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Invincible

2021
REGIA:
Jeff Allen

Il nostro giudizio

Invincible è una serie tv del 2021, creata da Robert Kirkman.

Mark Grayson è un ragazzo come tanti  altri alle prese con i problemi e le scoperte tipiche dell’adolescenza: i bulli a scuola, il lavoretto per racimolare qualche soldo, le ragazze e i superpoteri. Sì, perché Mark è figlio di Omniman, un potentissimo alieno che ha giurato di proteggere la terra con i suoi sconfinati superpoteri. Nel mentre, si è sposato con una donna umana e ha avuto un figlio, Mark, che decide di seguire le orme del padre nei panni di Invincible. Per il giovane è tutto nuovo, tutto eccitante e, nonostante qualche ammaccatura, si diverte tantissimo nei panni del supereroe. Forse perché non è consapevole di un’ombra scura e minacciosa che si staglia sul suo futuro. L’ombra di suo padre. Robert Kirkman ce l’ha fatta di nuovo. Forse Invincible non avrà il successo esplosivo di un altro adattamento di una sua opera famosa, il fenomeno planetario The Walking Dead, ma sicuramente l’autore ha tirato fuori un’altra serie niente male dal cilindro.

Le atmosfere del fumetto ci sono tutte; gioca un ruolo importante l’uso del colore, ma il disegno della serie animata riesce addirittura a migliorare l’aspetto grafico del fumetto. Non lo snatura, ma lo porta su un livello leggermente superiore. Visivamente, Invincible è un prodotto dinamico e godibile. A livello di ritmo e di narrazione, rispetto al fumetto, Kirkman decide di spingere fin da subito sull’acceleratore giocandosi il carico da undici fin dal primo episodio, laddove nel fumetto ci arriva per gradi, trovandosi a giostrare egregiamente una vicenda scomoda e ingombrante, anzi LA vicenda scomoda e ingombrante intorno a cui ruota tutta la serie, che avrebbe potuto gestire in maniera molto più paracula centellinando episodio per episodio i passi che arrivano al momento drammatico quanto telefonato. E invece no, Kirkman sgancia subito la bomba e ti lascia per tutta la serie a chiederti perché. Ma poi ci arriva, e nel contesto torna tutto.

Diciamo che, in generale, la narrazione di Invincible è molto più rapida e tirata nella serie animata che nel fumetto. Le due opere sono parenti strette ma non si sovrappongono, sono due esperienze valide ma profondamente diverse fra loro. Kirkman riscrive il personaggio adattandolo, con ottimi risultati, a un medium diverso da quello originale. Ciò che resta costante, in Invincible ma un po’ in tutti i lavori di Kirkman, è il lavoro sui personaggi. Le trame, le sottotrame, gli alieni, gli zombie, le minacce cosmiche, tutto conta sì e no, perché Robert Kirkman scrive essenzialmente di personaggi e di relazioni fra personaggi. Non importa se nel frattempo scappano dai morti viventi o fanno saltare in aria un pianeta: i personaggi di Kirkman anzitutto parlano, si vogliono bene, litigano, si riappacificano. Sempre e comunque profondamente umani. Il rapporto fra Mark e i suoi genitori è raccontato in maniera tanto naturale quanto plausibile, approfondito quanto basta ma sempre efficace. E lo stesso vale per tutti i protagonisti della serie. Tutti curati, tutti perfettamente sensati nell’economia di una storia che, al netto di esplosioni, scontri epici e genocidi planetari, è pensata per farli interagire e trarne il massimo.