L’ALDIQUÀ – L’elevated horror dopo Nosferatu
Verifiche sull’horror di oggi. Una rubrica di Emanuele Di Nicola
Quando si apre una nuova rubrica è sempre un emozione, ma anche un’afflizione, nel senso che sei costretto a rispettare una periodicità rigida che sarà ogni quindici giorni (due lunedì al mese). E soprattutto una rivelazione. Primo, per se stessi: c’è davvero bisogno? Serve a qualcuno, muove qualcosa? O è solo l’ennesimo sasso lanciato nello Stige della rete? Questo il pensiero proibito che mi ha portato a rimandare due-tre volte ma adesso, appoggiandosi all’inutile calendarizzazione che serve all’essere umano (ergo: l’anno nuovo), è giunto il momento. L’Aldiquà cita il capolavoro immortale di Lucio Fulci, ovviamente, ma non lo sfida bensì lo rovescia: qui il punto di interesse è vedere come sta il cinema dell’orrore nel nostro mondo, non in quell’altro.
Non troverete allora tradizionali recensioni di singoli film horror, la nostra redazione le sforna già saporite (dalla sala, festival, piattaforme e rete) né riflessioni sui singoli aspetti di un titolo, idem come sopra. No, stavolta c’è proprio una verifica: come dice il sottotitolo della rubrica, affrontiamo lo stato dell’horror di oggi gettandosi nel fango della strettissima attualità: Intelligenza Artificiale, Covid, guerra, altro che non svelo. Del resto verifica deriva dal latino verificare, ossia verus e facere, quindi “fare vero”, inverare: andiamo a vedere cosa c’è nell’horror 2025 e cosa manca. Da una parte cosa sta succedendo ora, in tempo reale, e dall’altra proviamo uno sguardo lungo, tentiamo di intercettare i cambiamenti se li vediamo arrivare.
La chiave di ingresso, ovvio, non può che essere il Nosferatu di Robert Eggers. Già ampiamente discusso sulle nostre pagine digitali, amato e/o/ma odiato, grande foraggiatore del circo dei social (che, ricordiamo, non è mai critica), ma realmente utile per rilanciare una questione viva e pulsante: quella dell’elevated horror. Dove sta andando il cinema dell’orrore “alto”, che qualcuno definisce d’autore perseguendo fuori tempo la politica autorialista dei Cahiers (ma chi sono gli autori oggi? C’è differenza tra autore e genere? Ha davvero senso tale etichetta?). A ogni modo l’elevated ha dominato oltre un decennio di visioni, di sicuro tutti gli anni Dieci del Duemila, costruendo capolavori o grandi film, che a prescindere dai giudizi sono entrati nell’immaginario: si pensi solo a It Follows, Hereditary, Midsommar… Ma ogni medaglia ha un rovescio, ossia il lato oscuro dell’elevated: non solo David Robert Mitchell, Ari Aster, appunto Robert Eggers si sono lanciati nel cimento ma anche molti grigi carneadi con risultati minori, a tratti perfino irritanti. Sono coloro che imprigionano la paura pura, al primo grado, nelle sbarre di piani fissi e piani sequenza, perché nel perimetro d’autore bisogna fare così, e finiscono spesso relegati nelle sezioni collaterali di qualche festival. Se a volte scivolano i fondatori della corrente, figuriamoci gli epigoni, imitatori, nipoti e nipotini…
Insomma, forse si è esagerato. Il pubblico, che non ha mai particolarmente premiato l’arty al box office, ad eccezione di Nosferatu, potrebbe andare verso una crisi di rigetto: il successo clamoroso di Terrifier 3 di Damien Leone, che partendo dal budget di 2 milioni incassa quasi 89 milioni di dollari in tutto il mondo (budget circa “quarantacinquplicato”), può essere sfottuto ma è un segnale chiaro. Va detto che anche Nosferatu vola, supera i 100 milioni worldwide (ma da un budget di 50: siamo al raddoppio), è il primo incasso di Eggers e probabilmente sarà uno degli elevated più visti in sala. Ma attenzione… Proprio perché ha raggiunto un’apoteosi la sensazione è che quel sottogenere horror, quel tipo di etichetta artistica possa entrare in crisi nel prossimo periodo; non a caso le menti deboli che insultano gli ammiratori di Nosferatu già li definiscono “radical chic”. Seppure nell’autonomia e nella potenza di continuare a battere le proprie strade, come farà Eggers, i registi dovrebbero tenerne conto: l’horror troppo autoriale può ammazzare la voglia di paura nuda e semplice innescando la fuga dalla sala, non per lo spavento.