimista, suona come segue: “Non so quanto mi costerà rompere ciò che noi alchimisti abbiamo sempre chiamato Silentium. L’esperienza dei nostri confratelli ci ammonisce a non turbare le menti profane con la nostra sapienza. Ho incontrato le tre Madri e ho costruito per loro tre dimore: una a Friburgo, una a New York e una a Roma. Scoprii troppo tardi che questi luoghi sono custodi di osceni segreti: è da qui che le Sorelle spargono dolore, lacrime e tenebre attraverso il mondo. Queste crudeli Madri non partoriscono la vita ma gli orrori dell umanità. Le case sono ricche di potere e attirano a sé le persone predisposte, come farfalle verso la fiamma. Quel che vedi non esiste, e ciò che non vedi la verità – quest ultima frase su un filatterio disegnato, in latino”. In parte, il testo mutuato ma in parte modificato da quello di Inferno. La sceneggiatura parla di un testo latino letto da Sarah (tanto che de Witt le domanda: “Conosce il latino?”; e lei risponde: “Un po’, l ho studiato a Cambridge” – pg. 87 -) , mentre nel film esso appare stampato in italiano. Ulteriore differenza: lo script non fa alcun cenno delle immagini, riprodotte nel libro, delle tre dimore, che invece vediamo sullo schermo (e a quel che si può giudicare, le facciate dei palazzi newyorkesi e di Friburgo non corrispondono a quelle reali di Suspiria e Inferno).
Esterno/ Interno strada e taxi – Pomeriggio (pgg. 89 – 90)
Seguendo un gruppo di streghe schiamazzanti, Sarah giunge a palazzo Varelli, nel cuore della città, in una piccola piazza. Esso le appare (pg. 90) come “un alto edificio, sormontato da tre obelischi di pietra rossa, differenti in altezza. Sulla cima del più alto, campeggia una lunga asta di ferro, che una volta fungeva da parafulmine. Geroglifici egiziani e simboli cabalistici decorano le pareti dell’edificio. Che appare decrepito, come da lungo tempo abbandonato”. Durante la corsa in taxi precedente, Sarah si è accorta di essere seguita da una macchina nera (pg. 89).
Esterno palazzo Varelli – A seguire (pg. 90); Interno antico palazzo – Varie Locations – Sera (pgg. 90 – 91); Interno antico palazzo – Chiostro e ingresso – Più tardi (pgg. 91 – 92); Interno stanza occupata – a seguire (pgg. 92 – 94); Antico palazzo – Chiostro e ingresso – Notte (pgg. 94 – 95); Interno Hall – Notte (pgg. 95 – 96)
L’interno di palazzo Varelli appare “di stile neoclassico, mescolato ad altri stili architettonici, uno strano a affascinante pastiche” (pg. 91). Parlando con il barbone che ha eletto una stanza del palazzo a sua dimora, Sarah viene a sapere che il luogo era sede di una specie di associazione di filosofi o di artisti che lo hanno, forse, abbandonato anni addietro perché “troppo piccolo e troppo freddo”. “Fa un freddo terribile, qui, in inverno”. O forse anche a causa dei topi: “Ce ne sono moltissimi qui”. Il repentino sollevarsi del vento nel chiostro del palazzo è accompagnanto da un gracchiare di corvi (pg. 94). In sceneggiatura, poi, messa in sospetto dal cigolare di un cancello, Sarah opera un incantesimo con la cipria (come le ha insegnato Marta), che le rivela la presenza di un gruppo di streghe dirette all”interno del palazzo. Sarah le segue e si ritrova in una vasta sala, con un trono e delle colonne in fondo, e ai muri affreschi trompe l’oeil, rappresentati campi e giardini che grazie al senso di prospettiva “fan sembrare il locale immendo ed esaltano la sua vuotezza” (pg. 95). Il fatto che i simboli che dischiudono il passaggio alla catacomba di Rea Silvia, siano disseminati tra i disegni, crea un fortissimo richiamo con il finale di Suspiria. Peccato sia rimasto tutto solo in sceneggiatura.
Interno catacombe – A seguire (pgg. 96 – 97); Interno stanza Mater Lacrymarum – A seguire (pgg. 97 – 101)
Sfuggita all’attenzione di due streghe, rendendosi invisibile, Sarah si accorge della presenza dietro di sé di un personaggio torturato, in ceppi. Urla e viene ghermita, in sceneggiatura, dall’uomo col cappotto che la trascinerà nel locale dove risiede la Mater (pg. 97) – sullo schermo sarà invece la scimmia a rivelare la sua presenza, balzandole in testa. Le visioni dei “dannati”, ispirate a Bosch, sono uguali a quelle del film – tranne la donna con la schiena squarciata da un pugnale, non prevista nello script (pg. 98). Coerentemente con la loro eliminazione da gran parte del girato, anche in questo contesto, spariscono i demoni, che lottavano tra loro per abbeverarsi ai seni della Mater Lacrimarum (pg. 98). La Mater, inoltre, eruttava dalla bocca una pioggia di piccole gemme che ricadeva sui suoi estatici adoratori (pg. 99). In compenso, il film (perché?!) mostra l’alchimista de Witt e il suo segretario incatenati e seviziati. Nel continuo della scena, Sarah era condotta a forza dai demoni verso una croce e la Mater le si avvicinava brandendo il pugnale ingioiellato, fino a graffiarle la guancia (pg. 100). L’olocausto viene però interrotto dalla comparsa sulla scena di Enzo, che spara alla Mater due revolverate. Ed era bella l’idea che anche dalle ferite le uscisse una cascata di piccole gemme.
Interno catacombe – Notte (pgg. 101 – 102); Interno stanza Mater Lacrimarum – A seguire (pgg. 102 – 103)
Da qui in avanti la sceneggiatura descrive un finale a sé, del quale il film non conserva praticamente nulla. Mentre Sarah corre con Enzo attraverso un cunicolo delle catacombe, i fuggischi si trovano improvvisamente la via sbarrata dalla Mater. Il tempo di ricaricare l’arma, e la strega squarcia, a mani nude, la gola del poliziotto. Poi, la Mater trascina Sarah per i capelli di nuovo all interno della stanza delle celebrazioni (pg. 102). Un bacio oscene unisce quindi le labbra della strega a quelle di Sarah, prima che la Signora delle Lacriome le poggi un pugnale sulla gola, gridando con un orrendo suono gutturale: “Urla, urla per me!” (pg 102). Accade qualcosa: la voce della Madre si confonde, sovrapponendovisi, con quella, distorta, di Elisa Mandy: “Questa è la mia bambina… Grida, grida per me”. Sarah grida, mentre gli occhi le si rovesciano nella testa (pg. 103). Quando la Mater cerca di afferrarla per calare l’ultimo fendente, la sua mano brucia al contatto. Sarah ridiventa padrona di sé e afferra un pugnale che giace a terra, accanto a lei, conficcandolo nel petto della Madre, la cui carne comincia istantaneamente ad invecchiare (pg. 103). Colpita a morte, la Mater sfiora con le sue unghie il volto di Sarah. Come nel finale di Suspiria.
Esterno antico palazzo – Notte (pg. 103); Interno stanza Mater Lacrymarum – Notte (pgg. 103 – 104); Esterno antico palazzo – Notte (pg. 104); Interno ster Lacrymarum – Notte (pgg. 103 – 104); Esterno antico palazzo – Notte (pg. 104); Interno stanza Mater Lacrimarum – Notte (pg 104); Interno cratere – A seguire (pgg. 104 – 105).
All intorno, nella camera sotterranea e nel palazzo sovrastante, tutto comincia a crollare. Si apre un cratere all interno del quale sprofonda l’uomo col cappotto (pg. 103). Anche Sarah, impegnata in un estrema collutazione con la Mater morente, precipita in un crepaccio apertosi nel suolo, la gamba e il piede ghermiti ancora dall avversaria – il cui corpo ormai un cascame di carni avvizzite – che viene finalmente trafitta (pg. 104) da uno degli obelischi di Palazzo Varelli, ormai collassato su se stesso. Si tratta di una delle poche cose di questo finale originario che il film ha conservato. Ma l’orrore prosegue nel fiume sotterraneo, che spazza la catacomba, composto di acqua, melma e ossa, in cui Sarah è piombata. La scimmia ricompare, le è addosso, cerca di affogarla, finché Sarah non riesce a ucciderla, scaraventandola contro un uncino di ferro (pg. 106).
Interno piccolo tunnel – A seguire (Pgg. 105 – 106); Esterno via Campania – A seguire (pg. 106)
Quando il flusso turbinoso dell acqua che la trascina, starebbe ormai per annegarla, Sarah riesce ad agguantare l’apertura di un tombino, e ormai sommersa, ad aprirla e a uscire all aria aperta (pg. 106). La ragazza sbuca in una via trafficata, presso le mura aureliane. Una macchina frena, appena in tempo per non investirla: intirizzita, madida e attorniata da frammenti di ossa e altri resti umani sparsi all intorno. Mentre la gente le si avvicina, Sarah collassa e tutto ciò che riesce a dire è: “Madre… l ho fatto!”. (pg. 106). Fade out. Fine.