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Oddity

2024
Titolo Originale:
Oddity
REGIA:
Damian Mc Carthy
CAST:
Gwilym Lee: Ted Timmis
Carolyn Bracken: Dani Timmins / Darcy Odello
Tadhg Murphy: Olin Boole

Il nostro giudizio

Oddity è un film del 2024 scritto e diretto da Damian Mc Carthy.

La tradizione dei luoghi infestati è, da sempre, tra le più fortunate del cinema orrorifico mondiale. Se fino agli anni ‘60 del secolo scorso siamo stati abituati a castelli spettrali, luoghi abbandonati o maledetti, nel 1968, con Rosemary’s Baby, Roman Polanski ci ha insegnato che, spesso e volentieri, la pura malvagità può aleggiare persino in un piccolo appartamento newyorkese, luogo che innocentemente chiameremmo “casa”. Oddity, film del 2024 diretto da Damian Mc Charty, si colloca precisamente a metà strada: da poco trasferitisi presso un’isolata corte bucolica, Dani (Carolyn Bracken) rimane da sola durante la notte mentre il marito Ted (Gwilym Lee), psichiatra presso un centro di detenzione per malati mentali, si reca al lavoro. E proprio nottetempo Dani si trova alla porta un ex paziente del marito, Olin Boole (Tadhg Murphy), il quale afferma di aver visto qualcuno entrare in casa e che la donna è in pericolo. A seguito del ritrovamento del cadavere di Dani, Olin viene accusato dell’omicidio per poi morire nell’ospedale psichiatrico, poco tempo dopo, anch’egli in circostanze misteriose. Un anno dopo questi fatti, Ted convive con Yana (Caroline Menton), la sua nuova fidanzata, e i due ricevono la visita della sorella gemella di Dani, Darcy (sempre Carolyn Bracken), proprietaria cieca di un negozio dell’occulto. Rimasta sola con Yana, Darcy afferma di conoscere la reale identità dell’assassino e, servendosi di uno strano manichino ligneo da lei portato, dà inizio ad una terrificante notte di rivelazioni e contatti con il mondo degli spiriti.

Oltre all’ambientazione, Oddity sfodera una serie di caratteri appartenenti a più sottogeneri dimostrando di essere in grado di combinarli in una formula che, seppur dotata di un soggetto all’apparenza banale, risulta fresca e godibile. L’opera manierista di Mc Carthy rende omaggio ai grandi maestri che hanno contribuito ad elevare il genere con inquadrature di stampo kubrickiano, quadri voyeuristici accostabili alla Trilogia dell’appartamento del sopracitato Polanski e un costume che, seppur a schermo per una manciata di secondi, i più accorti non faticheranno ad accomunare agli stilemi tipici del giallo all’italiana. A tutto ciò, Mc Carthy giustappone una regia che indugia su porte socchiuse, tetri corridoi e piccoli scricchiolii fuori campo che, coadiuvati da una fotografia lugubre e dannatamente efficace nella sua asciuttezza, alimenta una tensione che sfocia in alcuni jump-scares ottimamente orchestrati. Lee e Menton sono eccellenti nel loro ruolo di comprimari, alternando momenti di fallace presuntuosità a primi piani inondati dal sempre crescente nervosismo, ma Carolyn Bracken risulta la vera anima del cast artistico, destreggiandosi in due parti, quelle delle due sorelle così lontane nel tempo eppure così vicine nel loro legame, razionale e non.

Il film non cade assolutamente nel didascalismo che ci si potrebbe aspettare da un progetto inerente alla dimensione spiritica, e anzi sottopone lo spettatore a molte più domande di quante, effettivamente, ne fornisca la risposta. Chi far entrare nella propria abitazione (o nella propria vita)? Esiste davvero un confine così definito che separa scienza e occulto, razionale e irrazionale? I nostri occhi sono quelli di semplici testimoni di fronte allo show paranormale di Darcy, insieme attraente nella sua misteriosa evoluzione e repulsivo nella sua aggressiva e terrificante conclusione. Oddity si rivela assolutamente convincente in questo, sollevando quesiti che spesso liquidiamo come irrisori poiché “i fantasmi non esistono” e presentandoli in una veste asciutta ma dannatamente efficace.