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Antropophagus 2

2022
REGIA:
Dario Germani
CAST:
Jessica Pizzi (Giulia)
Monica Carpanese (Nora)
Giuditta Niccoli (Angela)

Il nostro giudizio

Antropophagus 2 è un film del 2022, diretto da Dario Germani.

Dunque, come vi avevamo anticipato un anno e qualcosa fa, gli italiani sono tornati su Antropophagus. Presto o tardi era scritto che accadesse. Il film di Aristide è diventato un classico. È diventato… cioè, era già un classico, nell’atto stesso in cui è nato. Gomarasca se ne era accorto subito, insieme a Pulici – ma qui, lo ammetto, arrivavo ampiamente secondo. Poi, altri, la massa amorfa, sono scivolati giù dalla montagna del sapone, a spiegarcelo. Miracolo che non lo abbia citato Tarantino, miracolo. D’altronde, l’americano, del film di Massaccesi non era in grado di capire… no, non di capire, ma di “sentire”, un cazzo. Antropophagus è questione di chakra bassi, i nostri, che non sono i suoi, perché il baslettone americano ha una complessione mentale già più strutturata, aerea, mentre qui è proprio questione di terra e sangue e fango e merda e liquidi inidentificati. È questione ctonia: un vecchio discorso che da qualche parte sulle pagine di Nocturno tentai di impostare, ovviamente reggendo la parte di Giovanni Battista, vox clamantis in deserto. Comunque, ecco Antropophagus 2, di Dario Germani, che è diventato tale in corner, perché all’inizio era una cosa intitolata La creatura e verteva (Antonio Tentori, che lo scrisse, me lo dice) su un essere extraterrestre che mieteva mattanze nelle Filippine. Poi, arriva il Covid, le Filippine sono out e decidono di farlo in Italia, dentro un bunker pazzesco, questo sì, da qualche parte a Culonia, nel Lazio. Sceneggiatura rimaneggiata e mutata e adattata da Lorenzo De Luca, parente del producer Giovanni Paolucci. Ecco, again, Antropophagus 2.

Ne vidi un cut, tempo fa, che tagliava via i rimandi salienti all’originale: cioè il prologo in cui il nostro amico Lucio Massa, erede di Eastman, è lì con la sua compagna, una puerpera, che si sta sgravando di qualcosa di molto sinistro. L’hanno reinserito, il preambolo, per fortuna: quadro stretto all’inizio, e intendo proprio come ratio, 4/3 che poi si allarga al formato maggiore. Qualcosa tipo “il passato che si fa presente”. Ok, va bene. Abbiamo un gruppo di studentesse universitarie (ma è poco chiaro, questo) capitanate dalla loro prof, che è quella gnocca spaziale di Monica Carpanese (Monica Sellers, un tempo: Aristide sempre), che si rinchiude, a scopo tesi, nel suddetto rifugio blindato per un week-end: il guardiano che gli apre le porte è colui che oggi su fb si presenta come Guitto Romano e che un tempo era Alberto Buccolini, un regular nelle riuscite (riuscite…) del povero Bruno Mattei. Perché il giro è sempre quello, ex Perla nera. In sostanza, Antropophagus 2, va sviluppandosi come uno slasher in contesto asfissiante: da una parte le donne tutte mezze stordite, oltre che stolide, che continuano a fare idiozie a iosa (“Dividiamoci: una di qua e una di là!”), e dall’altra un cannibale torturatore che in quegli anditi labirintici fa le peggio cose alle vittime che gli capitano sotto: le lega a un tavolaccio, le trapassa, le spella, le squarta, le acceca, le appende, le mangia: di tutto di più, salvo scoparsele – bravo fesso, perché sono una meglio dell’altra: Jessica Pizzi, Giuditta Niccoli, Diletta Maria D’Ascanio, Chiara De Cristofaro, Shaen Barletta, Valentina Capuano e Alessandra Pellegrino. Sulla Carpanese abbiamo già dato.

L’antropofago stavolta è piccolino, giocato, cioè, in antifrasi al colosso Klaus Wortmann (o Mirkos Tanopoulos, come lo ribattezzarono nel primo, vero, Antropophagus 2, Rosso sangue) che fu Montefiori. Nell’ideazione di Germani & soci, doveva sembrare piuttosto un ragno; e un insetto effettivamente un po’ lo evoca, anche se poi gli appiccicano citazionismi alla Carpenter, cioè alla Myers (la testa che si piega di lato) che non c’entrano una minchia, sono regesti per nerd sfigati. Siamo qui e dobbiamo giocare con le cose nostre, che bastano e avanzano. Comunque, se il sangue volete, Germani col sangue vi fa la doccia, in stragrande abbondanza, mercé gli effetti speciali di David Bracci che, va ammesso, si produce in un grande lavoro. Vuoi non metterci la final girl? Certo che c’è, ed è il carattere più stronzo tra tutte, falso come i soldi del Monopoli, incarnato dalla Pizzi. E vuoi non metterci il twist in end? C’è pure quello, qualunque interpretazione gli si voglia dare. Difetti: sta scritto su un kleenex, come avrebbero detto un tempo i recensori tromboni e le linee di dialogo gridano vendetta, anche a voler ammettere che sia una scelta voluta (ma non credo). Detesto quelli che vogliono insegnare agli sceneggiatori a sceneggiare, però… Germani arriva dalla direzione della fotografia, quindi, sotto questo profilo, il film è incensurabile. Certo, nulla a che vedere che i chakra bassi di cui all’inizio. Ma Aristide era Aristide. E quel tempo di sogno era il tempo del sogno.